Tassista ucciso a Milano, imputato condannato a 10 anni di carcere per omicidio preterintenzionale

Tassista ucciso a Milano, imputato condannato a 10 anni di carcere per omicidio preterintenzionale
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Mercoledì 19 Novembre 2014, 14:05 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 16:46

Dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Questa la condanna inflitta dai giudici della prima corte d'assise a Davide Guglielmo Righi, il consulente informatico di 49 anni che il 23 febbraio scorso ha provocato la morte del tassista Alfredo Famoso, 68, colpendolo al volto con una confezione di bottiglie di plastica in via Morgagni perché non aveva dato la precedenza a lui e alla sua compagna sulle strisce pedonali.

Per i familiari di Alfredo Famoso, il tassista morto lo scorso 25 febbraio dopo una lite di viabilità a Milano, i 10 anni di condanna inflitti a Davide Guglielmo Righi con l'accusa di omicidio preterintenzionale sono una pena «troppo bassa». Lo ha spiegato il legale di parte civile, l'avvocato Danilo La Monaca. Il legale, infatti, aveva chiesto ai giudici di applicare oltre alle aggravanti dei futili motivi e della recidiva anche quella della crudeltà, mentre la Corte ha cancellato tutte le aggravanti contestate. Inoltre, secondo la parte civile, poteva essere presa in considerazione anche l'ipotesi dell'omicidio volontario con dolo eventuale. La Corte, invece, come ha chiarito l'avvocato, ha condannato l'imputato «al minimo della pena» per l'accusa contestata.

L'imputato. «La sentenza non soddisfa, perché il punto della difesa era un altro, però conforta perché è stata meditata.

Lo leggeremo nelle motivazioni». Così l'avvocato Isabella Giuffrida, difensore del consulente informatico Davide Guglielmo Righi accusato di aver provocato la morte del tassista Alfredo Famoso, ne ha commentato la condanna a 10 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Il legale aveva chiesto alla prima corte d'assise di riconoscere all'imputato un eccesso colposo di legittima difesa, con conseguente diminuzione della pena.

Da volontario a preterintenzionale. Dopo la sentenza, tuttavia, ha sottolineato il fatto che in ogni caso l'imputazione che all'avvio delle indagini era di omicidio volontario (prima che l'autopsia accertasse che a uccidere il tassista è stato il trauma cranico provocato non dalla confezione di bottiglie che gli ha scaraventato addosso Righi, ma dalla successiva caduta contro un'auto e il marciapiede) è poi diventata la meno grave di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi e dalla recidiva e che oggi con la sentenza sono pure cadute le aggravanti contestate dal pm Maria Teresa Latella. «Tengo a sottolineare che partivamo da omicidio doloso nella maniera più totale, cruenta e pesante - ha detto -. La caduta dei futili motivi la leggo come una valutazione dell'episodio nella sua giusta e concreta dimensione. Io ravviso qualificazione giuridica».

Il legale della famiglia del tassista, invece, aveva chiesto alla Corte d'Assise del capoluogo lombardo di «non trascurare l'ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale» a carico dell'imputato, Davide Guglielmo Righi, per il quale nella scorsa udienza la Procura aveva chiesto una condanna a 13 anni di carcere.

Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Alberto Nobili e del pm Maria Teresa Latella, quando il tassista non si era fermato prima delle strisce pedonali in via Morgagni per far passare Righi e la sua compagna incinta di nove mesi, l'uomo aveva subito scagliato una confezione con quattro bottiglie d'acqua contro la macchina. E poi, sempre secondo l'accusa, quando il tassista era sceso, aveva lanciato la confezione contro il volto dell'uomo.

L'autopsia ha accertato che la causa della morte (avvenuta il 25 febbraio scorso, dopo due giorni di coma) è stata un gravissimo trauma cranico legato alla caduta a terra, dopo che l'uomo era stato colpito al volto. Come ha dimostrato l'inchiesta e come hanno spiegato i testimoni, ha chiarito il legale di parte civile, «non c'è stata alcuna colluttazione tra i due e da parte di Righi c'è stato un colpo inferto con violenza, un colpo improvviso e inaspettato e dopo l'aggressione l'imputato se ne è andato in pizzeria dimostrando la sua personalità delinquenziale». Oggi dovrebbe arrivare la sentenza. Il legale di parte civile ha chiesto un risarcimento di 426mila euro a testa per la moglie e i due figli e di 161mila euro per ciascuno dei due fratelli della vittima.

L'imputato: «Ho avuto paura». «Ho avuto paura di chi non conoscevo e la paura ha portato con sè dolore, così forte da annullare la gioia della paternità per sempre. Ogni anno, gioia e dolore avranno il suono del silenzio per la mia famiglia e per quella di Famoso». Con queste parole, scritte da Davide Guglielmo Righi (accusato dell'omicidio di Famoso), il legale dell'imputato, avvocato Isabella Giuffrida, ha concluso l'arringa difensiva.

La lettera, come ha chiarito il legale, è stata inviata da Righi (pochi giorni dopo i fatti nacque sua figlia) ai familiari del tassista poco dopo la morte di Famoso. Secondo la difesa, per Righi la Corte d'Assise di Milano dovrebbe applicare «la scriminante dell'eccesso colposo in legittima difesa».

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