Strage migranti, i morti sono tra 700 e 900. Arrestati due scafisti fra i superstiti

Strage migranti, i morti sono tra 700 e 900. Arrestati due scafisti fra i superstiti
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Lunedì 20 Aprile 2015, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 00:57

Tra 700 e 900 morti. A confermarlo sono altri superstiti del naufragio nel Canale di Sicilia. Intantonel porto de La Valletta sono arrivate a bordo della nave Gregoretti della Guardia Costiera le salme dei 24 cadaveri recuperati davanti alle coste libiche.

Nell'ospedale Mater Dei saranno eseguiti gli esami autoptici. A bordo dell'unità italiana è salito anche il personale medico per valutare le condizioni dei 27 superstiti. La Gregoretti è quindi salpata alle 15.45 verso Catania, arrivando nel porto poco dopo le 23.30. Ad accogliere l'imbarcazione sulla banchina del molo etneo c'era il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, in rappresentanza del governo. Delrio è salito sulla nave per congratularsi con l'equipaggio a nome del governo per l'operazione di soccorso. Il ministro ha anche incontrato alcuni dei migranti e parlato con loro.

Tra i superstiti sono stati arrestati i due scafisti che erano alla guida del barcone naufragato. «Fermati i due scafisti dell'imbarcazione affondata.

Si tratta del comandante, tunisino, e di un suo assistente, siriano», ha affermato in una dichiarazione il ministro dell'Interno Angelino Alfano.

«È arrivata nel porto di Catania - prosegue Alfano - la nave della Capitaneria con a bordo i superstiti del naufragio al largo della Libia. Sulla nave, la Polizia ha svolto interrogatori e confronti che hanno consentito alla Procura della repubblica di Catania di individuare e disporre il fermo dei due scafisti».

Ecatombe Nel naufragio del barcone, di circa 20 metri, sono morte centinaia di persone; le prime stime fatte dalla Guardia Costiera parlavano di 700 persone, ma la testimonianza di un sopravvissuto, portato in elicottero all'ospedale di Catania, parla di 950 persone a bordo. Si tratterebbe della più grave sciagura del mare dal dopoguerra, peggiore anche della strage di Lampedusa (Agrigento) del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi. I numeri devono ancora essere verificati, ma la Guardia Costiera ha confermato che il barcone che si è capovolto era in grado di portare «diverse centinaia di persone» ed era «sovraccarico di migranti».

Tra 700 e 900 morti «Ci hanno raccontato che a bordo del barcone c'erano tra 700 e 900 persone, la maggior parte stipati nella stiva dove sono rimasti intrappolati dopo il capovolgimento del barcone», ha confermato il comandante della nave Gregoretti, Gianluigi Bove. Le testimonianze dei 28 superstiti, uno dei quali è stato trasportato d'urgenza ieri in elicottero nell'ospedale di Catania, confermerebbero quindi che la tragedia avrebbe proporzioni più ampie rispetto al numero di vittime che era stato inizialmente ipotizzato.

I sopravvissuti, tutti maschi, sarebbero complessivamente in buone condizioni di salute, anche se appaiono visibilmente provati da quanto accaduto. Sono in gran parte provenienti da paesi dell'Africa sahariana - eritrei, somali, sudanesi - ma anche dal Bangladesh. Il naufragio, secondo la ricostruzione del comandante Bove, sarebbe avvenuto sabato sera, subito dopo l'arrivo del mercantile portoghese King Jacob, che era stato dirottato in zona dalla Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma.

«Aggrappati ai morti per non finire a fondo»: si sono salvati così due dei 28 sopravvissuti alla strage di due giorni fa al largo della Libia. Secondo quanto si apprende dai soccorritori che li hanno recuperati, i due annaspavano in mezzo ai cadaveri, urlando con le ultime forze per attirare i gommoni che perlustravano la zona. I soccorritori sono arrivati nella zona dove si è capovolto il barcone a notte fonda e immediatamente hanno iniziato le ricerche a bordo dei gommoni. «Durante le ricerche in mare dei cadaveri - raccontano - abbiamo trovato due persone vive in mezzo ai morti». «Erano allo stremo delle forze - aggiunge chi ha partecipato all'operazione di recupero - hanno urlato con le loro ultime forze perchè hanno sentito il rumore del motore e siamo riusciti ad individuarli e a salvarli. Non avrebbero resistito ancora a lungo».

«La nostra nave - ha raccontato l'ufficiale - è arrivata nella zona del disastro intorno alle 2 di notte. Del barcone non c'era più alcuna traccia, tranne alcuni detriti e chiazze di nafta. Siamo riusciti a recuperare due naufraghi, mentre altri 26 erano già a bordo della nave portoghese».

Il procuratore Salvi «La maggior parte dei migranti che erano a bordo del peschereccio non potevano salvarsi», ha detto il procuratore di Catania Giovanni Salvi, spiegando che molti erano stati chiusi all'interno dei due piani dell' imbarcazione. «Secondo quanto ha riferito un sopravvissuto sentito a Catania - ha aggiunto Salvi - il peschereccio aveva tre livelli e i due inferiori, dove c'erano centinaia di migranti, sono stati chiusi prima della partenza per non farli uscire».

«Le modalità operative con le quali oggi le Marine italiane ed europee, nell'ambito di Frontex e Triton» intervengono nel soccorso ai migranti «sono certamente meno efficaci rispetto a Mare Nostrum, anche dal punto delle indagini», ha spiegato il procuratore. Con Mare Nostrum, sulle navi della Marina erano presenti anche degli investigatori «e questo consentiva già nell'immediatezza la possibilità di avviare indagini e identificare gli scafisti, cosa che ora non è più possibile». Il dispositivo attuale per soccorrere i migranti «che si basa sostanzialmente sull'intervento delle navi mercantili, può provocare un non adeguato intervento di soccorso», ha concluso sottolineando che il soccorso in mare richiede «elevata professionalità».

Le rotte maledette Scafisti senza scrupoli - l'Italia ne ha arrestati 976 negli ultimi mesi, ha sottolineato il premier Renzi, e gli ultimi arresti sono proprio di oggi - avevano portato a termine al di là del Mediterraneo l'ennesimo «affare», raccogliendo tra i disperati il denaro preteso per la traversata del Canale di Sicilia e avevano riempito di migranti il barcone oltre ogni ragionevole limite. Molti erano stati chiusi nella stiva ed i portelloni, secondo la testimonianza di un sopravvissuto, erano stati bloccati alla partenza.

L'inchiesta Su ciò tenterà di fare luce l'inchiesta aperta dalla Procura di Catania. Ieri, sabato, l'organizzazione che gestisce la tratta ha dato il via libera alla partenza verso l'Italia con un copione anche questo già conosciuto. Il barcone partito dall'Egitto ha caricato i migranti da un porto della Libia, vicino alla città di Zuara. Era quasi sera, infatti, quando al Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera è arrivata una telefonata da un satellitare Thuraya. «Siamo in navigazione, aiutateci», ha detto un uomo - forse complice degli scafisti - con tono di voce neanche concitato. Una telefonata simile a tante arrivate nelle ultime due settimana da barconi e gommoni carichi di migranti. Quasi un invito affinché le navi italiane raggiungessero il barcone per consentire ai «passeggeri» - così tanti da riempire ogni spazio del barcone - di completare la traversata verso le coste italiane.

I soccorsi Il dispositivo di soccorso si è subito messo in moto: grazie al sistema satellitare di chiamata, la Guardia Costiera ha potuto rapidamente individuare le coordinate del punto dal quale era partita la telefonata e ha organizzato i soccorsi. Il barcone era a circa 70 miglia a nord delle coste libiche (110 miglia a sud di Lampedusa) quando è stato raggiunto dal King Jacob, un portacontainer di 147 metri di lunghezza, con bandiera del Portogallo, che aveva già compiuto negli ultimi giorni quattro soccorsi di naufraghi e che è stato dirottato, insieme a un altro mercantile, verso i migranti.

Il dramma Secondo quanto ha raccontato il comandante del mercantile i migranti, visto il portacontainer, si sono spostati in massa su una stessa fiancata, quella del lato del mercantile. «Appena ci hanno visto, si sono agitati - ha raccontato il comandante del 'King Jacob' - e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone». È stata l'ultima beffa: il naufragio in presenza della nave di soccorso. Dal mare sono stati tratti in salvo 28 migranti e uno di loro - un eritreo che si esprime in inglese - ha parlato di circa 700 persone finite in acqua. Ma un sopravvissuto originario del Bangladesh, che è stato portato in elicottero all'ospedale di Catania, ha poi detto alla polizia che a bordo c'erano fino a 950 persone, fra cui 40-50 bambini e circa 200 donne.

Il recupero dei corpi Subito dopo il naufragio è stata messa in campo un'imponente operazione di soccorso, che ha coinvolto anche navi dell'operazione Triton, dell'agenzia Frontex: unità navali della Guardia Costiera, della Marina Militare italiana e maltese, mercantili e pescherecci di Mazara del Vallo (Trapani) - 18 mezzi in tutto, coordinati dalla nave Gregoretti, della Guardia Costiera, che ha assunto il comando dell'intervento - hanno recuperato i 24 cadaveri ed hanno perlustrato un vasto tratto di mare alla ricerca di altri superstiti.