Rai, Gubitosi accelera sul varo del piano news: pressing sui direttori dei tg

Rai, Gubitosi accelera sul varo del piano news: pressing sui direttori dei tg
di Claudio Marincola
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Mercoledì 3 Dicembre 2014, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 08:38
Se non arriverà il via libera al suo piano di accorpamento delle news, Luigi Gubitosi potrebbe decidere di andare avanti e metterlo in votazione nel cda del prossimo 19 dicembre, ultima riunione dell’anno. Il dg della Rai non intende farsi congelare in attesa che il suo mandato arrivi a scadenza e la Vigilanza si pronunci. Quasi una sfida, un nuovo scontro con la commissione di San Macuto dopo le decisione del parlamentino di viale Mazzini di ricorrere contro il taglio di 150 milioni imposto dal governo. Oggi Gubitosi incontrerà il presidente della Vigilanza Roberto Fico. E gli chiederà tempi certi. Il timore è infatti che la commissione stia facendo melina.



Proprio Fico, uno dei 5 componenti del nuovo direttorio grillino, aveva inviato il 12 novembre una lettera ai vertici aziendali per chiedere di sospendere il piano in attesa che la Vigilanza desse il parere. Gubitosi sa che in primavera il suo mandato scadrà. E che molto difficilmente la Vigilanza farà scattare il semaforo verde per un piano firmato da un dg uscente e di cui nessuno vorrà intestarsi la paternità. In una lettera di risposta indirizzata a Fico il dg ha ribadito l’urgenza di una riforma dell’informazione legata ai costi, ma non solo. Un nuovo modello centralizzato, più simile alla Bbc. Molto dipenderà dunque dall’esito dell’incontro di oggi.



LO SCONTRO

L’esponente grillino si è schierato per la bocciatura del piano, in linea dunque con le posizioni dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai che i membri della commissione hanno voluto incontrare visitando le redazioni a Saxa Rubra. Le perplessità dei giornalisti sono tante. La Vigilanza è spaccata. All’interno del Pd convivono - tanto per cambiare - posizioni diverse. Luisa Todini, la consigliera dimissionaria, se n’è andata (a guidare Posta Spa) accusando i giornalisti Rai «di voler restare attaccati alle loro poltrone». L’Usigrai ha risposto per le rime: il piano «è un impoverimento dell’offerta informativa e un duro colpo al servizio pubblico».



Il piano Gubitosi prevede il taglio del 30% dei Tg. L’accorpamento di Tg1-Tg2 e Rai Parlamento e di Tg3, Tgr e RaiNews24 in due newsroom. Che vuol dire meno direttori, meno vice, meno caporedattori, meno gradi, nuove funzioni e risparmi. Gubitosi lo ha presentato al cda il 23 luglio. Da quel giorno in tanti lo hanno osteggiato. E Matteo Renzi si è sempre tenuto alla larga. Si chiama “Piano 15 dicembre” perché in quella data, nel 1979, nacquero la Tgr e il Tg3. «Da quel giorno sono passati 35 anni - disse Gubitosi, presentandolo - c'è stato un cambiamento politico, sociale, tecnologico, economico, mediatico epocale. Ma noi siamo rimasti legati a quel modello che era logico in uno schema senza concorrenza e con il web inesistente».



L’SMS DI MEZZANOTTE

La nuova Rai è ancora ferma ai progetti: il passaggio al digitale, le redazioni intercambiabili, organizzate su una stessa piattaforma. Il premier Renzi in varie occasioni ha messo l’azienda di viale Mazzini e la trasformazione del servizio pubblico al centro degli interessi del governo. La riforma però stenta a partire. Il gruppo designato di parlamentari pd ed esponenti del governo si è incontrato finora solo una volta in Senato. Il secondo incontro era programmato ieri mattina alle 9: è saltato. Senatori e deputati sono stati avvisati all’ultimo istante con un sms inviato intorno alla mezzanotte dalla segreteria del capogruppo a Palazzo Madama Luigi Zanda.



La Rai può attendere, sottintendeva in un certo senso il messaggio. Invece no. Restare nel limbo è un lusso che l’azienda non può permettersi. Ma l’ufficio di presidenza della Vigilanza non ha ancora stabilito quando termineranno le audizioni. Per contro, Gubitosi ha buone speranze di farlo approvare in cda. Sulla carta i contrari sono solo i consiglieri Verro, De Laurentiis e Rositani. Il dg, ex ad di Merrill Lynch, di Wind, una vita in Fiat, indicato daMonti, è fortemente tentato dal blitz.



La responsabilità dell’immobilismo ricadrebbe fatalmente sulla Vigilanza, cioè sui politici: i frenatori.
Intanto ieri il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, convocato dalla commissione Lavoro del Senato, ha fatto il punto sulle altre questioni che tengono le emittenti private e la Rai con il fiato sospeso. Tutto ancora da decidere sul canone e sull’ipotesi di inserirlo in bolletta. Stoppato anche il decreto per annullare gli effetti della delibera Agcom sui nuovi canoni sulle frequenze. Lo sconto di 80 milioni a Mediaset almeno per ora è “salvo”.
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