Disavventura per quattro romani: «Sequestrati sul treno dai ferrovieri tedeschi, vogliamo giustizia»

Disavventura per quattro romani: «Sequestrati sul treno dai ferrovieri tedeschi, vogliamo giustizia»
di Lura Bogliolo
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Lunedì 6 Gennaio 2014, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 11:15
Ci hanno trattati come delle bestie, rinchiusi in un vagone per il trasporto delle biciclette, al freddo, senza finestre e completamente isolati». Grida, pugni battuti sulle porte di ferro chiuse a chiave, qualcuno che inizia a sentirsi male, mentre il treno continua a viaggiare. Doveva essere un Capodanno da sogno, una vacanza a Salisburgo e poi il rientro l’1 gennaio a Roma.



Un incubo E invece il viaggio verso casa si è trasformato in un incubo che lascia quasi atterriti. I protagonisti della disavventura sono due coppie di romani che hanno i biglietti per prendere il treno che da Innsbruck deve portarli nella Capitale. Qualche minuto dopo le 23 del primo gennaio Rino Rosato Fabi, 62 anni, la moglie Roberta e un’altra coppia di amici si trovano alla stazione di Innsbruck, devono prendere il treno che li porterà a casa. «Ma succede una cosa incredibile – racconta Fabi – tre ferrovieri tedeschi ci impediscono di salire dicendoci che quel treno non arriva a Roma. Mostriamo i biglietti, il numero della carrozza dove abbiamo prenotato i posti, ma ci impediscono di salire». I ferrovieri tedeschi sono irremovibili. «Mia moglie ha provato a spiegare la situazione, ma i ferrovieri continuavano a scuotere la testa» racconta Fabi che non si arrende e chiede a degli italiani che stavano salendo sul treno se quei vagoni portassero a Roma. I connazionali confermano. Le due coppie si spazientiscono perché il treno sta per partire, poi Rino impedisce a una delle porte del treno di chiudersi. «Si è scatenato il putiferio – racconta – abbiamo chiamato la polizia austriaca, siamo stati per mezz’ora a cercare di spiegare la situazione. Mia moglie ha chiesto ai ferrovieri tedeschi di mettere per iscritto che sul quel treno non potevamo salire, ma loro si sono rifiutati».



Il caos Passa il tempo, la rabbia aumenta, c’è caos sui binari e il treno non parte. Alla fine Rino trova un varco, sale sul treno e con lui anche la moglie e l’altra coppia. Vola qualche spintone e i tre ferrovieri in divisa trascinano con la forza i romani lungo il treno. «Ecco, restate qui» intimano ai viaggiatori in preda al panico. «Non volevamo credere ai nostri occhi – dice Rino – ci hanno trascinato nel vagone dove trasportano le biciclette, niente finestre, al freddo e dopo qualche minuto abbiamo sentito che ci chiudevano a chiave». Si scatena il panico documentato con un video (mandato in onda dal Tg3) da Rino. «Abbiamo iniziato a gridare, a dare calci alle porte ma nessuno ci ha aiutati, sono stati momenti terribili». Roberta dovrebbe andare al bagno ma in quello spazio freddo e angusto non ci sono i servizi, l’altra amica inizia a sentirsi male, Rino che ha problemi di cuore, inizia ad avere una forte tachicardia. «Sono stati attimi tremendi, ci siamo sentiti imprigionati sequestrati: dopo circa venti minuti ci hanno aperto le porte e poco dopo siamo arrivati al Brennero. Abbiamo spiegato la situazione al capotreno italiano che ci ha detto: «Questa è una follia, non potete stare qui, non è sicuro, così non si trattano neanche le bestie». Iil capotreno ha fatto accomodare le due coppie in un vagone. «L’incubo era finito, ma ci siamo sentiti trattati come delinquenti, è stato un trauma, imprigionati in un vagone per il trasporto di biciclette». L’arrivo a Roma alle 21 del 2. «A Termini siamo rimasti sul treno fino a quando non è arrivata la polizia che avevo fatto chiamare dal capotreno: abbiamo denunciato i tre ferrovieri tedeschi, abbiamo spiegato la situazione: i tre ferrovieri hanno detto che si sono sentiti minacciati da noi». Dopo circa quattro ore Rino, Roberta e l’altra coppia scendendo finalmente dal treno, sono a Roma, a casa. «Di solito viaggiamo in aereo, volevamo fare una cosa diversa, invece ci siamo trovati sequestrati e adesso vogliamo giustizia».
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