Swissleaks, maxi lista dell'evasione: settemila italiani tra re arabi, politici e star di Hollywood con conti Svizzera

Swissleaks, maxi lista dell'evasione: settemila italiani tra re arabi, politici e star di Hollywood con conti Svizzera
di Riccardo Tagliapietra
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Lunedì 9 Febbraio 2015, 07:24 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 10:56

Calciatori, tennisti, ciclisti, rockstar, attori di Hollywood. Ma anche politici, dirigenti d’azienda, top model, re arabi e trafficanti d’armi. Più di 100mila persone fisiche e giuridiche provenienti da 200 Paesi, 180 miliardi di euro passati in Svizzera tra il novembre 2006 e marzo 2007. Da ieri sera è on line la prima parte della maxi inchiesta del Consorzio internazionale giornalismo investigativo (Icij) che vuole svelare un sistema di evasione fiscale mondiale, al centro del quale gravitano i servizi della banca britannica Hsbc attraverso la sua filiale svizzera Hsbc Private Bank con sede a Ginevra.

Nomi eccellenti. Le registrazioni degli account trapelate raccontano di clienti della banca che fanno viaggi a Ginevra per ritirare grandi somme di denaro contante. Milioni. I file documentano anche ingenti capitali controllati da commercianti di diamanti, che sono noti per aver operato in zone di guerra «e che hanno venduto pietre preziose - scrive lIcij - per finanziare insurrezioni che hanno causato morti indicibili».

Ma il mondo gestito dalla banca britannica comprende anche nomi eccellenti, tra i quali l’attore John Malkovich, il re del Marocco Muhammad VI, la modella Elle Macpherson.

Nel lungo elenco ci sono i piloti Valentino Rossi e Fernando Alonso, il manager Flavio Briatore e lo stilista Valentino. «Anche se - precisa Icij - la presenza di alcuni nomi nell’inchiesta non stabilisce automaticamente che questi abbiano commesso reati».

Pecunia non olet. Quello che colpisce nell’inchiesta, però, è che Vip, attori, imprenditori, usano gli stessi sistemi per eludere il fisco dei mercanti d’armi, degli esportatori di diamanti dalle zone di guerra, compersi personaggi sospettati di finanziare il terrorismo. Hsbc che ha sede a Londra e 74 uffici in sei continenti, racconta il Consorzio internazionale di giornalismo investigativo «in un primo momento ha insistito affinché il Consorzio distruggesse i dati avuti».

Uno dei conti discutibili appare sotto il nome di Katex Mines Guinee. Secondo un rapporto del 2003 delle Nazioni Unite, Katex Mines è una società di copertura utilizzata dal Ministero della Difesa della Guinea per il traffico d'armi ai soldati ribelli in Liberia impegnati nei combattimenti nel 2003. «Bambini soldato - scrive Icij - che combattono su entrambi i lati; centinaia di persone uccise e più di 2.000 ferite. Il conto ha movimentato 7,14 milioni dollari in tre anni».

Prime rivelazioni. I file segreti avuti da Icij - spiega il Consorzio stesso - sono una versone di quelli che nel 2010 il governo francese aveva ottenuto da un ex dipendente di Bsbc «pentito», Hervé Falciani, e condiviso con altri governi. Dati che avevano portato in alcuni casi ad azioni penali e procedimenti per evasione fiscale. Ma è anche vero che non tutti i Paesi reputano illegale mantenere conti bancari off-shore.

La Procura di Roma potrebbe tornare ad occuparsi della cosiddetta 'Swissleaks' di evasori italiani indicati tra i clienti che avrebbero depositato presso la Hsbc Private Bank di Ginevra milioni di euro sottratti al fisco. Questo potrebbe avvenire nel caso in cui comparissero nella lista che comprende 7 mila persone nomi nuovi rispetto ai circa settecento di pertinenza dei magistrati capitolini di cui si sono occupati nel 2011 quando ci fu la prima fuoriuscita di nominativi nell'ambito della lista Falciani.

Il caso Grecia. Curioso il cao della Grecia. Il governo greco ha ricevuto i nomi nel 2010, ma non è successo niente fino a ottobre 2012, quando una rivista greca, Hot Doc, ha pubblicato i nomi e preso atto della mancanza di un’istruttoria per verificare se i ricchi greci avevano evaso le tasse, proprio mentre il paese aveva cominciato a fare i conti con le di misure di austerità implementate per evitare il default. La risposta delle autorità greche, spiega l’Icij, fu insolita: la magistratura si affrettò ad arrestare l’editore di Hot Doc, Kostas Vaxevanis, accusandolo di aver violato le leggi sulla privacy.

Centinaia di file. I reporter hanno trovato nei file i nomi di politici di Inghilterra, Russia, Ucraina, Georgia Kenya, Romania, Messico, Tunisia, Senegal Repubblica democratica del Congo, Zimbabwe, Ruanda, Paraguay, Filippine, Algeria. «Nomi eccellenti, finiti nella lista delle sanzioni Usa, come - scrive Icij - Selim Alguadis, un uomo d’affari turco accusato di aver fornito sofisticati prodotti elettrici per progetti segreti di armi nucleari in Libia».

E poi c’è Gennady Timchenko, uno dei businessman più vicini a Vladimir Putin, che ha detto che le indagini statunitensi sul trader petrolifero Gunvor, compresi i sospetti per riciclaggio di denaro, scattati dopo la rivelazione dei file, non sono altro che il frutto del desiderio di colpire il presidente russo.

Il cervello. Al centro dell’affare ci sarebbero stati, secondo il Consorzio di giornalismo investigativo, i funzionari della filiale svizzera della Hsbc che dal 2005 averbbero contattato i Paperoni con patrimoni a sei zeri, proponendo loro di occultare i soldi in società fantasma con sedi nei paradisi fiscali d’oltreoceano.

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