Mose, spunta un affare da 50 milioni, fermato il commercialista di Galan

Mose, spunta un affare da 50 milioni, fermato il commercialista di Galan
di Giuseppe Pietrobelli
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Domenica 8 Giugno 2014, 09:58 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 08:53

Il presidente, il fiduciario, le quote societarie schermate e una serie di documenti per operazioni commerciali da decine di milioni di dollari in Indonesia. È uno spiraglio su una vicenda di dimensioni enormi quello che ha aperto una trappola che il Gico della Finanza ha messo in atto all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Aveva lo scopo di cercare prove sul rapporto indissolubile tra Giancarlo Galan e il suo commercialista Paolo Venuti (anch’egli finito in carcere mercoledì scorso), nell’ipotesi che il professionista 57enne fosse il prestanome di Galan in due società.

Ovvero, Adria Infrastrutture e Nord-Est Media, di cui un misterioso acquirente deteneva rispettivamente il 70% e il 7%, quote pagate in buona parte dalla Mantovani. Ora quelle partecipazioni rientrano nei capi d’accusa riferiti a Galan (e a Venuti) perché avrebbero costituito - secondo i Pm - un canale della corruzione dell’ex presidente della Regione Veneto da parte di Piergiorgio Baita. E Venuti è diventato così un personaggio-chiave nell’inchiesta che riguarda il deputato di Forza Italia.

Il gip Scaramuzza scrive che sono stati trovati «riscontri oggettivi del ruolo di Venuti quale prestanome di Galan nella società PVP» che deteneva le quote di Adria Infrastrutture e Nord-Est Media, per un valore complessivo quantificato in 431.200 euro. Una di queste prove è la «trappola dell’aeroporto». Il 19 luglio 2013 il Gico sa che dal Marco Polo sta per partire Venuti, assieme a moglie e figli, diretto in Indonesia, con scalo Dubai. Il controllo doganale appare casuale, ma non lo è, perché le intercettazioni telefoniche e ambientali ne sono la premessa.

La ricostruzione. Alle 14.10 gli uomini del Gico chiedono a Venuti di aprire la valigia. Annota il gip: «Tale controllo ha condotto al rinvenimento di copiosa documentazione afferente cospicue operazioni commerciali (compravendite societarie dell’ordine di 50 milioni di dollari) nel sud est asiatico, principalmente in Indonesia». Cosa c’entrano quelle carte con Galan? «Vi è il verbale di operazioni, da cui risulta che è stata sequestrata al Venuti una serie di documenti riferibili alla società Thema Italia Spa con sede presso lo studio Venuti e ai suoi rapporti con società indonesiane».

Quindi, Thema Italia fa affari in Indonesia, tramite Venuti. Ma «da alcune conversazioni telefoniche del 18 luglio 2013 immediatamente prima del controllo della Finanza tra Venuti e la moglie Alessandra si evince che i due erano perfettamente consapevoli della riferibilità al Galan delle operazioni economiche gestite dal Venuti nel sudest asiatico la cui documentazione è stata sequestrata a Tessera».

La trappola era stata decisa quando alle 9.57 del 18 luglio i coniugi Venuti si parlarono al telefono, citando Galan, gli affari in Indonesia e l’interesse del deputato: «Chiama Giancarlo digli che è la storia dell’Indonesia del gas spiegagli che è il gas... che è la conclusione della vicenda del gas». Tanto basta ai finanzieri (e al gip) per scrivere che «il Venuti doveva andare in Indonesia per affari con le società indonesiane risultate dalla documentazione sequestrata in contatto con la società Thema, per conto del Galan, dovendosi precisare che la società Thema (capitale sociale 3.300.000 euro) anche se non intestata formalmente ai coniugi Venuti, è risultata senz’altro ad essi riferibile».

La moglie di Venuti. I finanzieri hanno indagato su queste scatole cinesi. E hanno scoperto che la moglie di Venuti era intestataria di un mandato fiduciario per amministrare obbligazioni nominali per oltre 1 milione emesse da Thema (il 9 dicembre 2010), tramite la società fiduciaria Sirefid di Milano «risultata dagli accertamenti patrimoniali a carico dei Galan utilizzata dai coniugi Galan». Anzi, dopo la notifica degli accertamenti bancari nell’ottobre 2013 «vi è stato il rimborso delle predette obbligazioni ai Venuti e il trasferimento delle somme su conto corrente croato intestato a fiduciaria italiana (Unine Fiduciaria spa)».

Da questo coacervo di interessi emerge la posizione centrale del commercialista Venuti nella gestione del patrimonio di Galan. Secondo i Pm, che ne hanno ricostruito l’entità, è composto da proprietà immobiliari: la villa di Cinto Euganeo che vale qualche milione di euro, una tenuta agricola a Castel del Rio (Bologna), una villa in Croazia. Ma ci sono anche partecipazioni in diverse società del settore energetico. I nomi di tutte le società? Margherita (di famiglia), San Pieri (21.5%), Green Power (10%), Ihlf (50%, settore sanitario), Amigdala (20% della moglie), Franica Doo (società di diritto croato). Nello studio Venuti hanno sede sia Nord Est Media che PVP coinvolte nel capitolo della corruzione. Tornando al reale beficiario delle quote fiduciariamente in mano a Venuti (che per i Pm è Galan), ci sono alcuni coimputati che accusano. Claudia Minutillo: «La PVP di Padova ha come riferimento per me Paolo Venuti.

È un amico di Giancarlo Galan. Si collega a Galan, solo a Galan». Che le quote fossero di Galan, Minutillo l’ha saputo da Venuti e da Baita. E Baita delle quote ha detto: «La PVP è intestata credo a Paolo Venuti. I rapporti sono molto stretti, è stato il governatore Galan che ci ha detto di parlare con Venuti per la questione, non ho dubbi».

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