MILANO - Non badava a spese Ruby nel periodo in cui frequentava la villa di Arcore, nonostante fosse una ragazza senza lavoro.
L'incessante pressione delle ragazze, prima ospiti alle serate di Arcore e poi testimoni nei processi, per avere denaro ed altri benefit da Silvio Berlusconi si sarebbe trasformata, stando ad una testimonianza, in vere e proprie «minacce», tanto che lo stesso ex premier avrebbe sbottato dicendo: «io a queste, appena posso, le butto in strada». È il quadro, fatto di telefonate «a manetta» e giovani disposte anche a buttare «giù il cancello» di Villa San Martino, che viene a galla dalle migliaia e migliaia di atti depositati dell'inchiesta 'Ruby ter', chiusa da poco e nella quale il leader di FI è indagato assieme ad altre 33 persone.
Un'indagine che lo stesso avvocato Luca Giuliante, accusato anche lui di corruzione in atti giudiziari, definisce «uno tsunami» parlando al telefono con Karima El Mahroug lo scorso 19 febbraio, due giorni dopo le perquisizioni della polizia giudiziaria disposte dai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio.
Dalle annotazioni degli investigatori e dalle intercettazioni, invece, viene fuori una giovane disoccupata ma dal tenore di vita altissimo e dagli esborsi folli: dalla «banconota da 500 euro» data ad un dj «per fargli mettere una canzone a fine serata», agli «abiti su misura» per Daniele Leo, suo nuovo compagno, fino al «personale di servizio» per sbrigare le faccende e ai progetti di ogni genere con tanto di consulenze pagate come «l'incarico della realizzazione del progetto di una rete di franchising di igienisti dentali». Nel frattempo, i file audio trovati nei telefonini raccontano ragazze furiose perchè non hanno ancora ottenuto quello che vogliono. «Domani butto giù il cancello di Arcore comunque, vado a rubargli una macchina al vecchio», dice Barbara Guerra, che sarebbe anche andata ad Antigua con la vacanza pagata «da Palazzo Grazioli».
E che poi si rivolge così al ragioniere Giuseppe Spinelli: «Andrò con il mio legale in questura se non mi risolve i problemi che lui mi ha recato!». Mentre Aris Espinosa, lo scorso settembre, via chat fa una proposta alle altre per una sorta di 'assediò ad Arcore: «Ragazze facciamo qualcosa di intelligente - Cominciamo - A chiamarlo - A manetta - Che stiamo - Arrivando - Anche se non è vero - Ma per fargli capire che siamo unite - Ognuna chiama e dice il suo nome che sta arrivando». E Berlusconi, come ha messo a verbale l'imprenditore e architetto Ivo Redaelli, «era spesso inquieto ed anche intimorito dalle conseguenze di possibili dichiarazioni» delle ragazze. In particolare, in questo contesto di «minacce» e «richieste», ha raccontato, Iris Berardi e Barbara Guerra «mi hanno più volte confidato la loro intenzione di 'cantarselà» e l'ex premier «temeva in particolare ciò di cui era a conoscenza Iris», la quale «aveva cominciato a frequentare Berlusconi quando era ancora minorenne». «Ricordo - ha aggiunto il teste - ad esempio di averlo sentito pronunciare la frase, riferita alla Guerra e ad altre ragazze 'io a queste, appena posso, le butto in stradà».
E se Mario Risso, padre di Luca, ex compagno di Ruby, ha raccontato ai pm di quando un uomo 'misteriosò «mi aprì la cerniera della giacca, mi infilò una busta all'interno» con 80mila euro in banconote da 500, in Procura è tornata ancora Imane Fadil, già teste 'chiavè dell'accusa nei due processi. Ha messo a verbale che la famosa riunione ad Arcore dopo le perquisizioni del gennaio 2011, stando a quanto le avrebbe detto «Emilio Fede», «era stata convocata per concordare quanto avrebbero dovuto dire in Procura o in Tribunale le ragazze e che per questo Berlusconi avrebbe pagato tutti con soldi e beni».