Sfigurato con l'acido, chiesti 10 anni per l'ex marito della sua amante

Sfigurato con l'acido, chiesti 10 anni per l'ex marito della sua amante
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Giovedì 13 Febbraio 2014, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 09:00
Chiesta la condanna a 10 anni di reclusione per Felice Ravasi, un imprenditore brianzolo di 56 anni accusato di aver arruolato tra il 2008 e il 2009 una squadra di 'mercenari' per molestare, picchiare e infine sfigurare con l'acido un consulente finanziario 49enne, colpevole di avere una relazione con la sua ex moglie.

La richiesta di condanna è stata formulata dal pubblico ministero Giancarla Serafini ai giudici della prima sezione penale, al termine di un processo indiziario scaturito da una delicata e difficile inchiesta. Nell'ambito della stessa vicenda, il 20 giugno 2012 era stata assolta nel procedimento con giudizio abbreviato la moglie della vittima, sospettata di aver organizzato la vendetta con Ravasi, indicandogli i luoghi frequentati dal marito. Quel giorno era invece stato condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere un uomo che secondo l'accusa sarebbe stato pagato dall'imprenditore per organizzare le aggressioni subite dal consulente finanziario, ma la condanna è stata poi annullata in appello.



Il processo, la cui conclusione è prevista per il prossimo 27 marzo, è nato dalla querela di A. M., sporta dopo che il 21 settembre 2009, all'ingresso della sua abitazione in via Valsesia, è stato aggredito da uno sconosciuto, che gli ha gettato sul volto dell'«acido solforico ad altissima concentrazione», si legge nella ricostruzione del pm, che gli ha provocato una gravissima ustione chimica, che ha coinvolto tutta la parte sinistra del volto fino all'orecchio e gli ha fatto perdere un occhio. Questa terribile aggressione, peraltro, è stata solo l'ultima di una serie di gravi episodi, conditi dalla ricezione per mesi di una serie di telefonate mute, di sms minacciosi, di mms con fotografie di donne nude. Il consulente, infatti, il 3 novembre 2008 aveva trovato tagliate tutte e quattro le gomme della sua Audi parcheggiata fuori dal cimitero di Brivio e il 29 giugno 2009 era stato pestato all'uscita da una lavanderia in via Francesco Sforza, dove un motociclista gli ha sferrato un pugno in faccia.



All'inizio delle indagini, gli inquirenti pensavano di avere a che fare con un tentativo di estorsione ai danni del 49enne, che lavorava come consulente per un istituto di credito, occupandosi di fusioni societarie. Ma gli indizi raccolti hanno portato il pm Serafini ha ipotizzare la strada della «vendetta privata» da parte di Ravasi, ex marito della nuova compagna del consulente aggredito, di cui poi ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio con le accuse di atti persecutori, lesioni gravissime e danneggiamento. Secondo quanto dichiarato oggi da Serafini nel corso della requisitoria, «nel dibattimento sono emerse le prove per stabilire la responsabilità penale dell'imputato. Non solo per l'imputazione di stalking, ma anche per il reato più grave, che è l'aggressione con l'acido».



Dall'escussione dei testimoni, è emerso che «Ravasi è un uomo arrogante, vendicativo e persecutorio» e secondo il pm nei suoi confronti «non sono concedibili le attenuanti generiche». Di qui la richiesta di 10 anni di reclusione. L'avvocato di parte civile Anna Rita Augimeri si è associata alla richiesta di condanna del pm, pur osservando che a suo avviso a Ravasi andava contestata l'accusa di tentato omicidio e chiedendo al collegio di rinviare gli atti in procura perché l'imputato sia indagato anche per subornazione di testimoni. Secondo il legale a carico di Ravasi ci sono «tantissimi indizi gravi, precisi e concordanti» e il suo assistito è stato la vittima di «un uomo prepotente, malvagio, cattivo» che ha voluto «rovinare il volto dell'uomo che amava la sua ex moglie». Augimeri ha descritto l'imputato come «un soggetto che ha la disponibilità economica per corrompere i testi e per dar mandato a soggetti bisognosi per combinare così» A. M., che ora non ha più un lavoro «perché il senso estetico in Italia è importante».



E ancora, secondo Augimeri «Ravasi ha cercato in tutti i modi di manipolare questo processo e io non ho dubbi che quando voi giudici emetterete una sentenza di condanna perché ha rovinato troppe famiglie». I difensori dell'imputato, infine, hanno chiesto la sua assoluzione, sostenendo che a suo carico c'è solo «un forte movente», ma che tanto non basta a ritenerlo colpevole, perché «non c'è la prova né che sia il mandante delle aggressioni, né che lui stesso abbia commesso i fatti contestati».
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