Attese troppo lunghe e ticket cari, italiani in fuga dalla Sanità pubblica

Attese troppo lunghe e ticket cari, italiani in fuga dalla Sanità pubblica
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Martedì 30 Settembre 2014, 18:17 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 19:17
Sempre pi italiani dicono addio alle cure mediche.

La crisi economica, i costi crescenti dei servizi sanitari e le difficoltà di accesso spingono i cittadini a sacrificare la propria salute. È quanto emerge dalla 17esima edizione del Rapporto Pit Salute (Sanità) in cerca di cura, presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.



Su oltre 24mila segnalazioni giunte nel 2013 ai Pit salute nazionale e regionali e alle sedi locali del Tribunale per i diritti del malato, quasi un quarto (23,7%, +5,3% rispetto al 2012) riguarda le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie determinate da liste di attesa (58,3%, -16% sul 2012), il peso dei ticket (31,4%, +21%) e quello dell'intramoenia insostenibile (10,1%, -5,3%). Dunque, quello che allontana sempre più i cittadini dalle cure e dalla sanità pubblica è il peso dei ticket: obbligati a 'sopportarè la lista di attesa si rinuncia all'intramoenia troppo costosa, e il ticket proprio non va giù.



All'interno dei dati sulle difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, le segnalazioni sui lunghi tempi di attesa restano ancora al vertice delle preoccupazioni dei cittadini: a indicare le liste di attesa è il 58,5%, quasi ugualmente ripartite fra esami diagnostici (34,1%), visite specialistiche (31,4%) e interventi chirurgici (27,1%).



Il secondo ostacolo all'accesso alle prestazioni è rappresentato dal problema dei ticket, in forte aumento di più di 20 punti in percentuale dal 10,3% del 2012 al 31,4% del 2013. In questo ambito, quasi la metà (44%) dei cittadini contatta Cittadinanzattiva per i costi elevati e gli aumenti dei ticket per specialistica e diagnostica, il 34,4% per avere informazioni sull'esenzione dal ticket, il 12,9% sul perché alcune prestazioni siano erogate a costo pieno (e non solo con il ticket) e l'8,6% sulla mancata applicazione dell'esenzione.



Al secondo posto le segnalazioni sulla situazione dell'assistenza territoriale (15,6%, in lieve aumento rispetto all'anno precedente); in particolare l'assistenza ricevuta da medici di base e pediatri di libera scelta (il 25,7% delle segnalazioni, +2,3%), soprattutto perché i cittadini si vedono negata una visita a domicilio o il rilascio di una prescrizione; la riabilitazione (20,3%, +6,7%), in particolare per i disagi legati alla mancanza o scarsa qualità dei servizio in ospedale o alla difficoltà nell'attivazione di quello a domicilio; l'assistenza residenziale (17,3%, invariato rispetto al 2012).



Le segnalazioni sull'assistenza ospedaliera passano dal 9,9% del 2012 al 13,1% del 2013. In questo ambito, crescono soprattutto le segnalazioni inerenti l'area dell'emergenza urgenza (dal 40% al 47,7%): l'attesa per l'accesso alla prestazione è il più rilevante dei problemi, ed è ritenuta eccessiva nel 40,7% dei contatti (38,4% nel 2012); seguono le segnalazioni per assegnazione non chiara del codice di triage: 30,9% nel 2013 (34,4% nel 2012), quindi i ritardi nell'arrivo delle ambulanze (15,4%); e per finire le segnalazioni di ticket per il pronto soccorso (13%).



Oltre il 13% delle segnalazioni giunte nel corso del 2013, riguarda costi a carico dei cittadini per accedere a prestazioni sanitarie, il dato è in aumento rispetto allo scorso anno quando si attestava al 12%. Dalle segnalazioni di cittadini e associazioni di pazienti al Tribunale per i diritti del malato, emergono alcuni costi medi sostenuti in un anno da una famiglia: 650 euro per farmaci necessari e non rimborsati dal Ssn; 901 euro per parafarmaci (integratori alimentari, lacrime artificiali, pomate, etc.); 7.390 euro per strutture residenziali o semi-residenziali; 9.082 euro per l'eventuale badante; 1070 euro per visite specialistiche e riabilitative; 537 euro per protesi e ausili; 737 euro per dispositivi medici monouso: pannoloni, cateteri, materiali per stomie. «I cittadini oggi - spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva - hanno bisogno di un Ssn pubblico forte, che offra le risposte giuste al momento giusto e che non aggravi la situazione difficile dei redditi familiari. È un punto di partenza imprescindibile.



Dobbiamo innanzitutto ridurre i ticket, scongiurare nuovi tagli al Fondo sanitario nazionale e governare seriamente i tempi di attesa di tutte le prestazioni sanitarie, e non solo di alcune come accade ora, mettendo nero su bianco un nuovo Piano di Governo dei tempi di attesa, fermo al 2012». E ancora: «Affrontare l'affanno che ospedali e servizi territoriali stanno vivendo: per questo - sottolinea Aceti - accanto agli standard ospedalieri, è necessario procedere subito con quelli di personale e definire gli standard nazionali dell'assistenza territoriale, non previsti neanche dal recente Patto per la Salute. Infine, non per ordine di importanza, è fondamentale agire seriamente sui Lea, aggiornandoli dopo 14 anni, oltre che strutturare e implementare un nuovo sistema di monitoraggio che fotografi la reale accessibilità degli stessi per i cittadini».
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