Scioperi, stop in vista ai mini sindacati

Scioperi, stop in vista ai mini sindacati
di Umberto Mancini e Diodato Pirone
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Domenica 4 Ottobre 2015, 13:18
Dopo il drammatico blocco dei trasporti della capitale di due giorni fa, sul fronte degli scioperi nei trasporti finalmente sta maturando una novità di rilievo: è stato trovato il cavillo tecnico che impedirà ai sindacatini con poche decine di iscritti di bloccare città con milioni di abitanti a partire ovviamente da Roma, la più colpita da questo tipo di agitazioni. La novità è ancora più rilevante sul piano politico perché quella che è di fatto una regolamentazione del diritto di sciopero potrebbe avvenire con il consenso dei grandi sindacati. Organizzazioni che finora sono statemolto prudenti sul tema, a costo di apparire immobiliste e impotenti e di subire notevoli danni sul piano dell’immagine e del rapporto con i lavoratori. Ma di cosa si tratta esattamente?



Da qualche giorno sui tavoli del governo (ministeri delle Infrastrutture e del Lavoro), del Parlamento (commissioni Lavoro di Camera e Senato) e dell’Autorità garante degli scioperi nei servizi gira il testo di un nuovo disegno di legge articolato su soli due punti. Primo: nei trasporti gli scioperi potranno essere indetti solo dai sindacati che firmano i contratti di lavoro o gli accordi ad hoc che vengono definiti per eventi straordinari come possono essere ad esempio l’Expo o il Giubileo. Secondo: fra i sindacati che non firmano, lo sciopero potrà essere indetto a patto che la singola organizzazione rappresenti gruppi minimamente consistenti di lavoratori (presumibilmente almeno il 5 o il 10%). In caso di sciopero indetto da più di una organizzazione sindacale la soglia di rappresentatività di queste organizzazioni dovrebbe essere molto più alta (non ci sono cifre ma presumibilmente molto oltre il 20-30%).



LO SCEMPIO Il meccanismo se fosse già operativo avrebbe impedito lo scempio di Roma dell’altro ieri. Già, ma è costituzionale? Gli esperti che lo stanno facendo circolare non hanno dubbi: ”sì”. Sia perché già da anni nel pubblico impiego c’è una legge che misura la rappresentatività dei sindacati e assegna il potere di trattativa solo a quelli che hanno un discreto numero di delegati e di iscritti, sia perché a gennaio del 2014 è stato firmato un accordo fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria che delega all’Inps (l’ente che raccoglie i contributi versati dagli iscritti alle varie organizzazioni) la misurazione della forza delle organizzazioni in ogni settore, trasporto compreso. Al di là dei tecnicismi, il valore di questa soluzione è soprattutto politico poiché equivale ad un ponte lanciato verso i grandi sindacati da un governo che finora ha scommesso molto sulla disintermediazione. Il classico uovo di Colombo che mette tutti d’accordo? E’ presto ovviamente per dirlo. Per ora il governo sul tema scioperi mostra prudenza perché pochi giorni fa è intervenuto con una oggettiva forzatura inserendo per decreto i beni culturali fra i settori sottoposti alle limitazioni della legge 146 sugli scioperi.



TEMPO SCADUTO Ma che sia maturo il tempo per intervenire è chiaro a tutti. A Roma dall’8 dicembre scatterà il Giubileo. E con il comparto trasporti capitolino già inefficiente di suo sarà inevitabile curare o eliminare almeno il bubbone degli scioperi-beffa. Poi tutti sanno la la 146 fa acqua da tutte le parti: il blocco del 2 ottobre è il sesto del 2015 che viene attuato da micro sindacati. L’escamotage di limitare il diritto di sciopero solo a chi firma un contratto o un’intesa ad hoc per un evento produrrebbe anche un altro vantaggio politico: si potrebbe finalmente sbloccare il ”no” dei confederali ad una nuova legge sugli scioperi. Le proposte messe in campo finora sono due. Sciopero indetto solo dopo un referendum fra i lavoratori oppure sciopero indetto solo da sindacati che rappresentano almeno il 50% dei lavoratori. Entrambe queste soluzioni sono malviste dai dirigenti di Cgil, Cisl e Uil perché in entrambi i casi perderebbero l’unica vera arma che hanno in mano: lo sciopero indetto dalla loro organizzazione anche senza l’ok delle altre. In alcuni paesi stranieri si è scelta un’altra strada. In Germania, ad esempio, gli scioperi possono essere indetti solo se sono votati in un referendum almeno dal 75% dei lavoratori di un settore. Lo sciopero però è totale e dura parecchi giorni. Anche la Gran Bretsagna si sta orientando verso questo modello organizzativo. Ma in entrambi i Paesi vige il sistema del sindacato unico. Che in Italia, visto che nei trasporti pubblici romani i sindacati sono ben 13, resta fatalmente una utopia.
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