Ruby, il pg: confermare la condanna a 7 anni di Berlusconi

Ruby, il pg: confermare la condanna a 7 anni di Berlusconi
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Venerdì 11 Luglio 2014, 12:47 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 14:22
Il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris ha chiesto la conferma dei 7 anni di carcere per Silvio Berlusconi imputato nel processo in appello sul caso Ruby. Poco più di un anno fa l'ex premier è stato condannato a 7 anni di carcere in primo grado. Il leader di Forza Italia risponde di concussione e prostituzione minorile.



Il sostituto pg di Milano, nel chiedere la conferma dei 7 anni di carcere inflitti in primo grado a Berlusconi, ha spiegato che non c'è «ragione alcuna» per concedere all'ex premier le attenuanti generiche, sia «per i fatti di reato contestati, sia per il complessivo comportamento tenuto dall'imputato», sia per il precedente penale della condanna per il caso Mediaset. Secondo il sostituto pg, la «severità» della pena inflitta in primo grado «è innegabile», ma è corretta.



«La severità del trattamento sanzionatorio - ha chiarito De Petris - è innegabile, per parte mia però faccio rilevare che la sentenza di primo grado ha dato conto delle complessive ragioni riguardo al fatto che il trattamento sanzionatorio non si poteva attestare sul minimo edittale della pena».



Berlusconi era «consapevole della minore età» di Ruby, ha sostenuto poi De Petris. Il pg ha ricordato che nelle intercettazioni la giovane marocchina parla della sua vicenda giudiziaria e dice «io ho sempre negato il fatto che Silvio sappia che io sia minorenne», e l'anagrafe assume una rilevanza se legata «alla sua attività di prostituzione» perché la sua età non farebbe differenza se «si parlava di prendere un tè alle cinque».



Non solo: «Emilio Fede conduce questa ragazza alla serata di Arcore sapendo cosa si fa e certamente non ha taciuto la situazione di minore età della ragazza», quindi «a completamento di tutti gli altri elementi» ciò che emerge è la «piena consapevolezza del presidente del consiglio» della minore età della ragazza. Non è un caso, ha continuato l'accusa, che «rivolgendosi alla questura dice di affidarla» alla consigliera regionale Nicole Minetti marcando una «certa conoscenza della minore età» di Ruby da parte di Berlusconi.



Può rivestire «un interesse mediatico» ma «a mio parere» ha un rilievo processuale «uguale a zero sentire testi come Clooney o Ronaldo». È stato uno dei passaggi iniziali della requisitoria del pg.



Il pg nell'indicare di «assoluta irrilevanza» le testimonianze dell'attore americano e del calciatore portoghese ha più in generale chiesto ai giudici di secondo grado di respingere la richiesta di rinnovazione parziale del dibattimento avanzata con i motivi d'appello depositati dalla difesa dell'ex premier.



Il centro del procedimento sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi è la «circostanza palesemente falsa» rappresentata dall'ex premier quando telefonò al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, chiedendo il rilascio della giovane marocchina dicendo che le era stata segnalata come «nipote di Mubarak». Lo ha spiegato, nel corso della sua requisitoria nel processo di secondo grado, il sostituto Pg Pietro De Petris nella parte del suo intervento per respingere la richiesta della difesa di inviare gli atti al tribunale dei ministri. Istanza già presentata nel dibattimento di primo grado.



Il sostituto pg ha chiarito che, come riporta il capo di imputazione sulla concussione, Berlusconi ha abusato «della sua qualità» con quella telefonata nella famosa notte del maggio 2010 e non ha invece commesso un reato nell'esercizio delle sue funzioni. Dunque, il giudizio spetta «al giudice ordinario e non al tribunale dei ministri». Secondo De Petris, la difesa quindi «ha dimenticato o non ha letto il capo di imputazione». E questo abuso della qualità di presidente del Consiglio, secondo il sostituto pg, sta proprio in quella «radicale falsità» sulla presunta nipote di Mubarak su cui è incentrato il procedimento. Il magistrato ha anche ricordato come la Corte Costituzionale, bocciando all'epoca il conflitto di attribuzione sollevato sul caso Ruby, spiegò che «l'ordinamento democratico non consente deroghe all'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge».



Ora il sostituto pg sta parlando per respingere la richiesta della difesa, anche questa già presentata in primo grado, sulla competenza territoriale del tribunale di Monza al posto di quello di Milano. Secondo la difesa, infatti, il fatto che Ostuni si trovasse a Sesto San Giovanni quando ricevette la telefonata dell'ex premier radicherebbe la competenza del processo a Monza.