Strage al Bardo, Touil: «Sono innocente, un errore. Perché sono in cella?»

Strage al Bardo, Touil: «Sono innocente, un errore. Perché sono in cella?»
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Venerdì 22 Maggio 2015, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 00:35

«Sono innocente, non c'entro nulla, non mi spiego come questo errore sia potuto accadere». È quanto avrebbe detto in sostanza il marocchino Abdel Majid Touil, arrestato a Milano per la strage di Tunisi in cui sono state uccise 24 persone, tra cui 4 italiani, davanti al giudice del procedimento per l'estradizione. Lo ha riferito il suo legale, l'avvocato Silvia Fiorentino.

Testimonianze di familiari, amici, conoscenti e insegnanti, ma anche le firme sui registri delle presenze della scuola di italiano da lui frequentata, avevano già fatto dire a inquirenti e investigatori milanesi che Touil, arrestato due giorni fa su mandato di cattura tunisino per l'attentato al Museo del Bardo di Tunisi, sarebbe stato in Italia sia nel giorno della strage che in quelli precedenti e successivi all'attentato.

«Da febbraio, quando sono arrivato, sono sempre rimasto in Italia», ha spiegato, stando a quanto riferito dal suo legale.

Ha detto di essere arrivato in Italia dalla Libia per ricongiungersi con la sua famiglia. Touil, come era prevedibile, nell'udienza di oggi ha negato il suo consenso all'estradizione.

«Credo che in questo caso possano esserci tempistiche più rapide». Così ha risposto poi l'avvocato di Touil, a chi gli ha chiesto se ora il giovane rischia in ogni caso di rimanere in carcere almeno 40 giorni, malgrado si proclami innocente. Le autorità tunisine hanno 40 giorni di tempo per inoltrare formalmente all'Italia la richiesta di consegna di Touil con i relativi atti.

«Perché sono qui? Non capisco, non ho fatto nulla», va ripetendo in cella Touil. Da quanto è trapelato il 22enne, in isolamento a San Vittore, continua fare questa domanda a chi ha avuto modo di incontrarlo, parlando arabo. Touil è da tre giorni al sesto raggio di San Vittore in una cella da solo.

Dai primi accertamenti del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e degli investigatori del Ros e della Digos, verrebbe comunque escluso il coinvolgimento del 22enne come esecutore materiale, proprio per l'alibi della sua presenza nell'hinterland milanese anche il 19 marzo, giorno successivo all'agguato al Museo da parte dei fondamentalisti islamici. Ciò non vuol dire, tuttavia, che Touil non possa aver avuto un altro ruolo nella pianificazione e nella progettazione del blitz rivendicato dall'Isis e per questo gli approfondimenti dei pm milanesi - che poi trasmetteranno gli atti alla procura di Roma che indaga sulla strage nella quale sono morti anche quattro italiani - proseguono con l'ascolto di numerose persone informate sui fatti e con l'analisi dei tabulati telefonici. Anche per ricostruire i movimenti del marocchino tra l'arrivo in Italia su un barcone lo scorso febbraio e l'arresto di due giorni fa.

Ad ogni modo, i primi atti d'indagine degli inquirenti milanesi smentirebbero le ricostruzioni fornite dai media tunisini, secondo i quali il 18 marzo il marocchino non solo sarebbe stato a Tunisi, ma avrebbe anche incontrato i due terroristi poi uccisi dalle forze speciali al museo e con loro si sarebbe diretto verso il Bardo. «Il 16 e il 19 marzo il ragazzo era in classe», ha raccontato, invece, Flavia Caimi, docente dell'istituto R. Franceschi di Trezzano sul Naviglio (Milano), dove Touil frequentava un corso di italiano. E riscontri sul punto sono arrivati anche da diversi testimoni, non solo da amici e familiari del giovane. E poi ci sono i quaderni che il marocchino avrebbe usato anche quel giorno e i registri della scuola con le sue firme, sequestrati dagli investigatori.

Verifiche sul presunto coinvolgimento del marocchino Abdel Majid Touil nell'attentato al museo del Bardo, a Tunisi, sono state disposte dalla procura di Roma, titolare delle indagini sui sanguinosi fatti del 18 marzo scorso. La sensazione ricavata a piazzale Clodio è che un eventuale coinvolgimento nella vicenda del ventiduenne arrestato a Milano possa prescindere dal fatto che fosse in Italia il giorno dell'attentato. Il pm Francesco Scavo, delegato a svolgere gli accertamenti, dovrà esaminare anche gli atti che le autorità tunisine si accingono ad inviare in Italia ai fini dell'estradizione di Touil. A pronunciarsi sulla richiesta di Tunisi sarà la corte di appello di Milano. Il pm Francesco Scavo, delegato a svolgere gli accertamenti, dovrà esaminare anche gli atti che le autorità tunisine si accingono ad inviare in Italia ai fini dell'estradizione di Touil. A pronunciarsi sulla richiesta di Tunisi sarà la corte di appello di Milano.

«Abbiamo eseguito un mandato di arresto internazionale sulla base di indagini svolte in un altro Paese», ha spiegato ieri il ministro dell'Interno Angelino Alfano, il quale ha chiarito anche che «un mandato di arresto internazionale non è competenza italiana». Il titolare del Viminale nell'informativa alla Camera ha fatto presente che va comunque chiarito quale ruolo nella strage «abbia effettivamente svolto Touil», che è «gravemente indiziato». Il marocchino potrebbe, infatti, aver fornito supporto logistico o messo a disposizione armi e, in ogni caso, sono ancora in corso verifiche per capire se abbia contribuito o meno alla preparazione e semmai da dove.

Certamente i primi esiti degli approfondimenti investigativi hanno sollevato molti dubbi, anche perché il mandato di cattura internazionale contiene soltanto un elenco di capi d'accusa, senza alcun elemento più specifico su quello che avrebbe fatto quel giorno o nei giorni o mesi precedenti il marocchino. Le impronte digitali prese a Touil, poi, non sono ancora state comparate con quelle eventualmente a disposizione delle autorità tunisine o marocchine e anche per questo gli inquirenti hanno attivato canali di contatto con il Marocco.

Touil trasferito al carcere di Opera. Abdelmajid Touil è stato trasferito dal carcere di Milano di San Vittore a quello di Opera, alle porte di Milano. Il marocchino ora si trova in una cella di alta sicurezza.

Da quanto si è saputo il trasferimento sarebbe dovuto alla tipologia del reato contestato che in questo caso richiede, appunto, un circuito di alta sicurezza di cui, per Milano e dintorni, solo Opera è dotato. Il carcere di San Vittore è invece dotato di un circuito di media sicurezza.

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