LA RIUNIONE
Il vertice tra le principali associazioni Glbt era stato indetto a Torino per fare il punto sulla questione dei diritti e, soprattutto, lanciare un nuovo coordinamento, che puntasse a superare le ormai storiche divisioni tra i vari gruppi locali e nazionali. La questione del Pride nazionale, che non era all'ordine del giorno, è stata affrontata per risolvere la diatriba tra Roma e Napoli. «Era inutile e controproducente per tutti andare ad una contrapposizione che sarebbe stata deleteria – spiega un partecipante all'assemblea – perché ci avremmo fatto la solita figuraccia». Una mini-rivoluzione, se si pensa che il primo Pride nazionale, in Italia, si è tenuto nel 1994 e che, da allora, è stato un appuntamento fisso. «Adesso stiamo lavorando per coinvolgere sempre più città nell'Onda pride – spiega Flavio Romani, segretario nazionale Arcigay – Per adesso hanno aderito alla data del 28 giugno Sassari, Napoli, Catania, Palermo, Milano e Bologna».
LE CRITICHE
Sui social network iniziano a farsi sentire le prime voci contro questa scelta, a partire da quella di Rita De Santis, ex presidente di Agedo oggi in Arcigay: «A me personalmente dispiace. Ritrovarsi prendere un treno e discutere con sconosciuti sulla validita' del Pride era bello; così come ritrovarsi con bandiere e slogan da ogni provincia. Ora cosa si farà? Ognuno passeggia per il suo paese e poi si stilerà la graduatoria: 'Il mio Pride è piu" bello del tuo'. Come sempre trionfa in questa Italia dove essere uniti e' praticamente impossibile». «Personalmente penso che per un anno sospendere l'attribuzione del Pride Nazionale», ha commentato Marco G., rispondendo alla presidente di Agedo - sia stata una forma di maturità. «A Torino si è discusso di non affibbiare l'etichetta di nazionale a nessuno dei Pride del 2014, rilanciando l'idea del'onda pride (se si riuscirà a fare) e rinviando in un gruppo di lavoro ad hoc il tema per i prossimi anni – ha spiegato Enzo - le posizioni su quest'anno son state unanimi, un po' più discordanti per il futuro. Resta il fatto che la cancellazione dell'etichetta nazionale non toglie che il movimento, per motivi politici o di opportunità, decida di concentrare la massima attenzione su una città piuttosto che un altra». «Trovo l'idea di non fare un Pride Nazionale bislacca - ha scritto Danilo - e mi rammarico che i vari esponenti del movimento glbt non abbiano l'orgoglio necessario per trovare un accordo che conduca all'unità».
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