Milano, l'aggressore del tassista morto da oggi ai domiciliari. La moglie ha partorito oggi. Il gip: ci fu provocazione

Milano, l'aggressore del tassista morto da oggi ai domiciliari. La moglie ha partorito oggi. Il gip: ci fu provocazione
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Giovedì 27 Febbraio 2014, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 12:29

Davide Guglielmo Righi, il consulente informatico di 48 anni che domenica scorsa ha aggredito il tassista milanese Alfredo Famoso di 68 anni,

morto dopo due giorni di coma, non voleva ucciderlo, ma era in preda ad uno «stato d'ira» perchè stava per essere «quasi investito» assieme alla sua compagna incinta, mentre attraversava sulle strisce pedonali, e poi era stato anche minacciato nel corso della successiva lite. Per questi motivi, in sintesi, il gip di Milano Gianfranco Criscione ha deciso oggi di scarcerare l'uomo, fermato e finito a San Vittore lunedì scorso, concedendogli gli arresti domiciliari, derubricando il reato da omicidio volontario a preterintenzionale e riconoscendogli anche l'attenuante della provocazione.

E proprio mentre lasciava il carcere, Righi è diventato anche padre per la terza volta (ha due figli da relazioni precedenti), perchè la sua compagna ha partorito una bimba.

Intanto, i familiari di Famoso, attraverso il loro legale, l'avvocato Danilo La Monaca, dopo la decisione del giudice in contrasto con le richieste della Procura, hanno voluto sottolineare che non hanno «intenti vendicativi», hanno «fiducia nella magistratura» e vogliono «soltanto tutelare la reputazione del proprio caro», temendo che il tassista «possa essere dipinto in maniera diversa dalla realtà».

Il pm Maria Teresa Latella, che coordina l'inchiesta assieme al procuratore aggiunto Alberto Nobili, aveva chiesto che Righi restasse in carcere per omicidio volontario nella forma del dolo eventuale. Ossia, secondo l'accusa, l'uomo colpendo al volto il tassista con una confezione di bottiglie d'acqua, dopo che quest'ultimo non aveva rispettato la precedenza ed era scoppiata una lite, aveva accettato il rischio di uccidere.

Tra l'altro, un testimone ha messo a verbale che il consulente informatico, non appena il tassista era sceso dalla macchina inveendo perchè Righi aveva scagliato la confezione di bottiglie contro l'auto, l'aveva colpito «quasi immediatamente» con la stessa confezione al volto e poi se ne era andato «tranquillamente» dopo «un minuto». Per i pm Righi si era anche reso «irreperibile», tanto che è stato fermato soltanto il giorno dopo.

Diversa, invece, la lettura dei fatti e degli atti da parte del giudice, secondo il quale «è più che plausibile» che Righi «abbia agito nello stato d'ira determinato dall'ingiusta condotta del povero Famoso, il quale, infatti, non contento di aver quasi investito lo stesso Righi e altre persone sulle strisce pedonali, si fermava e scendeva dal proprio veicolo per lamentarsi minacciosamente». Da un lato, infatti, il gip considera «interessate e minimizzanti» le dichiarazioni rese da Righi, assistito dagli avvocati Isabella Giuffrida e Margherita Rossi, ma dall'altro, però, ne apprezza la «valenza confessoria».

E se non gli crede quando prova a sostenere di non aver lanciato la confezione di bottiglie contro il taxi, riconosce la circostanza che l'uomo si era sentito minacciato dalla reazione del tassista. «Poichè il tassista si avvicinava con fare minaccioso - ha spiegato l'indagato al gip - ho proteso il braccio sinistro per tenerlo a distanza e gli ho urlato 'che cazzo vuoi?' (...) Lui mi ha preso per il braccio sinistro (...) e ha iniziato a strattonarmi. Poi mi ha preso anche l'altro braccio e a quel punto c'è stata una velocissima colluttazione nella quale ho dato uno strattone con il braccio destro e, così facendo, ho colpito il tassista (...) la mia intenzione era quella di liberarmi e andare via (...) Sono davvero dispiaciuto per quello che è successo».

A favore dell'assenza dell'intento omicida, secondo il gip, depongono «le dichiarazioni dei quattro testimoni oculari» tutte sostanzialmente «concordi nel dare atto che nella caduta causata dal colpo inferto da Righi, Famoso sbatteva forte la testa per ben due volte: prima sulla ruota di scorta del fuoristrada parcheggiato lì accanto; poi, atterrando al suolo, per terra». E se è vero che l'indagato ha un'indole «irascibile e violenta», visto anche un precedente per violenza privata, il pericolo di reiterazione è «senz'altro eliminabile con la meno afflittiva misura cautelare degli arresti domiciliari».

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