Ucciso da un tumore Roberto Mancini,
il vicecommissario che denunciò la terra dei fuochi

Ucciso da un tumore Roberto Mancini, il vicecommissario che denunciò la terra dei fuochi
di Marco De Risi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Aprile 2014, 14:21 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 21:00
Roberto Mancini, l’investigatore che per primo indag sui veleni della Terra dei Fuochi, non ce l’ha fatta.

E’ morto nell’ospedale di Perugia per una leucemia per la quale ha lottato per anni contratta proprio durante i sopralluoghi per stroncare l’eco-mafia dei clan della camorra. Una tragedia quella di Mancini che è anche delle Istituzioni. Un ispettore di polizia lasciato solo, abbandonato dallo Stato al quale Roberto Mancini aveva dato tutto se stesso con le sue doti investigative che si sono dimostrate ”profetiche”: già a metà degli anni ’80 la squadra romana della Criminalpol dell'ispettore Mancini aveva indagato a fondo sui rapporti tra massoneria e clan camorristici che gestivano il traffico di rifiuti interrati per chilometri e chilometri fino a risalire in provincia di Latina.



Un disastro ambientale che all’epoca poteva essere arginato. Ora, invece, rimangono solo i dati in rapida ascesa dei tumori che stroncano le vite di chi abita nella Terra dei Fuochi. L’indagine della Criminalpol del Lazio si avvalse del collaboratore di Giustizia Carmine Schiavone, un pezzo da novanta della camorra del casertano. L’ispettore gestì il pentito e con lui andò nelle discariche sotto terra prodotte dalla malavita organizzata: rifiuti tossici di ogni genere. Ma la sua inchiesta rimase lettera morta per almeno una decina di anni. Attualmente la Procura di Napoli ha arrestato quei personaggi che erano finiti già nell’inchiesta romana. E Mancini si era messo a disposizione dei pm napoletani dando un contributo determinante alla nuova indagine.



Un uomo dello Stato che lo Stato ha lasciato solo. Una tragedia piena zeppa di contraddizioni dolorose. Fra gli anni ’90 e 2000 Roberto Mancini lascia gli uffici investigativi della Questura di Roma per mettere la sua esperienza al servizio della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti tossici: un’indagine capillare diretta da Massimo Scalia, il presidente della commissione. In questo ruolo Roberto Mancini ispezione centinaia di siti tossici e proprio durante la sua indagine contrae il tumore del sangue. Ecco il paradosso: il ministero degli Interni riconosce all'ispettore la causa di servizio che prevede un risarcimento di 5000 euro. Un pugno di euro per un investigatore che ha rischiato la vita fino a perderla e che, con le sue intuizioni, aveva scoperto anni prima, la tragedia dei rifiuti tossici.



Ma c’è di più, la Presidenza della Camera dei Deputati ha addirittura negato il rapporto tra Mancini e la commissione parlamentare, come se l’investigatore non ci avesse mai lavorato. Ora la Presidenza della Camera dei Deputati si dovrà pronunciare ancora sul lavoro svolto dall’ispettore della Terra dei Fuochi. Roberto Mancini lascia la moglie e una figlia piccoli in una situazione di totale indigenza. Una storia amara: Mancini aveva trovato le prove per inchiodare i boss di Gomorra molti anni prima di quanto è accaduto. Un umile servitore dello Stato calpestato come è accaduto per tanti altri in passato, troppi.



Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha disposto i funerali solenni per il sostituto commissario della Polizia di Stato, Roberto Mancini. Ne dà notizia una nota del Viminale. Nell'assumere questa decisione il ministro Alfano ha dichiarato: «si tratta di un grande esempio di poliziotto sul modello di decine di migliaia di suoi colleghi che ogni giorno si battono per affermare la democrazia e l'ordine delle nostre città e con onore indossano la divisa e alimentano il prestigio della Polizia di Stato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA