Napoli, arse viva la moglie, ora minaccia la figlia: «Ti faccio fare la fine di tua madre»

Il luogo della tragedia
di Viviana Lanza
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Venerdì 9 Ottobre 2015, 15:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 09:37
I loro sguardi si sono incrociati dopo quasi due anni. Occhi negli occhi come non accadeva da quei giorni terribili di febbraio 2013.



Mena, 24 anni, ha rivisto il padre. Vincenzo, 53 anni, quello sguardo non deve averlo retto. «Che hai da guardare?» le ha chiesto dal gabbiotto riservato agli imputati detenuti. «Ma non ti vergogni...» ha sussurrato lei, la voce rotta dall’emozione, seduta al lato opposto dell’aula. A quel punto lui ha fatto un passo in avanti, verso le sbarre del gabbiotto: «Ti faccio fare la fine di tua madre» le ha detto a muso duro.



Aula 319, quarta sezione della Corte d’assise d’appello. Era l’udienza che ha aperto il secondo capitolo giudiziario su una triste storia di violenza domestica conclusasi con un epilogo terribile: Giuseppina Di Fraia, per tutti Pina, madre di una figlia ventenne e di una ragazza oggi adolescente, e nonna di una bimba di pochi anni, fu uccisa dal marito Vincenzo Carnevale. Era l’11 febbraio 2013 e Pina, 51 anni, si stava recando come tutte le mattine in uno dei condomini di via Vicinale Monti, a Pianura, dove lavorava come addetta alle pulizie. Era così che portava avanti la famiglia, cresceva le figlie e la nipotina e sosteneva quel marito violento, che le chiedeva soldi per ogni cosa, anche per le sigarette, che non aveva un lavoro stabile, che aveva modi poco gentili.



Quella mattina Vincenzo raggiunse in auto Pina, lei era a piedi. Lui la investì, la caricò in auto e dopo circa 300 metri le gettò addosso della benzina e le diede fuoco. La lasciò in strada dopo averla fatta diventare una torcia umana. Lei morì in ospedale dopo tre giorni di agonia. Il 17 aprile dello scorso anno il marito autore del delitto fu condannato all’ergastolo al termine del processo con rito abbreviato.



Ieri Vincenzo Carnevale è tornato davanti ai giudici, questa volta dinanzi al collegio della Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Zeuli. Tensione in aula. La difesa, rappresentata in questo processo di secondo grado dall’avvocato Giovanni Bianco, nei motivi di appello ha chiesto una perizia psichiatrica per l’imputato e l’esclusione del Comune di Napoli tra le parti civili. L’avvocato Davide Diani, che rappresenta Palazzo San Giacomo, ha sollevato un’eccezione per la mancata notifica dei motivi di appello e ha chiesto un rinvio per replicare. La questione ha richiesto una breve camera di consiglio dei giudici ed è accaduto proprio durante la pausa che Carnevale ha minacciato la figlia: «Ti faccio fare la fine di tua madre».