Napolitano: «Ciampi mi disse: temo il golpe. Le stragi del '93 un ricatto dei boss»

Napolitano: «Ciampi mi disse: temo il golpe. Le stragi del '93 un ricatto dei boss»
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Venerdì 31 Ottobre 2014, 13:55 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 10:00
«Sono convinto che la tragedia di via D'Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo per la conversione del decreto legge 8 giugno '92 sul carcere duro».



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Lo ha detto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. Al pubblico ministero Nino Di Matteo che gli chiedeva se ci fosse stato un dibattito politico sulla conversione del dl che introduceva il 41bis per i mafiosi, il capo dello Stato ha risposto: «non credo che nessuno, allora, pensò che in una situazione così drammatica si potesse lasciare decadere il decreto alla scadenza dei 60 giorni, per poi rinnovarlo». «Ci fu la convinzione - ha aggiunto Napolitano - che si dovesse assolutamente dare questo segno all'avversario, al nemico mafioso».



Per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le stragi mafiose del '93 «si susseguirono secondo una logica unica e incalzante per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut aut, perchè potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure di custodia in carcere dei mafiosi».



Fu l'allora presidente della commissione Antimafia, Luciano Violante, a informare il capo dello Stato Giorgio Napolitano, all'epoca presidente della Camera, che il mafioso Vito Ciancimino voleva essere ascoltato dalla commissione Antimafia. Lo dice, al processo sulla trattativa Stato-mafia, Giorgio Napolitano. «Può anche avermene parlato - ha risposto Napolitano - ma non perchè io mi pronunciassi».



«Quando il presidente del Consiglio (Ciampi - ndr) dice 'abbiamo rischiato un colpo di Stato' se non c'è allora fibrillazione vuol dire che il corpo non risponde a nessuno stimolo». Lo ha detto, al processo sulla trattativa Stato-mafia, il capo dello Stato, rispondendo alle domande del pm sulle fibrillazioni istituzionali seguite alle stragi del '93. Napolitano ha ricordato il blackout a Palazzo Chigi, ad agosto, definendolo «un classico ingrediente di colpo di Stato».



Il capo dello Stato Giorgio Napolitano accolse «con assoluta imperturbabilità» la notizia, riferitagli nel '93 dal capo della Polizia, di un allarme attentato ai suoi danni. «Non mi scomposi minimamente, anche perchè ho sempre considerato che servire il Paese significa anche mettere a rischio ipotesi di sacrificio della propria vita e guai a farsi condizionare da reazioni di timore o di allarme personali».
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