In attesa di dati scientifici certi, basati sull'evidenza, è quindi opportuno prevedere dei divieti». Così Matteo Di Biase, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic), si inserisce nel dibattito sulle e-cig, sposando la posizione espressa nei giorni scorsi dall'Organizzazione mondiale della sanità e condivisa oggi anche da Walter Ricciardi, commissario straordinario dell'Istituto superiore di sanità. In risposta a Umberto Veronesi che insieme ad altri oncologi difende la sigaretta elettronica, Ricciardi replica: «I dati dell'Iss mostrano come, tra gli utilizzatori di e-cig, il 25% non ha modificato le sue abitudini (quindi ha incrementato il consumo di nicotina) e il 12% ha iniziato a fumare (prima non era fumatore)».
Con la sigaretta elettronica, gli 'svapatori' «possono aspirare nicotina o aromi diversi. Ma se inalano nicotina la loro dipendenza rimane, con l'aggravante che non possono misurare quanta sostanza assumono», evidenzia Di Biase, a margine del congresso della Società europea di cardiologia (Esc) in corso a Barcellona. Pertanto, «anche se il rischio di cancro polmonare si riduce perché con l'e-cig non si aspirano tutti i prodotti della combustione inalati fumando sigarette tradizionali, i pericoli per il cuore e i vasi, così come la dipendenza, rimangono invariati».
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