«Mi processeranno a gennaio. Mi metteranno sul banco degli imputati e ci saprò stare. Vogliono censurare penalmente la libertà di parola». Così Erri De Luca commenta in un post su facebook il rinvio a giudizio per istigazione al sabotaggio deciso nei suoi confronti dal gup di Torino per le sue dichiarazioni sulle azioni contro la Tav. «Processarne uno - prosegue lo scrittore sul social network - per scoraggiarne cento: questa tecnica che si applica a me vuole ammutolire. È un silenziatore e va disarmato» conclude il post. «Le parole di un intellettuale non possono costituire reato». Lo ha detto Gianluca Vitale, avvocato di Erri De Luca, uscendo dall'aula in cui si è tenuta l'udienza preliminare conclusa con il rinvio a giudizio.
«Il giudice - ha aggiunto - ha ritenuto utile un accertamento dibattimentale, ma noi continuiamo a essere convinti che questo sia un processo alle parole e dimostreremo tranquillamente che questa non è stata un'istigazione a delinquere». Alberto Mittone, legale della società Ltf costituitasi parte civile, si dice invece «soddisfatto» del rinvio a giudizio di De Luca perchè «è quello che chiedevamo».
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