Secondo quanto è emerso nel corso del lunghissimo processo che si è celebrato due volte in appello e due in Cassazione, Antonacci «sparò con la mitraglietta M12 - si leggeva nelle motivazioni della sentenza di condanna - e non con la pistola di ordinanza, prelevata abusivamente dal deposito della questura di Brindisi, estremamente potente e precisa nel colpire il bersaglio.
E sparò a raffica». I giudici d'appello, dopo il primo rinvio della Suprema corte, ribaltarono all'esito del giudizio le sentenze di primo grado del Tribunale di Brindisi e di secondo grado della Corte d'Assise di Lecce che avevano ritenuto come colposa la condotta dell'ex funzionario di polizia e delle altre persone che si trovavano sull'elicottero. I familiari della vittima, assistiti dall'avvocato Giuseppe Lanzalone, hanno ottenuto la conferma del riconoscimento delle provvisionali e del risarcimento del danno in sede civile.