Terrorismo, la comunità islamica di Inzago: da noi solo kebab non Isis. I vicini di Fatima: una famiglia tranquilla

Terrorismo, la comunità islamica di Inzago: da noi solo kebab non Isis. I vicini di Fatima: una famiglia tranquilla
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Mercoledì 1 Luglio 2015, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 16:07
«Guarda, da noi trovi solo il kebab, non l'Isis». Con queste parole un gruppo di cittadini appartenenti alla comunità islamica di Inzago (Milano), dove vive la famiglia di Fatima, Maria Giulia Sergio, la ragazza convertita all'Islam e andata a combattere in Siria nelle fila del Califfato, spiegano all'agenzia Ansa il punto di vista sul terrorismo degli immigrati nord africani presenti nella cittadina.



«Qui non c'è tensione - racconta il titolare di una rivendita di kebab -. Glielo possono confermare i nostri concittadini. Io vivo qui dal 2006 e non ci sono mai stati problemi legati alla religione. Noi siamo di fronte alla chiesa, vedo persone che vanno a pregare Dio e anch'io quando posso vado nella mia chiesa a pregare Dio. Mi sembra che quelli che vanno in chiesa siano genericamente meglio di quelli di si ubriacano al bar e questo vale per tutte le religioni».



Poco più avanti, nella parte industriale del paese, non distante da un supermercato, c'è un capannone dove si trova a pregare la comunità mussulmana di Inzago che è abbastanza numerosa. «Noi siamo arrabbiati per tutto quello che succede - spiega un tunisino - e nonostante crediamo che molto di quello che di brutto accade in nord Africa e in Medio Oriente dipenda dagli Stati Uniti e da altri Paesi che seguono politiche sbagliate, la nostra più grande rabbia è contro l'Isis. Per colpa delle cose orribili che fanno tutta la gente perbene che vive e lavora qui adesso si sente in difficoltà».



«È vero - aggiunge un altro - noi conoscevamo quella donna e sapevamo che era molto religiosa, forse fanatica, ma non avevamo particolari rapporti con lei. Noi cerchiamo solo di tutelare la nostra comunità e il lavoro, che adesso manca per tutti». Detto questo il gruppetto si allontana dall'ingresso del luogo di preghiera e salutando va a mangiare in una pizzeria di fronte: il nome è Sapori italiani" ma la

conduzione è magrebina.



I vicini. «Sì certo che vivono qui e li conosciamo ma per noi sono solo una famiglia tranquilla come le altre di questa via». A raccontarlo è una ragazza che abita vicino alla famiglia Sergio, i genitori di Fatima. «Abbiamo visto arrivare televisioni e fotografi - dice un uomo che sta parcheggiando - ma non capivamo perché. Li avevamo già visti venire l'altra volta e abbiamo immaginato che fosse successo qualcosa. È vero, loro sono musulmani ma qui ce ne sono anche altri e con noi non c'era mai stato alcun problema». Sono queste le voci raccolte in via Garibaldi, a Inzago, il paese a una ventina di chilometri da Milano in cui vivono i genitori di Maria Giulia Sergio. Un piccolo comune dove tutti si conoscono e dove molti, spenti microfoni e telecamere, ammettono che però «negli ultimi tempi, prima di andare via, si comportava in modo strano».



In una così piccola comunità, infatti, la trasformazionèedi Maria Giulia Sergio, Fatima Al Zahra, non era certo passata inosservata. Originaria di Napoli, sposata in seconde nozze con un albanese, era infine andata a vivere in provincia di Grosseto dove risiede la famiglia del consorte, rimasta coinvolta come la sua nell'operazione di antiterrorismo di oggi.



L'abitazione della famiglia Sergio è in una piccola palazzina di tre piani, che si trova a pochi metri dal canale Martesana, in una zona di casette e villette nella parte vecchia di Inzago. Uno stabile giallo di composizione multietnica: al citofono infatti si presentano i nomi di una decina di famiglie, otto delle quali di origine straniera, prevalentemente dell'Albania, del nord Africa e dell'est Europa. Dalla casa nessuno ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti che stamani si sono nuovamente presentati al cancello. Solo qualche passante si è fatto avvicinare dando l'impressione che il paesino non gradisca affatto questa pubblicità negativa che ancora una volta irrompe negli equilibri della piccola comunità.