Omicidio Sarah Scazzi, i rancori di Cosima alla base del movente

Sarah Scazzi (a destra) con la cugina Sabrina
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Giovedì 13 Marzo 2014, 15:27 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 18:51
Cosima Serrano ha maturato nel tempo un "autonomo" risentimento verso la nipote Sarah Scazzi, che s'innestava in un sostrato di rancori famigliari», creando «un personale movente della donna» sfociato nell'uccisione della nipote quindicenne. Lo scrive la Corte di Assise di Taranto motivando la condanna all'ergastolo di Cosima Serrano. Il «movente personale» creatosi in Cosima Serrano «affiancatosi a quello della figlia (Sabrina, ndr) - scrive ancora la Corte di Assise - nella condivisione del malanimo verso Sarah, l'avrebbe portata all'impeto finale, vedendola perseguire, nei momenti topici, lo stesso obiettivo di Sabrina Misseri: la morte della Scazzi». Anche Sabrina Misseri, come la madre Cosima, è stata condannata all'ergastolo. La Corte aggiunge che «la reazione omicida della Serrano non è premeditata, come non lo è da parte di Sabrina Misseri. Sarah è ricondotta a casa Misseri non già con il fine di ucciderla, ma per calmarla e convincerla al silenzio».



Fu di Cosima la decisione di sequestrare Sarah. Secondo la Corte l''iniziativa di "sequestrare" Sarah, costringendola a salire a bordo della sua auto, è «sicuramente ascrivibile» a Cosima Serrano. Fu quest'ultima «con la sua autorità di zia, e non già Sabrina Misseri, a intimare a Sarah di salire a bordo dell'auto
». La Corte aggiunge che «la presenza di Cosima Serrano col ruolo di indiscussa protagonista, nella fase antecedente all'omicidio, caratterizzata da una condotta violenta e/o minacciosa volta a privare Sarah Scazzi della sua libertà personale, esclude, dal punto di vista logico, che, una volta avvenuta la forzata riconduzione della nipote in casa Misseri, la Serrano si potesse disinteressare della questione». Di conseguenza, non è possibile che Cosima lasciasse «Sarah da sola con Sabrina mettendosi tranquillamente nel letto a riposare».



Non ci sono «spiegazioni alternative» rispetto a quelle della «partecipazione al grave fatto delittuoso», ovvero all'uccisione di Sarah Scazzi, di Cosima Serrano e sua figlia Sabrina Misseri: è quanto scrive la Corte di Assise di Taranto nelle motivazioni. La Corte spiega che non sono noti i precisi contorni della discussione in casa Misseri che avrebbe preceduto il delitto «e neppure è indispensabile accertarli ai fini del giudizio di responsabilità, una volta che si disponga di punti fermi e probatoriamente verificati».



I «punti fermi», vedono «Sabrina Misseri e Cosima Serrano insieme a Sarah pochi minuti prima della sua morte (in occasione del sequestro) ed evidenziano i comportamenti susseguenti alla sua fine in termini che - conclude in proposito la Corte - non consentono spiegazioni alternative rispetto a quelle della partecipazione al grave fatto delittuoso».
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