Renzi: «Sui barconi non solo famiglie innocenti. Ue dia una risposta politica»

Renzi: «Sui barconi non solo famiglie innocenti. Ue dia una risposta politica»
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Mercoledì 22 Aprile 2015, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 08:02

«Dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo combattendo una guerra contro i trafficanti di uomini. Non c'è nella storia un'altra esperienza analoga di compravendita di carne umana se non lo schiavismo». A dirlo è stato il premier Matteo Renzi nella sua informativa al Parlamento, dopo la strage dei migranti di sabato notte e alla vigilia del consiglio Ue straordinario.

«Non tutti i passeggeri sulle imbarcazioni dei trafficanti sono famiglie innocenti.

Il nostro sforzo per contrastare il terrorismo in Nord Africa deve crescere per superare questa minaccia, che crea un terreno fertile per il traffico di esseri umani e interagisce pericolosamente con esso», ha sottolineato Renzi.

«È importante che le procedure di asilo siano gestite con un team europeo e dai ministri degli esteri e possano estere patrimonio non solo di un paese ma di tutti». «Sono fiducioso che l'Ue possa cambiare passo e fare l'Ue non solo quando c'è da fare il budget», ha aggiunto, augurandosi che il consiglio Ue sia qualcosa di diverso da «un dotto club di specialisti tecnici che sanno tutte le dinamiche geopolitiche ma dimenticano di dare una risposta al dolore».

«Dall'Ue serve una risposta organica, strategica e plurale a ciò che sta avvenendo e che noi temiamo possa avvenire ancora», ha spiegato Renzi. «L'Europa che noi chiamiamo all'azione deve intervenire in Niger, Sudan, a sud della Libia, con la collaborazione dell'Onu», ha aggiunto. Deve «aumentare la presenza in mare non solo in Triton ma anche in Poseidon perché le partenze crescono dalla Siria».

«Permettetemi un sorriso amaro: quando sento in tv 'dobbiamo scoraggiare le partenze', si sappia che non si fa con una dichiarazione nel talk show ma con l'alto commissariato dell'Onu in Sudan e Niger e evitando di inseguire la demagogia come sta facendo larga parte opposizione. C'è un limite allo sciacallaggio», ha aggiunto.

«Non c'è divisione di fronte a queste tematiche, c'è l'Italia», è quindi l'appello lanciato alla Camera dal premier. L'Italia, ha aggiunto, «deve affermare il suo ruolo come ponte verso l'Africa, altro che i dibattiti dei talk show». «Quando i terroristi - ha spiegato Renzi - attaccano l'università di Garissa in Kenya, un museo in Tunisia, la redazione di giornale in Francia, dimostrano di sapere quali sono i loro obiettivi: è l'idea di cultura che viene messa in discussione. Ecco perché c'è tanto bisogno dell'Italia, della forza culturale, valoriale, educativa dell'Italia».

Di fronte alla strage di migranti «siamo chiamati ad un approccio politico perché è politica la scelta dell'Ue di svolgere un summit straordinario domani, con la necessità di dare una risposta che non sia solo una reazione emotiva, ma politica intesa come capacità di dare una risposta ad un problema articolato», ha concluso.

«Ci sono vicende squallide da combattere e vicende corruttive da estirpare. Non ci deve essere nessuna mitigazione nella reazione al danno di chi ruba su spese e costi dell'accoglienza ma ci sono centinaia di migliaia di persone perbene che si impegnano in volontariato», ha poi ricordato Renzi al Senato.

Il governo italiano non esclude la possibilità di arrivare a un blocco navale in Libia. L'approvazione del dispositivo della risoluzione di FI dà infatti al Consiglio di sicurezza dell'Onu il compito di valutare. E la parte della risoluzione di maggioranza in cui lo si vietava esplicitamente è stata cancellata. Nel dispositivo della risoluzione di Forza Italia si impegna il governo, tra l'altro, a sollecitare il Consiglio di sicurezza delle nazioni Unite a «valutare l'opportunità di emanare risoluzioni che permettano alla Comunità internazionale l'applicazione di misure in accordo con quanto stabilito dagli articoli 41 e 42 della Carta della nazioni unite».

E in questi due articoli, il 41 e il 42, si parla esplicitamente di blocco economico e di blocco navale. La prima norma dispone che il Consiglio di sicurezza dell'Onu possa «decidere quali misure, non implicanti l'impiego della forza armata, debbano essere adottate per dare effetto alle sue decisioni» e possa «invitare i membri delle Nazioni Unite ad applicare tali misure». Queste, si legge nel documento di FI che le riproduce, «possono comprendere un'interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio e altre e la rottura delle relazioni diplomatiche».

In più, se il Consiglio di sicurezza «ritiene che le misure previste nell'articolo 41 siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate, esso può intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri , ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale». Tale azione, dice ancora la norma, «può comprendere dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri nell'ambito delle Nazioni Unite». Oltre ad aver approvato tutto questo, la maggioranza, nella sua risoluzione firmata da Zanda, Schifani e Zeller ha cancellato il passaggio in cui si vietava esplicitamente ogni ipotesi di blocco navale. «E la decisione di cancellare queste frasi dal testo», come si può vedere anche nella dalla versione originaria del provvedimento, «è stata presa in Aula - racconta Maurizio Gasparri (FI) - grazie anche all'intervento di Pier Ferdinando Casini».

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