Mafia, presi i fedelissimi di Messina Denaro: scoperto il codice dei pizzini del boss:

Mafia, presi i fedelissimi di Messina Denaro: scoperto il codice dei pizzini del boss:
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Lunedì 3 Agosto 2015, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 10:20

La Polizia di Stato di Palermo sta eseguendo dalle prime ore dell'alba un'operazione coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo.

Il blitz. Sono in corso arresti e perquisizioni, nelle province di Palermo e Trapani, nei confronti di esponenti di vertice delle famiglie di «Cosa Nostra» trapanese e a carico di presunti favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro.

Gli arresti. La polizia ha fermato 11 fiancheggiatori del capomafia latitante. L'operazione è coordinata dalla Dda di Palermo. All'operazione, eseguita dalle Mobili di Palermo e Trapani, con il coordinamento dello Sco, partecipa anche il Ros dei carabinieri.

Le misure cautelari sono state notificate ai capi del 'mandamento' mafiosi di Mazzara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa e Partanna. Le indagini, finalizzate a disarticolare la rete che supporta la latitanza del capomafia di Castelvetrano, sono una prosecuzione delle operazioni «Golem» ed «Eden» condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno portato in cella favoreggiatori e familiari del boss.

I fiancheggiatori del boss finiti in manette. Giovanni Loretta, 42 anni, Leonardo Agueci, 27 anni, Pietro Giambalvo 77 anni, Vincenzo Giambalvo 38 anni, Giovanni Scimonelli 48 anni, Vito Gondola 77 anni, Giovanni Mattarella 49 anni, Michele Terranova 45 anni, Sergio Giglio 46 anni, Michele Gucciardi 61 anni e Ugo Di Leonardo, 73 anni.

Gondola, Gucciardi, Scimonelli, i due Giambalvo, padre e figlio, Giglio, Di Leonardo e Terranova, sono indagati per associazione mafiosa, Mattarella, Agueci e Loretta per favoreggiamento aggravato dalla modalità mafiosa, per aver agevolato la latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro.

I pizzini. Passano gli anni ma i boss di Cosa Nostra continuano a comunicare attraverso i 'pizzinì, metodo antico, prediletto da Bernardo Provenzano e scelto anche dall'ultimo dei grandi latitanti di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. È uno dei particolari dell'indagine della polizia che oggi ha portato all'arresto di 15 favoreggiatori del padrino di Castelvetrano. Lo smistamento dei bigliettini avveniva in due masserie nelle campagne di Mazzara del Vallo e Campobello di Mazzara, di proprietà di due allevatori, oggi arrestati, Vito Gondola e Michele Terranova. Gli inquirenti, che tenevano sotto controllo la zona, hanno accertato che i bigliettini, che erano smistati durante i summit, venivano nascosti sotto terra. Solo al termine delle riunioni i «collettori» li andavano a prendere e li davano ai destinatari. I pizzini erano ripiegati e chiusi con dello scotch. Rigide le regole imposte sulla comunicazione: i messaggi dovevano essere letti e distrutti e le risposte dovevano giungere entro termini prefissati, al massimo 15 giorni. L'indagine, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Teresa Principato e dai pm Paolo Guido e Carlo Mazzella, è cominciata nel 2011, quando dopo un'operazione di polizia che ha disarticolato la rete dei favoreggiatori, gli uomini d'onore sono stati costretti a riorganizzare la comunicazione. Per convocare i summit gli arrestati, molti dei quali allevatori, utilizzavano termini come 'concime' e 'favino', cereali dati in genere ai maiali. Gli scambi dei bigliettini a un certo punto hanno subito un arresto, che gli inquirenti ricollegano a un temporaneo possibile allontanamento di Messina Denaro - il cui nome è presente in alcune conversazioni intercettate - dalla Sicilia. I mafiosi non si riunivano mai all'interno delle masserie ma solo nelle campagne, cosa che ha reso più complicato intercettare le loro conversazioni.

Intanto la Dia di Caltanissetta sta eseguendo un decreto di sequestro emesso dal Tribunale nei confronti dell'imprenditore Filippo Sciascia, 68 anni, di Gela, che secondo gli inquirenti è vicino al clan mafioso gelese degli Emmanuello. A Sciascia vengono sequestrate quote e compendi aziendali di quattro società di Gela (Caltanissetta), per un valore di circa 3 milioni di euro. Secondo la Dia il boss Daniele Emmanuello, morto nel 2007, dopo una lunga latitanza considerava Sciascia «soggetto capace di infiltrarsi nell'economia orbitante intorno agli affari del petrolchimico di Gela, strategia criminale, di fatto, concretizzatasi con la costituzione di società ad hoc solo formalmente intestate a terzi soggetti ma risultate, dalle attività investigative e giudiziarie, riconducibili all'imprenditore».

Il premier Renzi. «Sono grato a investigatori, forze dell'ordine e a tutti i rappresentanti dello Stato per il colpo inferto all'organizzazione mafiosa con la cattura di molti uomini del giro di Matteo Messina Denaro - ha scritto su Facebook il premier Matteo Renzi - Grazie a nome del Governo. E avanti tutta per andare finalmente a catturare anche il boss superlatitante. L'Italia c'è, tutta insieme e tutta unita contro la criminalità organizzata». Lo scrive su Facebook il premier Matteo Renzi commentando l'arresto di 11 fiancheggiatori del boss Denaro, avvenuto questa mattina.

Il ministro Alfano. «Lo #StatoVince la mafia perde». Così, in un tweet, il ministro dell'Interno Angelino Alfano commenta l'operazione della Polizia che ha portato all'arresto di 11 fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. «Presi questa mattina vertici di #CosaNostra - scrive ancora Alfano- e presunti favoreggiatori del boss latitante».

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