Terrorismo, quaranta curdi indagati a Milano: raccoglievano fondi per il Pkk

Terrorismo, quaranta curdi indagati a Milano: raccoglievano fondi per il Pkk
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Venerdì 19 Settembre 2014, 22:46
Quaranta persone di origine curda, residenti tra la Lombardia, la Toscana e il Lazio, risultano indagate per terrorismo internazionale in un'inchiesta, da poco chiusa, della Procura di Milano.



Sono accusati, in particolare, di aver raccolto fondi per finanziare azioni violente del Pkk, il "Partito dei lavoratori del Kurdistan", radicato in Turchia e il cui leader Abdullah Ocalan nel '98 venne in Italia cercando di ottenere l'asilo politico. Da quanto si è saputo, però, dopo la chiusura delle indagini gli inquirenti dovranno fare delle valutazioni per decidere se chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione del fascicolo.



L'indagine, infatti, è nata tra il 2009 e il 2010 e le attività investigative si sono protratte per un paio di anni. Intanto, però, in Turchia si è messo in moto un processo di pacificazione tra governo e Pkk e, inoltre, l'Italia nelle scorse settimane ha deciso di inviare armi ai curdi iracheni per aiutarli a combattere i fondamentalisti islamici dell'Isis in Siria e Iraq, all'interno della coalizione guidata dagli Usa.



In sostanza, dunque, è mutato nel corso del tempo lo scenario politico-internazionale e proprio su questo, da quanto si è saputo, dovranno fare delle considerazioni anche gli inquirenti milanesi. I quaranta indagati, in gran parte nati in Turchia e residenti a Milano e nell'hinterland, devono rispondere al momento del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale (previsto dall'art. 270 bis del codice penale).



Nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm di Milano Elio Ramondini e condotta dai carabinieri del Ros che hanno notificato nei giorni scorsi l'avviso di conclusione delle indagini, gli indagati sono accusati, infatti, di essersi associati «allo scopo di compiere atti di violenza all'interno dell'organizzazione sovranazionale» del Pkk. Da quanto si è appreso, alle quaranta persone, alcune delle quali lavorano da anni in Italia e gestiscono anche delle attività commerciali come negozi di kebab, viene contestato, in particolare, di aver raccolto e inviato soldi per finanziare i combattenti del Pkk che avrebbero compiuto azioni violente in Turchia.



Tuttavia, proprio in virtù dei nuovi equilibri poltico-internazionali agli inquirenti spetterà di valutare se il sostegno economico che gli indagati avrebbero fornito al Pkk possa configurarsi ora nell'ambito dell'ordinamento penale italiano come un atto di terrorismo. «È una situazione senza dubbio strana - ha spiegato l'avvocato Gilberto Pagani, che ha assunto la difesa di gran parte dei quaranta curdi - perchè qui a Milano li indaghiamo, mentre ai curdi in Iraq inviamo armi e li consideriamo salvatori della patria contro l'Isis».



Secondo il legale, «è sotto gli occhi di tutti la stranezza di questa situazione, perchè se da un lato qui a Milano sono indagati, ai curdi in Iraq inviamo armi perchè vengono indicati come i salvatori della nostra civiltà. E c'è da dire che - ha aggiunto - ovviamente anche i curdi del Pkk stanno combattendo contro l'Isis in quelle zone, anche perchè senza il Pkk vincerebbero gli altri».



In merito alle indagini, infine, l'avvocato ha spiegato che molto probabilmente i suoi assistiti non chiederanno di essere interrogati (c'è un termine di 20 giorni per richiedere l'interrogatorio dopo la chiusura delle indagini). «Aspetteremo l'udienza preliminare per difenderci, se ci sarà una richiesta di rinvio a giudizio», ha concluso il legale.
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