In un'integrazione alla richiesta di misure cautelari, datata 9 giugno scorso, infatti, viene ricostruita la vicenda della Edilscavi, società riconducibile al presunto boss Giuseppe Galati, e dei «lavori di quest'ultima presso la Teem». Dalla Banca dati 'Consorzioteem', spiegano i pm, «si rilevano due appalti affidati in data 28/11/2013 da Grandedil srl a Edilscavi» del valore di 450mila euro. Uno relativo al «trasporto di rocce e terre da scavo» e l'altro per il «noleggio a freddo di macchine operatrici». E da altri accertamenti, chiariscono i pm, «è stato rilevato che in data 11/10/2013 il Consorzio Costruttori Teem ha inviato alla Prefettura di Milano la richiesta di informazioni antimafia (...) per il rilascio della autorizzazione ad effettuare opere e lavori pubblici».
Il 25 febbraio scorso, la Prefettura di Milano «comunica al Consorzio Costruttori TEEM che nei confronti della Edilscavi Srl e delle persone indicate nella documentazione allegata alla richiesta non sono state accertate cause ostative» e «che dalle verifiche disposte non emergono elementi relativi a tentavi di infiltrazione mafiosa nell'ambito della società». Pertanto «si rilascia certificazione» e «permesso ad operare nel cantiere per 12 mesi». Secondo le indagini, invece, la società era gestita dal carcere dal presunto boss, anche se formalmente intestata a due persone «Mangialavori Gaetano e Montele Domenica» che, tra l'altro, erano suoi cognati. Mangialavori, intercettato nel giugno 2013 mentre era a colloquio nel carcere di Cosenza con Galati, così descriveva al presunto boss l'affare Teem: «Un lavoro ora di 40.000.000 di euro nell'Expo ... a Melegnano ... io già ho parlato, tutte cose». Una conversazione in cui, secondo i pm, «si colgono accordi con la Grandedil», che aveva preso quell'appalto Teem da «quaranta milioni». Per questo i pm hanno voluto segnalare al gip Alfonsa Ferraro «la comprovata presenza in un cantiere Expo» di una «società direttamente riconducibile alla 'ndrangheta».
Nel frattempo, dagli atti dell'inchiesta condotta dal Ros dei carabinieri emergono anche intercettazioni che dimostrano il rapporto tra la 'ndrangheta in Lombardia e il mondo politico-istituzionale. «A maggio abbiamo le elezioni (...) vedete se mi trovate un pò di voti di preferenza! ...
eh ... se no, non si fa più niente»: così, lo scorso 18 gennaio, quasi dando un ordine il consigliere comunale di Mariano Comense (Como), Emilio Pizzinga, si rivolgeva a Salvatore Muscatello, presunto boss 80enne, ieri tornato in carcere. Mentre Antonio Galati, dopo la 'soffiatà su possibili controlli ricevuta da un funzionario dell'Agenzia delle Entrate, dava un suggerimento ai suoi parenti titolari di un panificio: «Fate questi c.... di scontrini».
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