Blitz alla Fincantieri di Monfalcone: Noe sequestra alcune aree: «Gestione rifiuti non autorizzata»

Blitz alla Fincantieri di Monfalcone: Noe sequestra alcune aree: «Gestione rifiuti non autorizzata»
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Martedì 30 Giugno 2015, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 12:49
Il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente-Nucleo operativo ecologico di Udine, su mandato del Tribunale penale di Gorizia, ha effettuato un sequestro preventivo di alcune aree del cantiere Fincantieri di Monfalcone. Lo comunica la società in una nota specificando che le aree sottoposte al sequestro sono «destinate alla selezione dei residui di lavorazione, strategiche per il regolare svolgimento del ciclo produttivo». L'ipotesi di reato è attività di gestione di rifiuti non autorizzata.



Fincantieri, spiega la nota, «ferma restando l'intenzione di assumere con urgenza tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria al fine di ottenere la revoca di detta misura, che considera particolarmente gravosa anche in ragione dei danni che il permanere degli effetti della stessa potrebbe provocare, è costretta, in ottemperanza al predetto provvedimento del Tribunale, a disporre a far data da oggi la sospensione dell'attività lavorativa di tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere di Monfalcone».



Nell'indagine sono coinvolti l'ex direttore dello stabilimento Fincantieri, Carlo De Marco, e i titolari di sei aziende che lavorano all'interno del cantiere. Gli altri indagati sono Nella Dosso, 55 anni, titolare della ditta 'Pulitecnica friulanà di Udine, Valter Radin (59), della 'Petrol Lavorì di San Dorligo della Valle (Trieste), Romeo Ronco (69) della "Marinoni" di Genova, Francois Marcel Gaston Avon (58), della Carboline Italia, Corrado Annis (48) della "Sirn" di Trieste e Fabio Bianchi (49) della "Savi" di Genova.



La Procura della repubblica di Gorizia, nel giugno 2013 si era vista respingere la richiesta di sequestro, prima dal Gip e poi dal Tribunale, secondo cui non vi sarebbero state urgenze tali da giustificare una situazione di pericolo ambientale. Da qui il ricorso presso la terza sezione penale della Cassazione.



L'inchiesta riguarda la gestione degli scarti di lavorazione nelle navi prodotti da parte delle ditte subappaltatrici di Fincantieri, che però non risultano titolari dell'autorizzazione a gestire i rifiuti. La contestazione riguarda in particolare il deposito temporaneo messo a disposizione da Fincantieri, dove i vari rifiuti vengono ammassati e quindi rimossi da parte di un'altra ditta subappaltatrice.



La Corte ha accolto la tesi della Procura, per cui tutte le ditte in subappalto, e non solo Fincantieri, sarebbero soggette all'autorizzazione al trattamento rifiuti, anche in caso di semplice stoccaggio.
La procedura utilizzata nel cantiere raffigurerebbe quindi un «deposito incontrollato», sanzionato dal decreto legislativo sul trattamento dei rifiuti.