Melania Rea, la Cassazione: «Parolisi ha ucciso in un impeto d'ira»

Melania Rea, la Cassazione: «Parolisi ha ucciso in un impeto d'ira»
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Martedì 24 Febbraio 2015, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 16:13
Un'«esplosione di ira» nata in un litigio «tra i due coniugi» e dovuta alla «conclamata infedeltà coniugale» di Salvatore Parolisi. Per questo l'uomo ha ucciso la moglie Melania Rea il 18 aprile 2011 a Civitella del Tronto. E' quanto scrive la Cassazione nelle motivazioni della condanna di Parolisi, depositate oggi.

L'uccisione sarebbe quindi avvenuta «in termini di occasionalità» e non in mariera premeditata. Il verdetto è stato esteso dall'ex pm Anticamorra Raffaello Magi della Prima sezione penale della Suprema Corte.



Da escludere, secondo la Cassazione, la crudeltà e il conseguente aumento di pena: le 36 coltellate inflitte da Salvatore Parolisi alla moglie Melania indicano che si è trattato di un «dolo d'impeto» finalizzato ad uccidere, ma «la mera reiterazione dei colpi (pur consistente) non può essere ritenuta» come aggravante di crudeltà.



Né si può ipotizzare la crudeltà per il mancato soccorso di Parolisi alla moglie: «L'abbandono in stato agonico è anch'esso condotta ricompresa nel finalismo omicidiario - scrive la Corte nelle motivazioni - non potendo assimilarsi la crudeltà all'assenza di tentativi di soccorso alla vittima (che presuppongono una modifica sostanziale del finalismo che ha generato l'azione)».



Non è escluso quindi che Salvatore Parolisi possa, in sede di ricalcolo della pena, ottenere le attenuanti in seguito all'eliminazione dell'aggravante della crudeltà. «Il mantenimento (o meno) del diniego delle circostanze attenuanti generiche è compito, in tutta evidenza, del giudice di rinvio (corte d'assise d'appello di Perugia), essendo parzialmente mutato il quadro circostanziale posto a carico» di Parolisi, spiegano i supremi giudici.
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