Rimini, violenta figlia 13enne e la fa abortire. Ai giudici italiani: «Condannatemi a morte»

Rimini, violenta figlia 13enne e la fa abortire. Ai giudici italiani: «Condannatemi a morte»
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Mercoledì 11 Marzo 2015, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 22:42
Alla fine, condannato dalla giustizia italiana per violenza sessuale e procurato aborto nei confronti della figlia, forse in un momento di delirio ha riferito di avere abbracciato la fede musulmana e, ammettendo le sua responsabilità, ha chiesto di essere spedito in carcere a Damasco, in Siria, per essere condannato a morte.



Protagonista della vicenda un 40enne sudamericano condannato dal Tribunale di Rimini, in primo grado, a 6 anni e 4 mesi oltre al pagamento di una provvisionale di 50.000 euro. L'uomo è stato condannato dopo che, nel 2012, aveva costretto la figlia 13enne ad avere rapporti sessuali con lui, l'aveva messa incinta per poi costringerla ad abortire.



La Procura riminese, vista anche l'età della ragazzina, aveva chiesto un prelievo del Dna dal feto per determinare la paternità. Dopo l'episodio l'uomo era riuscito a fuggire in Svezia dove è rimasto per due anni fino a quando è stato rintracciato, nell'agosto dello scorso anno, e arrestato dalla Polizia perchè, sulla base dei riscontri raccolti dalla Squadra Mobile, a suo carico era stato emanato un mandato di cattura internazionale.



Il 40enne era stato estradato l'11 agosto e al suo arrivo a Fiumicino la Polizia gli aveva notificato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal Gip riminese Fiorella Casadei, per violenza sessuale e procurato aborto. L'uomo era stato condotto nel carcere di Rebibbia a Roma, per poi venire portato a Rimini ed essere sottoposto a prelievo del Dna, poi confrontato con quello conservato e prelevato dal feto abortito dalla ragazzina. Oggi la condanna.



L'uomo ha ammesso le proprie responsabilità, dichiarato di avere abbracciato la fede musulmana, ha chiesto - invano - di essere spedito in carcere a Damasco e di essere condannato a morte.
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