Povertà, la Caritas attacca il Governo: «Pochi miglioramenti, disattenzione nei confronti dei più deboli»

Povertà, la Caritas attacca il Governo: «Pochi miglioramenti, disattenzione nei confronti dei più deboli»
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Martedì 15 Settembre 2015, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 17:56
Il Governo Renzi, che pure ha introdotto qualche «avanzamento marginale» nel sostegno al reddito, non si è finora «discostato in misura sostanziale dai suoi predecessori» e ha confermato la «tradizionale disattenzione della politica italiana nei confronti delle fasce più deboli»: è la valutazione della Caritas.



Il severo giudizio di Caritas Italiana è contenuto nel Rapporto 2015 Le politiche contro la povertà in Italia, presentato oggi a Roma. Il Rapporto parte dalla 'fotografià della situazione: se è vero, si legge, che la povertà assoluta (dati Istat) ha smesso di crescere stabilizzandosi intorno al 7% della popolazione, confrontando il 2014 con il 2007, cioè con il periodo pre-crisi, il numero dei poveri in senso assoluto è salito da 1,8 milioni a 4,1 milioni, dunque è più che raddoppiato. L'Italia, sottolinea Caritas, è l'unico paese europeo, insieme alla Grecia, privo di una misura nazionale contro la povertà.



L'attuale sistema di interventi pubblici risulta del tutto inadeguato (i fondi nazionali sono passati da 3.169 milioni del 2008 a 1.233 milioni del 2015) e frantumato in una miriade di prestazioni non coordinate, la gran parte dei finanziamenti pubblici disponibili è dedicata a prestazioni monetarie nazionali mentre i servizi alla persona, di titolarità dei Comuni, sono sottofinanziati. Infine, la distribuzione della spesa pubblica è decisamente sfavorevole ai poveri: l'Italia ha una percentuale di stanziamenti dedicati alla lotta alla povertà inferiore alla media dei paesi dell'area euro (0,1% rispetto a 0,5% del Pil, l'80% in meno). Gli interventi decisi dal governo Renzi - bonus di 80 euro, bonus bebè, bonus per le famiglie numerose e l'Asdi - secondo il rapporto si traduce in un complessivo incremento medio di reddito pari al 5,7%, risultato migliore rispetto ai precedenti Governi.



Si tratta, però, di un avanzamento marginale e non privo di controindicazioni e pertanto la valutazione d'insieme è che in materia di sostegno al reddito l'attuale esecutivo, ad oggi, non si è discostato in misura sostanziale dai suoi predecessori e ha confermato la tradizionale disattenzione della politica italiana nei confronti delle fasce più deboli. Se, infatti, il 22% dei nuclei poveri ottiene almeno una delle misure sopra elencate, solo il 5,5% esce dalla povertà per effetto di questi interventi.
Anche le misure annunciate, come l'abolizione della Tasi o la riduzione dell'Irpef, incideranno poco o nulla su questi nuclei che per lo più sono incapienti.




LA REPLICA DEL MINISTRO POLETTI

L'azione di Governo - si afferma in una nota diffusa in occasione della presentazione del Rapporto 2015 della Caritas sulla povertà - anche quando non direttamente volta al contrasto alla povertà estrema, è caratterizzata da una evidente inversione di tendenza rispetto al passato. Molti degli interventi del jobs act - precisa il ministro Poletti - hanno chiari effetti di riduzione della povertà: si pensi alla riforma degli ammortizzatori sociali, dalla universalizzazione della Naspi, che copre molte figure che altrimenti sarebbero rimaste senza reddito, all'introduzione, per la prima volta nel nostro paese, di un sussidio di disoccupazione di natura non previdenziale, l'Asdi, destinato proprio ai disoccupati più bisognosi che abbiano esaurito gli altri sussidi; per non dire di tutti gli interventi che facilitano l'occupazione, migliorano l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e puntano all'accrescimento dell'occupabilità dei lavoratori più fragili. Non bisogna infatti mai dimenticare che la via principale per l'uscita dalla povertà è il lavoro.«Poletti rivendica gli interventi del Governo in direzione del contrasto alla povertà. Per la prima volta da quando sono nati, Il Fondo politiche sociali e il Fondo per le non autosufficienze- dice - sono stati resi strutturali e il finanziamento del 2015, includendo anche le risorse per i nidi e gli altri servizi per la prima infanzia, è salito a oltre 800 milioni: ricordo che a legislazione vigente si trattava di fondi azzerati. Abbiamo poi presentato alla Commissione europea, che ce l'ha approvato, un programma operativo per l'utilizzo dei Fondi strutturali -il PON Inclusione, per oltre 1 miliardo di euro nel periodo 2014-20- il cui obiettivo è finanziare i servizi territoriali per l'inclusione e l'attivazione delle famiglie in condizione di povertà: riteniamo, infatti, che il sostegno al reddito da solo non sia sufficiente a far uscire le persone dalla povertà e che sia necessaria un'offerta di servizi.
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