Mafia Capitale: Buzzi, il sistema mazzette e il palazzo della Provincia

Mafia Capitale: Buzzi, il sistema mazzette e il palazzo della Provincia
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 5 Agosto 2015, 05:44 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 10:39
ROMA - «Dottore, io ero convintissimo che il mio fine giustificasse i mezzi e quindi, diciamo, per un fine nobile ho usato mezzi, diciamo, ignobili». La presa di coscienza di Salvatore Buzzi è uno degli ultimi atti dell'inchiesta di Mafia Capitale. L'ex ras delle cooperative, chiuso nel carcere di Badu 'e Carros da dicembre dello scorso anno, ha deciso di collaborare, ma quello che dice non è soltanto esperienza diretta, passa anche per articoli di giornale, per notizie riferite. Ed è quindi tutta da verificare. I magistrati lo ascoltano e lo incalzano perché nella sua memoria ci sono parecchi passaggi confusi, e molti non ricordo. Anche se, quelle 40 ore di “confessione” rivelano una verità, e cioè che Buzzi è un profondo conoscitore del “sistema”, del meccanismo di scambi e favori, di mazzette e lottizzazioni politiche, sebbene scelga davanti ai pm e al suo avvocato Alessandro Diddi di dosare e indirizzare a suo piacere le informazioni. E di questo la procura ne ha piena coscienza. «Ho avuto un processo di revisione critica del mio percorso - afferma - aiutato anche dal cappellano, dal vescovo di Nuoro, e alla fine ho ritenuto opportuno aderire anche all'appello del Papa sulla lotta alla corruzione. Per questo tendo a fare chiarezza sulla corruzione che io conosco e che ho praticato e che ho subito».

GLI AFFARI

Tre i punti su cui sembra maggiormente accanirsi: la “mazzetta” che avrebbe consegnato insieme ad altri all'ex ad di Ama, Franco Panzironi, le lottizzazioni e gli affari gestiti dalla Regione Lazio, l'appalto da 78 milioni di euro assegnato senza bando di gara durante la gestione di Ignazio Marino.



Quanto racconta sulla Regione, però, passa per le parole di Luca Odevaine, l'ex capo di gabinetto di Veltroni, anche lui in carcere per Mafia Capitale. «Dopo che è andato via Veltroni, Odevaine - dichiara - è rimasto disoccupato, e Zingaretti lo ha nominato capo della polizia provinciale. Ed è lui che mi ha detto dell'operazione Parnasi, del Palazzo della provincia. Insomma, Odevaine mi ha detto di Zingaretti...» «Che cosa?», insistono i magistrati. E Buzzi: «Lui ha questa conoscenza con Zingaretti. E mi ha raccontato 'sta cosa, che praticamente lì le operazioni sporche le facevano Cionci, Cavicchia e Venafro. E a questo proposito mi ha detto dell'acquisto della sede della Provincia». E Ielo: «Quindi sapeva che erano operazioni sporche». «Sì - è la risposta - operazioni poco trasparenti».



LA SEDE

Si inserisce il procuratore aggiunto Prestipino: «In quella fase Cionci aveva un ruolo istituzionale?». Buzzi: «Non credo...io guardi c'ho rapporti con Odevaine stretti dal 2011 in poi, 2011-2012, prima ci frequentavamo poco. E quindi mi racconta che la sede della provincia è stata comprata dal costruttore Parnasi con contratto di acquisto, pre-contratto di acquisto...praticamente prima ancora di costruì l'immobile io già l'avevo venduto a lei, pure io sarei capace a costruì così». Ielo: «Mi faccia capire, la Provincia aveva acquistato una sede». Buzzi: «Ha visto i grattaceli che stanno all'Eur, Euroma? Uno di quei due là, è diventata la sede della Provincia quando già si sapeva che la Provincia sarebbe stata soppressa. Quindi viene bandita la gara, Parnasi la vince. Stava fallendo, senza quell'operazione sarebbe fallito, invece ora si è rimesso in pista, tanto è vero che fa lo stadio nuovo della Roma. Su questo che si innesta? Si innesta, mi disse Odevaine: "Che pensi che 'sta operazione l'hanno fatta gratis lì? I soldi che c'hanno fatto Cavicchia e compagnia ci possono andare avanti per generazioni. E mi dice anche chi ha preso i soldi: Cavicchia, Cionci, Venafro e Zingaretti, Cionci per Zingaretti ovviamente». Ielo: «Hanno preso tangenti, come l'hanno prese gliel'ha detto? «Lui racconta questi episodi - taglia corto Buzzi - che poi alcune volte so' veri, alcune volte non so' veri». Per Zingaretti, chiamato in causa, sono tutte falsità, e lo ripete da giorni. Altrettanto fanno Cionci e Venafro.



LE ASSUNZIONI E L'APPALTO

Ci sono poi scambi di favori con assunzioni: l'ex vicesindaco Luigi Nieri ne chiede quattro, e anche l'ex cognato di Zingaretti viene assunto nel Cns, «gli avevano messo addirittura una piccola impresa», ricorda Buzzi, anche se spiega di non conoscere i particolari. Poi passa al capitolo sul Comune di Roma e all'invadenza della politica. Marino lo definisce «un marziano». E aggiunge azzardando una sua analisi: «Dottò, per fa' il sindaco di Roma nun basta esse onesto». Il primo cittadino della Capitale viene citato per un appalto da 78 milioni di euro assegnato senza bando di gara, e per di più con quella che lui chiama: «l'invadenza della politica». «Praticamente che succede - dice - con il cambio di giunta che c'è tra Alemanno e Marino c'abbiamo che la politica... gli assessori contano di meno, si interessano di meno dei processi amministrativi, e quindi prevalgono i dirigenti. Marino ha fatto gestire una gara senza il bando per 78 milioni di euro. Una cosa scandalosa». Il progetto riguarderebbe uno Sprar (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). Buzzi spiega che c'era un'emergenza per i posti nei vari comuni, e sono stati messi al bando 18 mila posti.



LA POLITICA

C'era fretta e così è stato permesso alle coop di partecipare in maniera diretta, con le offerte al ribasso. È in questa occasione che l'indagato parla dell'invadenza della politica. «Stavo dicendo - continua - che mentre nelle cooperative sociali eravamo riusciti a limitare le pretese dei politici a metà, cinque si pagava e cinque non si pagava, sui dieci lotti dell'appalto delle strade alberate, a esempio, non essendo cooperative sociali si pagava tutti e dieci». Ielo: «Però in generale come categoria la trasmissione della decisione da livello politico a livello amministrativo cosa significa?». Buzzi: «Lì vanno con il foglietto. Per dire...cambia la giunta Alemanno, arriva la giunta Marino, allora lo sai che ci sono 5 della maggioranza e sempre 2 dell'opposizione, riparte la nuova giunta e si fa il contrario». Ielo: «Ma a lei queste cose chi gliele dice?». Buzzi: «Sempre i capi gruppo. D'Ausilio e Coratti, tutti e due». E li citerà più volte, raccontando di D'Ausilio e di seimila euro per una gara per le spiagge. In questo tiro al bersaglio, con obiettivi precisi, un'unica concessione sembra concederla a Daniele Ozzimo, l'ex assessore considerato dall'accusa «al suo servizio». «È il solo del Pd che non prendeva soldi. Niente di niente», insiste.