Terrore a Milano, spari in tribunale: tre morti. L'uomo arrestato dopo fuga in moto

L'arresto di Giardiello
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Giovedì 9 Aprile 2015, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 08:01

Terrore a Palazzo di Giustizia di Milano: un uomo imputato in un processo a suo carico per bancarotta fraudolenta, Claudio ​ Giardiello, 57 anni, immobiliarista, originario di Benevento, e residente e Brugherio, nell'hinterland milanese, ha ucciso a colpi di pistola tre persone, fra cui un giudice, e ne ha ferite altre due, una gravemente. Tredici i colpi sparati dall'uomo.

L'uomo ha sparato in un'aula al terzo piano, durante il suo processo per bancarotta, uccidendo un coimputato e ferendone gravemente un altro che riteneva responsabili della sua rovina. Nella sparatoria ha ammazzato anche un avvocato che lo aveva difeso alcuni anni prima e che era testimone al processo.

Poi è sceso al secondo piano. Mentre scendeva le scale ha incontrato un commercialista, Stefano Verna, che si era occupato della sua vicenda processuale, e l'ha colpito a una gamba. Poi è tornato indietro ed è andato a cercare il giudice Fernando Ciampi, che aveva dichiarato fallita una sua azienda. Il magistrato, giudice della seconda sezione fallimentare del Tribunale di Milano, è stato colpito alla scapola e all'inguine mentre era nel suo studio. Da quanto si è saputo, il giudice ha cercato di proteggere anche una sua collaboratrice prima di essere ucciso.

L'avvocato, colpito in aula durante l'udienza, è Lorenzo Alberto Claris Appiani, 37 anni. La terza vittima è Giorgio Erba, coimputato di Giardiello. Ferito gravemente Davide Limongelli, socio di Giardiello nella società Magenta Immobiliare di Milano - dichiarata fallita il 13 marzo del 2008 - presente in aula a sua volta come coimputato.

Erba e Limongelli erano soci di Giardiello in due immobiliari che avevano costruito degli immobili residenziali a Villasanta, vicino all'autodromo di Monza.

I due lo avevano poi denunciato e l'azienda era stata poi dichiarata fallita dal giudice Ciampi. L'uomo che ha sparato oggi riteneva quindi tutti e tre in qualche modo responsabili della sua rovina.

Giardiello dopo la strage ha sparato un altro colpo poi è uscito dal tribunale ed è salito in moto scappando. Ma poco dopo è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Monza. «Catturato a Vimercate il presunto assassino di Milano. Ora si trova in caserma dei Carabinieri», ha annunciato su Twitter il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che oggi era a Milano per partecipare ad una riunione del Comitato per la Sicurezza. Nel frattempo il palazzo di giustizia era stato evacuato.

«Ero al terzo piano nel corridoio dove si affaccia l'aula, ho sentito cinque spari, c'è stato un fuggi fuggi generale. Sono sceso al secondo piano, dove c'è la stanza del giudice, e l'ho visto morto», ha raccontato l'avvocato Giancarlo Longo.

L'avvocato Appiani era stato l'avvocato di Giardiello e oggi era in aula come testimone. Giardiello era stato cliente di mio nipote, racconta lo zio della vittima, l'avvocato Alessandro Brambilla Pisoni, arrivando al pronto soccorso del Fatebenefratelli di Milano. «Poi - continua - aveva iniziato a combinare disastri e lui ha smesso di seguirlo. Sapevo che oggi mio nipote era in aula come testimone in una causa penale perché Giardiello era stato denunciato».

«Ho visto colpire delle persone. Ho visto morire un testimone davanti a me», ha detto il pm di Milano Luigi Orsi, che oggi si trovava in udienza quando Giardiello ha sparato. Orsi, uno dei sostituti procuratori più stimati della Procura di Milano esperto in reati economico-finanziari, ha spiegato di essersi spaventato ma che ora sta bene.

«Abbiamo sentito delle urla arrivare dall'atrio della Corte d'Appello dove eravamo, poi alcuni poliziotti in borghese ci hanno detto di uscire in corridoio dove siamo rimasti per un'ora e mezza prima di poter uscire» dal palazzo. Questo il racconto di uno degli avvocati che questa mattina si trovava in tribunale.

«Non so nulla ma certo dovrebbe essere impossibile entrare in un Tribunale e sparare. Ho saputo dell'uccisione di un collega, una cosa che mi sconvolge», ha commentato il presidente dell'autorità Anticorruzione Raffaele Cantone. L'ex magistrato Gherardo Colombo, che ha trascorso l'intera sua carriera a Palazzo di Giustizia di Milano, si è detto «frastornato e sconvolto». «Non dico che vi sia una correlazione diretta - ha proseguito, parlando a Sky Tg 24 - ma vi è un clima contro la magistratura che certamente non contribuisce».

«Ho sentito degli spari e ho visto un uomo con una gamba insanguinata, ho avuto paura e sono scappato», ha raccontato un testimone, che si trovava nel palazzo di giustizia di Milano quando è avvenuta la sparatoria. Diverse persone hanno sentito il rumore degli spari e sono fuggite dai corridoi e si sono dirette verso l'uscite dell'edificio.

«Ho visto lo sparatore accucciato dietro a una panca al secondo piano dopo la sparatoria», ha detto una dipendente del palazzo di giustizia.

Uno dei feriti, colpito da due proiettili, alla coscia destra e al piede sinistro, è stato soccorso da un avvocato, Massimo Zappaterra. «Ho visto questa persona che sanguinava e l'ho soccorso. Aveva due ferite, una al piede sinistro, dove il proiettile era uscito, e una alla coscia destra. Sono stato con lui - spiega - finché è arrivata l'ambulanza, mezz'ora dopo. Era sotto choc, uno dei creditori nel processo per bancarotta che si stava svolgendo. Credo sia stato colpito mentre scappava».

«È una persona che si presentava molto bene, dopo di che aveva tratti di aggressività inquietante, scatti d'ira, elementi paranoici, per cui abbiamo concluso il rapporto», ha dichiarato l'avvocato Valerio Maraniello che in passato ha difeso Claudio Giardiello. «Ho lavorato con lui fino a 2 o 3 anni fa. Insieme a Claris Appiani stavamo gestendo una transazione relativa alla sua società e i rapporti non erano chiari. Era paranoico, convinto sempre che qualcuno volesse fregarlo, invece di affidarsi a professionisti».

Dopo la sparatoria, come misura preventiva, tutti i magistrati milanesi presenti a Palazzo di Giustizia, sono stati invitati a rimanere chiusi nei loro uffici. Nel caos e nella confusione, non avendo più notizie dell'uomo che aveva sparato, tutti i togati presenti sono stati invitati a non girare nei corridoi della cittadella giudiziaria.

Fuori dal Palazzo di giustizia dopo gli spari si sono radunate centinaia di persone, tra dipendenti e persone impegnate in processi. «Appena ho sentito gli spari - ha detto una impiegata 40enne - e ho visto la gente fuggire mi sono chiusa all'interno della Cancelleria. Ho avuto tanta paura e ho cercato di lasciare al più presto il palazzo».

«Mi sembra incredibile quello che è successo», ha detto ai cronisti all'esterno del Palazzo di Giustizia un uomo di circa 50 anni che era all'interno nel momento degli spari. «Non è possibile - ha aggiunto - che una persona possa entrare armata in un tribunale soprattutto in un periodo in cui i controlli dovrebbero essere più forti».

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