Strage migranti, localizzato il barcone del naufragio del 18 aprile: «Molti corpi nel relitto»

Strage migranti, localizzato il barcone del naufragio del 18 aprile: «Molti corpi nel relitto»
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Giovedì 7 Maggio 2015, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 17:33

Localizzato il barcone affondato lo scorso 18 aprile al largo della Libia con centinaia di migranti a bordo.

Vicino al relitto localizzato oggi dalla Marina militare «è stato individuato il corpo di un uomo; all'interno dello scafo e anche nel ponte più basso sono stati individuati numerosi corpi». È quanto si apprende dalla procura di Catania che conduce le indagini sul naufragio.

La Marina militare, su richiesta della Procura, ha messo a disposizione i cacciamine Gaeta e Vieste, insieme alla corvetta Sfinge, per le operazioni di ricerca e localizzazione del peschereccio affondato.

E oggi, a circa 85 miglia a nord est delle coste libiche, è stato localizzato, ad una profondità di 375 metri, un relitto di colore blu della lunghezza di 25 metri, «correlabile - sottolinea la Marina - con il relitto del barcone inabissatosi lo scorso 18 aprile». La rilevazione del relitto è stata possibile grazie alle strumentazioni sonar e il mezzo subacqueo Gigas in dotazione ai cacciamine.

Oggi pomeriggio - sottolinea la procura di Catania - nei locali del Comando forze di pattugliamento per la sorveglianza e la difesa costiera (Comforpat), «si è proceduto alla ispezione a distanza del relitto con l'ausilio della Marina militare italiana che ha messo a disposizione i cacciamine Gaeta e Vieste dotati di mezzi subacquei specializzati. L'atto è stato compiuto alla presenza di personale della Squadra Mobile di Catania e dei difensori degli indagati».

Si è quindi proceduto alla raccolta di immagini sonar ad alta risoluzione e di immagini video e fotografiche che hanno evidenziato danni allo scafo, probabilmente conseguenti all'urto con il mercantile intervenuto in soccorso. Il relitto, delle dimensioni di circa 21 metri di lunghezza, 8 di larghezza e almeno 8 di altezza è adagiato di chiglia sul fondo marino.

Nel corso dell'ispezione «sono state impropriamente date a una testata televisiva - afferma ancora la procura - informazioni sul suo svolgimento. Si è quindi dovuto procede alla segretazione, che permane su tutte le immagini ad eccezione di quelle allegate al verbale, al fine di tutelare la dignità delle vittime». La Marina Militare, comunque, «è autorizzata alla diffusione delle immagini non segretate e del video nelle parti da cui esse sono state estratte».