Incontro hard su Facebook, poi il ricatto «3500 euro o mostro il tuo video»

Incontro hard su Facebook, poi il ricatto «3500 euro o mostro il tuo video»
di Olivia Bonetti
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Sabato 21 Novembre 2015, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 17:54
«Vieni in chat che ci divertiamo». Purtroppo quell’esperienza è finita con un incubo per un bellunese 40enne, finito nelle maglie della truffa cosiddetta "ivoriana". Profili con foto di affascinanti ragazze che chiedono l’amicizia a uomini tra i quaranta e i cinquant’anni su Facebook, dichiarando di essere originarie del Nord America o dell’Europa. Dopo le confidenze e lo scambio di immagini intime, scatta sempre il ricatto, con un’operazione gestita da una vera e propria organizzazione di cyber-criminali soprattutto del Nord-Africa.





Un copione che ha vissuto sulla sua pelle il 40enne bellunese che domenica pomeriggio ha chiamato, preso dal panico, la sala operativa della questura di Belluno. L’uomo voleva sapere come comportarsi di fronte a una estorsione: o pagava 3mila 500 euro o quella persona che aveva conosciuto su Facebook, avrebbe pubblicato, contattando tutti i suoi amici, il video osé registrato. Il consiglio ovviamente è quello di non pagare a andare a denunciare il fatto alla polizia postale che potrebbe risalire agli autori. «Si tratta - spiega Silvia Silvestris, commissario Capo della polizia di stato di Belluno - di un fenomeno criminale che non conosce confini ed è in costante aumento».



Finire nella trappola è facile. Gli autori contattano le vittime attraverso chat e servizi di messaggeria o Facebook e la bella ragazza della foto profilo chiede un contatto Skype. È qui che inizia la truffa. Parte il video, una registrazione, dove si vede una ragazza provocante anche mezza nuda ma contemporaneamente la conversazione continua scrivendo messaggi. La truffatrice riesce a convincere l’uomo a mostrarsi in webcam in esibizioni sessuali o equivoche, che, a sua insaputa, vengono registrate. Appena la sexy-interlocutore "ottiene" il video scatta l’estorsione.



«Il pagamento - sottolinea la polizia - non garantisce che il video compromettente venga effettivamente distrutto. Il consiglio è di non dare seguito a questo rapporto on-line e di interrompere la comunicazione».