Migranti, il piano del Viminale: 600 in Lombardia, 630 al Veneto

Migranti, il piano del Viminale: 600 in Lombardia, 630 al Veneto
di Valentina Errante
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Martedì 9 Giugno 2015, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 13:03

Sul fronte interno la linea dura, con l’Europa la mediazione. Mentre si registra una nuova chiusura della Francia nel faticoso iter verso l’approvazione dell’Agenda per l’immigrazione, il Viminale non tiene conto delle minacce dei presidenti delle regioni e mette in atto il piano di redistribuzione dei migranti, quasi e tutti inviati nei comuni del Nord. Tra sabato e lunedì ne sono sbarcati altri 5000, quasi tutti già partiti per Veneto, Lombardia Liguria, Toscana e Val d’Aosta a dovere aprire le porte. I prefetti hanno due giorni di tempo. I trasferimenti saranno completati al massimo domani

IL PIANO

Sarà un problema dei prefetti, che in 48 ore dovranno trovare gli alloggi, risolvendo le tensioni con governatori e sindaci.

Perché il Dipartimento per l’immigrazione e le Libertà civili ha già disposto che 600 migranti siano accolti in Lobardia, 630 in Veneto, 400 in Piemonte, 350 in Liguria, 250 in Toscana e 100 in Valle d’Aosta. Nelle strutture del Sud, già al collasso, sono previste cifre minime. In Campania, soltanto 150. La stessa cifra che, ieri, è stata già stati trasferita in pullman dalla provincia di Agrigento a quelle di Rovigo, Treviso e Belluno. Al momento il ministero dell’Interno non procede con le requisizioni dei siti, un’ipotesi che resta comunque aperta per risolvere la questione, qualora gli amministratori locali non collaborassero con i prefetti.

IL VERTICE

La decisione di ieri dopo un vertice tra il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento, il capo della Polizia, Alessandro Pansa e il ministro Angelino Alfano, che intanto continua a cercare una mediazione con il presidente dell’Anci Piero Fassino e il presidente della conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. La riunione di ieri era stata preceduta dall’incontro con il commissario europeo all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. attualmente i 90mila stranieri (77mila adulti, il resto minori) presenti in Italia gravano in maniera sproporzionata su alcune regioni (Sicilia in primis) L'ipotesi delle caserme per ora resta sullo sfondo, di riserva: la Difesa ne ha offerto 12 dismesse, ma dovrebbero essere sistemate. Si lavora anche alla creazione di 'hub' regionali, centri di accoglienza a grande capienza dove fare lo screening dei migranti prima di smistarli in strutture più piccole.

L’UE

Intanto va avanti la difficile partita europea. Ieri un incontro tecnico bilaterale tra il prefetto Morcone e i suoi omolooghi francesi, in vista dell’incontro tra i ministri dell’Interno e della giustizia Ue del prossimo 16 giugno, ha fatto registrare un altro rallentamento. Il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve aveva già mostrato forti perplessità. Per i suoi funzionari il nodo riguarda soprattutto le modalità di gestione dei richiedenti asilo che, secondo la politica d’Oltralpe, dovrebbero essere ”controllati” nei Cara e negli Sprar, per il tempo necessario all’esame delle richieste.

Ipotesi, che violerebbe i trattati internazionali, e non potrebbe comunque essere praticata in Italia, soprattutto per i tempi lunghissimi della nostra burocrazia, nettamente superiori a quelli francesi. Le trattative andranno avanti fino al 26, quando il Consiglio dovrà votare il Piano e stabilire anche se adottare la procedura d’urgenza.

L’Italia non soltanto punta a ridiscutere la cifra di 24mila profughi da ridistribuire sul territorio, ma anche ad allargare i parametri del ricollocamento, attualmente limitato a siriani ed eritrei. ma soprattutto le trattative diplomatiche hanno come obiettivo una revisione dei fondi. Attualmente l’Europa ha previsto 60milioni di euro da dividere tra tutti i paesi che accoglieranno i migranti. Una cifra davvero esigua rispetto alle spese finora sostenute dal nostro Paese. Nel 2014 630milioni di euro che nel 2015 rischiano di raggiungere il milione di euro.

Altro punto delicato sono gli 'hotspots', i centri dove le forze di polizia italiane, coadiuvate da rappresentanti di Europol, Easo (Ufficio europeo per l'asilo) e Frontex faranno un primo screening dei candidati al ricollocamento, con fotosegnalamento ed impronte digitali.

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