Loris, il giallo delle fascette: «Compatibili con quella usata per strangolarlo». L'auto della madre a 50 metri dal luogo del ritrovamento del corpo

Loris, il giallo delle fascette: «Compatibili con quella usata per strangolarlo». L'auto della madre a 50 metri dal luogo del ritrovamento del corpo
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Venerdì 5 Dicembre 2014, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 08:47

Sarebbero compatibili con quella utilizzata per strangolare Loris le fascette di plastica che la mamma del bambino ha consegnato nel pomeriggio di lunedì scorso, assieme ad altro materiale scolastico che apparteneva al piccolo, alle sue due maestre. Per avere un riscontro definitivo occorreranno giorni. Emerge intanto un buco di 15 minuti nel racconto della madre, Veronica Panarello.

A sei giorni dal ritrovamento del corpo di Loris Stival, il bambino di 8 anni di Santa Croce Camerina (Ragusa) trovato morto con una fascetta da elettricista stretta intorno al collo, le indagini si concentrano sulle apparenti contraddizioni nel racconto della madre.

La donna tuttavia, ha sottolineato il suo legale, è stata sentita come persona informata dei fatti e non è indagata.

I primi accertamenti effettuati dalla Scientifica e dal medico legale farebbero ritenere le fascette di plastica compatibili con i segni trovati sul collo di Loris. Il responso però non è ancora definitivo perché esami sono in corso per avere un esito certo e definitivo. Le fascette di plastica, secondo quanto confermato anche dal dirigente scolastico della Falcone-Borsellino dove andava Loris, Giovanna Campo, sarebbero state consegnate alle due mastre del piccolo nel pomeriggio di lunedì scorso, quando si sono recate a trovarla a casa per farle le condoglianze. Campo ha escluso «che a scuola siano state chieste fascette: sono oggetti pericolosi» e «nessuno ne ha portate in aula, se non di nascosto».

Secondo questa ricostruzione, le insegnanti si sarebbero sorprese perché non avevano richiesto mai l'utilizzo di fascette di plastica per esperimenti scolastici, ritenendole pericolose. Per questo hanno successivamente informato gli investigatori, consegnando loro tutto il materiale che avevano ricevuto dalla mamma di Loris.

«Il papà di Loris, su pressioni della mamma, ci ha dato una confezione, aperta, di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe proprio il giorno in cui era scomparso», ha ricordato la maestra Teresa Iacona. «Noi - ha aggiunto - siamo rimaste sorprese perché non avevamo mai chiesto di portarle, perché sono pericolose, e non era previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e successivamente le abbiamo consegnate in Questura. Nessuno mai a scuola ha chiesto fascette per esperimenti».

«Mentre parlavamo con la madre - ha ricordato l'insegnante - ci ha detto che c'erano queste fascette che a suo dire noi avevamo chiesto di comprare per fare esperimenti, era una confezione aperta. È stata la madre a sollecitare il padre dicendogli: "valle a prendere". Lui le ha portate e noi ci siamo molto sorprese, meravigliate, non avevamo mai chiesto una cosa del genere, per questo abbiamo deciso di informare gli investigatori. È importante fare chiarezza - ha aggiunto Teresa Iacona - perché a scuola materiale pericoloso non è mai entrato».

Loris sarebbe morto nella mattina di sabato scorso proprio a causa di una fascetta di quelle utilizzate dagli elettricisti stretta attorno al collo. Dove è stato ucciso, però, è ancora un mistero. Il cadavere del piccolo è stato trovato nel fosso di Mulino Vecchio a Santa Croce Camerina.

La versione della madre. Ci sarebbe un buco di 15 minuti nel racconto che la mamma del piccolo Loris ha fatto a investigatori e inquirenti su quel che accadde la mattina di sabato 29 novembre, il giorno in cui è scomparso il bimbo poi trovato morto nel fosso a Molino Vecchio.

Dai video in possesso degli investigatori emergerebbe infatti che la donna esce di casa attorno alle 9.15-9.20 per raggiungere il castello di Donnafugata e partecipare al corso di cucina. Per raggiungere la tenuta si impiegano tra i 15 e i 20 minuti, ad un'andatura normale, come hanno verificato gli stessi investigatori.

Veronica Panarello dovrebbe essere arrivata al corso, che cominciava alle 9.30, non più tardi delle 9.40. La mamma di Loris, stando invece alla testimonianza di un partecipante al corso, arriva alle 9.55. e quando arriva fornisce una giustificazione che investigatori e inquirenti definiscono «non richiesta»: «Scusate il ritardo - avrebbe detto la donna - ho avuto dei problemi».

Il mistero dell'auto. L'auto di Veronica Panarello è transitata a 50 metri dalla strada che porta a Mulino Vecchio, il luogo dove è stato trovato il cadavere, la mattina di sabato 29 novembre, quando il bimbo è scomparso. È quanto emerge da un rapporto di polizia e carabinieri che l'ANSA ha potuto visionare. L'auto è stata ripresa da una telecamera.

«Al fine di seguire il percorso dell'autovettura» della madre di Loris, si legge nel rapporto, «si acquisivano le registrazioni della telecamera della stazione di servizio carburante Erg sita sulla strada comunale 35 che da Santa Croce Camerina conduce a Punta Secca». Dalla visione di queste immagini, scrivono gli investigatori, si nota transitare alle 9:27:08 «l'autovettura riconducibile alla Volkswagen Polo della Panarello Veronica che, proseguendo per quella strada comunale, a distanza di qualche minuto, arriverà a completare il curvone sulla sinistra, scomparendo dal campo visivo della telecamera».

«Va fatto rilevare - annotano polizia e carabinieri - che a circa 50 metri dal termine del sopracitato curvone, vi è l'ingresso della strada poderale che conduce al Mulino Vecchio», il punto dove è stato trovato il corpo di Loris alle 16.50 di quel maledetto sabato. Ma non è finita qui. Gli investigatori riescono infatti ad acquisire ulteriori immagini da una telecamera posizionata su un'azienda privata all'inizio della strada poderale del Mulino Vecchio. «Anche in tal caso - si legge - con orario di ripresa indicato da tale impianto, comunque disallineato con la realtà, si nota anche se in lontananza a causa della distanza tra il posizionamento della telecamera e la sede stradale poderale, il passaggio alle 09:21:20 del 29 novembre di un'autovettura di colore scuro che, senza minimamente rallentare la marcia, prosegue in direzione della strada che va al Mulino Vecchio, scomparendo in tal senso dalla visione della telecamera».

La Polo nera di Veronica Panarello inoltre non ha mai raggiunto la mattina di sabato 29 novembre la scuola frequentata dal piccolo, come invece ha raccontato la donna. Le telecamere nei pressi della scuola, infatti, non registrano mai un'immagine della vettura nell'orario indicato dalla madre del bambino. La circostanza emerge dall'analisi fatta dagli investigatori di polizia e carabinieri dei video installati dalle telecamere a Santa Croce Camerina.

Veronica ha raccontato di essere transitata da via Giacomo Matteotti, nei pressi della scuola elementare Falcone e Borsellino e di aver lasciato il figlio a poche decine di metri dall'ingresso. Ma tra le 8.30, l'orario in cui escono da casa la donna e i due figli e le 8.40 - l'orario in cui un'altra telecamera riprende l'auto nei pressi della ludoteca dove verrà lasciato il figlio più piccolo - non c'è traccia del passaggio della polo nera nelle immagini registrate dalla telecamera comunale all'incrocio tra via Matteotti e piazza Unità d'Italia. Un punto dove la donna ha sostenuto di essere passata.

Dalla rilettura rilettura dei primi esiti dell'autopsia potrebbero comunque emergere spunti d'indagine per fare luce su quel che è accaduto. La causa della morte resta infatti quella dell'«asfissia da strangolamento» ma cambia il modo in cui è stata provocata: non più a mani nude, come avevano ipotizzato gli inquirenti e gli investigatori in un primo momento, ma appunto con un laccio di plastica. Ma non finisce qui: gli esami hanno anche evidenziato dei graffi sul viso e sul collo del bambino. E questi ultimi, secondo quanto si apprende, potrebbero essere stati provocati da un oggetto utilizzato per tagliare la fascetta dopo che questa era stata stretta al collo.

Tra l'altro, nel corso dei rilievi effettuati nell'abitazione degli Stival in questi giorni, sono state sequestrate un paio di forbicine che ora saranno esaminate per verificare se siano compatibili con i graffi sul collo di Loris. Quando è stato ritrovato, inoltre, il bambino indossava tutti gli abiti che aveva quella mattina, compreso il grembiule di scuola, e gli unici elementi che mancavano e che ancora mancano sono gli slip e lo zainetto blu con le cinghiette gialle.

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