Giro di vite del ministero: un divieto sul modello spagnolo

Giro di vite del ministero: un divieto sul modello spagnolo
di Silvia Barocci
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Lunedì 5 Maggio 2014, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 08:29
ROMA - Un giro di vite che si rif al modello spagnolo.

Un divieto di accesso alle manifestazioni sportive (Daspo) a vita, come quello comminato qualche giorno fa all’ultra del Villareal che aveva lacianto in campo una banana mentre il terzino brasiliano del Barcellona, Dani Alves, stava per battere un calcio d’angolo. E’ pesantissima la misura che il ministro dell’Interno Alfano ha intenzione di sottoporre al premier Renzi. Gli uffici del Viminale sono già al lavoro. Per mettere a punto un provvedimento che, vista la gravità di quanto accaduto la notte scorsa all’Olimpico nella finale di Coppia Italia, potrebbe essere un decreto legge. «Interverremo perché non si ripeta ancora», ha assicurato Alfano alla vedova di Filippo Raciti, l’ispettore capo morto il 2 febbraio del 2007 davanti allo stadio di Catania e per la cui uccisione Antonino Speziale sta scontando una condanna definitiva a otto anni. Quella maglietta nera con la scritta ”Speziale libero”, indossata all’Olimpico dal capo ultra del Napoli Genny ’a carogna, è stata una ferita profonda. Per la vedova e per un apparato di sicurezza dello Stato che - nonostante i Daspo, le tessere del tifoso, e gli steward introdotti dopo il delitto Raciti - si ritrovano a fare i conti con l’oramai cronicizzata tara della tifoseria: non più soltanto politicizzata o vicina al ribellismo del movimento dei forconi, ma infiltrata da organizzazioni criminali.



MALAVITA E AFFARI

C’è una ”terra di nessuno”, specialmente fuori e dentro gli stadi del centro-sud (Roma, Napoli, Palermo e Bari), dove la malavita organizzata gestisce un importante giro di affari: bagarinaggio, vendita di magliette e bandiere, loghi contraffatti. Il tutto passando attraverso le tifoserie ultras. Una nuova frontiera che - fanno notare diversi analisti - costringerebbe a quel «giro di vite fortissimo» preannunciato da Alfano. E dire che, almeno fino a qualche tempo fa, Viminale e mondo del calcio, attraverso una task force ’ad hoc’, avevano messo a punto una serie di misure per allentare o modificare i rigori di una normativa che, specialmente sulla tessera del tifoso, avevano creato frizioni con i club sportivi. Perché, era il ragionamento, la sicurezza è senz’altro l’unica condizione per far tornare i bambini a vedere le partite di calcio, «ma di troppa sicurezza lo stadio muore». Dopo quanto accaduto l’altra sera all’Olimpico, Alfano ripete che «gli stadi devono tornare a essere luoghi accoglienti per le famiglie». Ma tutto ciò passerà, ancora una volta, attraverso una nuova stretta.



IL NUOVO DASPO

Le novità sul Daspo - stando alle intenzione del Viminale - saranno introdotte per via normativa, mentre allo studio dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive c’è un progetto per contrastare il fenomero della contraffazione dei marchi (”ambush marketing”) e la creazione di settori più ristretti negli stadi per rendere più facilmente identificabili gli utras violenti. Alfano parla di ”Daspo a vita”. In verità al Viminale i tecnici si stanno muovendo su tre direttrici. La prima: in caso di recidiva di violenze commesse allo stadio, il divieto, che oggi ha un limite di cinque anni, verrà reiterato (non è detto vita natural durante, perché potrebbe essere incostituzionale). La seconda: estendere il Daspo a chi ha commesso delitti quali devastazione e saccheggio anche al di fuori di manifestazioni sportive (ritornerebbe così in auge un vecchio progetto, su cui la sinistra si era divisa, relativo alle manifestazioni no-Tav). La terza novità è il Daspo preventivo anche nei confronti di chi si è reso protagonista di atteggiamenti di minaccia o di intimidazione. Forse, con queste ultime due misure, non avremmo assistito al deprecabile spettacolo di Genny ’a Carogna, a cavalcioni sulla grata dell’Olimpico, intento a ”parlamentare” con le forze dell’ordine e a tenere a bada la ”sua” curva di ultras napoletani.
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