Stragi naziste, la Consulta: «Le vittime vengano risarcite»

Stragi naziste, la Consulta: «Le vittime vengano risarcite»
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Giovedì 23 Ottobre 2014, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 22:10
Se uno Stato si macchia di crimini di guerra o contro l'umanità, se lede e calpesta diritti inviolabili della persona garantiti dalla Costituzione, allora il principio dell'immunità degli Stati dalla giurisdizione civile, quel principio generalmente riconosciuto che impedisce di agire in giudizio contro un paese straniero, cede il passo alla necessità di tutelare diritti superiori.



Questo ha stabilito ieri sera la Corte Costituzionale, con una decisione sofferta e coraggiosa, giunta dopo due rinvii e a un mese dall'udienza pubblica, che di fatto apre la strada alle vittime italiane dei lager nazisti per ottenere i risarcimenti per il danno subito.



«Esiste un nucleo di diritti inderogabili e fondamentali la cui negazione, nel secolo scorso, ha prodotto in Germania, ma anche in Italia, una soppressione dei diritti democratici a cui è seguita una guerra catastrofica», aveva detto in udienza Joaquin Lau, l'avvocato tedesco che opera però a Firenze e che ha difeso i diritti delle vittime. Quest'impostazione è stata sostanzialmente accolta dalla Corte con la sentenza redatta da Giuseppe Tesauro, che tra poco, l'8 novembre, lascerà l'incarico di giudice e anche quello di presidente, ricoperto per un breve periodo.



Di fronte a un Parlamento impantanato sulle nomine di sua competenza, Giorgio Napolitano ha già nominato pochi giorni fa chi sostituirà lui e anche Sabino Cassese, altro giudice in scadenza di scelta presidenziale. Il rischio che Tesauro uscisse dalla Corte senza conseguire questo successo, che segue quello raggiunto sull'eterologa, non era scontato: le decisioni della Consulta sono ovviamente collegiali e l'assise dei giudici non era compatta nello schierarsi su una lettura che mette in gioco i rapporti con gli altri stati, nello specifico con la Germania, e che chiama in causa anche una pronuncia della Corte dell'Aja.



Il 3 febbraio 2012, infatti, l'Aja ha ribadito l'immunità della Germania fissando un obbligo: il giudice italiano deve negare d'ufficio la propria competenza nelle cause civili di risarcimento per i crimini compiuti dai nazisti in Italia. E l'Italia ha recepito tale sentenza con la legge n. 5 del 2013. Proprio su questa norma il Tribunale di Firenze, investito dei ricorsi presentati da alcune vittime e parenti delle vittime italiane dei lager, ha sollevato dubbio di costituzionalità e la Corte Costituzionale, dopo una riflessione attenta, lo ha accolto, seppure a maggioranza - a quanto risulta - e non all'unanimità.



Le norme che impediscono al giudice italiano di accertare l'eventuale responsabilità civile di un altro Stato per violazioni gravissime, quali i crimini di guerra o contro l'umanità, commesse nel territorio nazionale a danno di cittadini italiani, sono incostituzionali, ha detto la Corte; ledono gli articoli 2 e 24 della Costituzione, il primo dei quali tutela i diritti inviolabili dell'uomo, il secondo il diritto di difesa.



«Ciò a cui, a mio giudizio, si qui è fatto appello - osserva Roberto Virzo, docente di Diritto internazionale all'Università del Sannio e di Organizzazione internazionale alla Luiss - è la teoria dei "controlimiti", per cui quando una norma di diritto internazionale a cui l'Italia è vincolata entra in conflitto con i valori fondamentali, se ne blocca l'applicazione».



Secondo il procuratore militare di Roma Marco De Paolis, il magistrato che ha istruito la maggior parte dei processi contro i criminali di guerra nazisti, quella della Consulta
«è una sentenza importantissima e credo che la comunità internazionale non possa ignorarla: ritengo possa riaprire la dolorosa pagina dei risarcimenti negati ai familiari delle vittime del nazismo e anche agli internati militari italiani».



Per chi è stato deportato in Germania, ha subito il campo di concentramento prima e il lavoro forzato poi, come Duilio Bergamini, una delle vittime protagoniste dei ricorsi che racconta con una lucidità sorprendente la sua vicenda, è una
«grande vittoria.
Sono felicissimo - dice a caldo al telefono - ma non penso al risarcimento, non penso ai soldi. Volevo fosse affermato un principio. Per me e anche in memoria di un amico che i tedeschi uccisero a tradimento: sono passati oltre 70 anni ma non posso dimenticare
».



Il sindaco di Stazzema: «Riconosciuto il diritto alla verità e alla giustizia». «Ripetiamo da anni che nel caso di stragi come quella di Sant'Anna di Stazzema si parla di crimini contro l'umanità che non vanno in prescrizione e per lo stesso principio per cui è importante ancora oggi ricercare la giustizia, chiedendo la condanna per coloro che si sono macchiati di questo orrendo crimine, allo stesso modo è necessario che le vittime possano chiedere i risarcimenti». Lo afferma il sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, nella cui frazione di Sant'Anna avvenne una delle più feroci stragi di civili da parte dei nazisti.



Verona commenta positivamente la decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionali le norme che impediscono di agire in giudizio contro la Germania e quindi, per le vittime italiane del nazismo, di ottenere i risarcimenti. Il principio dell'immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati non opera per crimini di guerra e contro l'umanità, ha stabilito la Consulta.




«La sentenza della Consulta - sostiene ancora il sindaco di Stazzema - ci dà una speranza che in futuro ci sia una Europa della giustizia che si aggiunga a quella della politica e dell'economia. Oggi, a quasi dieci anni dalla condanna di dieci SS per la strage di Sant'Anna di Stazzema da parte del Tribunale Militare della Spezia siamo costretti a sostenere l'azione di uno dei superstiti presso la Corte di Amburgo chiedendo che si proceda contro l'ultima SS ancora in grado di sostenere il processo.



Questa sentenza della Consulta è di buon auspicio per il processo che speriamo si possa presto aprire in Germania, perché riconosce che non vi è immunità in presenza di crimini così efferati contro l'umanità. Non è una sentenza contro la Germania che oggi è nostra amica in tanti progetti per la memoria, ma a favore dell'Europa, della verità e della giustizia
».
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