Caso Pompei, custodi precettati: dal governo stretta sugli scioperi

Caso Pompei, custodi precettati: dal governo stretta sugli scioperi
di Laura Larcan
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Martedì 24 Giugno 2014, 01:38 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 19:03
ROMA - Le assemblee si facciano pure quando non inficiano in modo drammatico sull’apertura degli Scavi di Pompei.

Si possono fare alle sei e mezza di sera e magari si può chiudere un’ora prima, ma non certo di domenica mattina». Già, la prima domenica d’estate, che ha beffato ben 500 turisti rimasti dietro ai cancelli. Più che un appello è ormai un’affermazione di principio, quella emessa ieri a gran voce dal Soprintendente speciale agli Scavi di Pompei Massimo Osanna, in carica dal 5 marzo scorso.



Perché quella di ieri è stata l’ennesima giornata nera per l’area archeologica dell’antica città vesuviana. Si è iniziato al mattino con una nuova assemblea sindacale che ha chiuso il parco in barba ai visitatori in attesa, per poi innescare un’escalation di “bacchettate”, non solo dai vertici del Ministero per i beni culturali e per il turismo, ma anche in seno alle stesse organizzazioni sindacali, arrivando ad un braccio di ferro “intestino” nella stessa Cisl. Nel mirino soprattutto la Cisl-Pompei alla testa di una mobilitazione “intransigente e barricadera”. Il tutto, nella cornice dell’annuncio della riapertura del Teatro Grande di Pompei con un evento in programma per il 28 e 29 giugno. A tuonare contro le assemblee sindacali selvagge che precludono le visite ai turisti è stato direttamente l’inquilino del Collegio Romano Dario Franceschini, che ha invocato con determinazione lo stop alle chiusure ai turisti per assemblee sindacali, avvertendo che il governo si prepara a tutelare l'immagine degli Scavi di Pompei e di altri siti monumentali ricorrendo, se occorre, anche alla precettazione. Posizione che ha incassato l’appoggio dalle segreteria nazionale della Cisl, con tanto di leader Raffaele Bonanno che ha deciso di «commissariare la struttura sindacale locale» (non senza però sollecitare al ministro un «incontro urgente per definire regole chiare di comportamenti reciproci»).



IL PUGNO DURO

La serrata di ieri mattina è stata la goccia: «un ulteriore danno - ha denunciato Franceschini - in termini di immagine che rischia di vanificare il difficile lavoro che tutti i livelli istituzionali, dall'Europa al Governo, al ministero, agli enti locali, sino ai lavoratori stanno facendo per Pompei». Di qui, il pugno duro, con l’obiettivo di «modificare la normativa che aggiunga l'apertura dei luoghi della cultura all'elenco dei servizi pubblici essenziali. Una nuova norma che consenta di ricorrere, in casi eccezionali, alla precettazione del personale per scongiurare le chiusure e e tutelare i diritti dei visitatori». Nel frattempo la chiusura del sito di ieri mattina si è conclusa con una difficile tregua tra i sindacati in mobilitazione (ad eccezione della Cgil che non ha partecipato alle assemblee) e la Soprintendenza di Pompei. Con il vertice sono state revocate le assemblee annunciate fino a giovedì, che avrebbero bloccato l'afflusso turistico all'area, e creato nuovi e importanti disagi.



LA TRATTATIVA

E questo almeno fino a venerdì, quando la Soprintendenza di Pompei ha fissato una nuova tappa della contrattazione per portare all’ordine del giorno i punti cruciali. Senza dimenticare che la riorganizzazione del personale è ferma al 2001, a fronte di un sito visitato da circa 3 milioni di persone l’anno. Insomma, basta caricare Pompei di immagine negativa. E l’appello arriva anche dalle imprese del turismo. Tour operator e guide.

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