Lega in piazza a Milano contro l'immigrazione: «Stop invasione»

Lega in piazza a Milano contro l'immigrazione: «Stop invasione»
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Sabato 18 Ottobre 2014, 23:34 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 12:26
In piazza per contrastare «non l'immigrazione, ma l'immigrazione clandestina». E per dire che nelle priorità sociali «prima vengono gli italiani», altrimenti è «razzismo al contrario». È con queste convinzioni che davanti al Duomo di Milano si è radunata la prima grande manifestazione organizzata dalla Lega Nord guidata da Matteo Salvini, che ha richiamato interesse anche dal Centro e dal Sud Italia.



«Siamo centounomila», dice il segretario, vedendo la folla che impiega due ore ad arrivare, tutta, da Porta Venezia. Meno della metà, secondo stime più prudenti. Ma al di là delle cifre, il leader leghista ha occupato uno spazio importante nel popolo di centrodestra, forse più a destra che al centro, vista la massiccia presenza nel corteo anche di militanti di Casapound.



Parola d'ordine, "stop invasione". Ovvero, stop all'operazione Mare Nostrum. «Come gli altri Paesi - ha detto Salvini - dobbiamo usare le navi della Marina per difendere i confini e non per aiutare gli scafisti». Martedì ne parlerà a Strasburgo anche con l'alleata francese Marine Le Pen, insieme alla quale il leader leghista ha annunciato che chiederà che «venga sospeso il trattato di Schengen e

vengano controllati i confini».



Ma nella piazza leghista l'immigrazione di massa è vista soprattutto come «concorrenza sleale» nei confronti dei lavoratori italiani disoccupati. «Il vero crimine contro l'umanità - ha detto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, criticando la Legge di stabilità - non è respingere i clandestini, come bisognerebbe fare, ma chiudere gli ospedali per pagare la loro diaria».



A poche centinaia di metri di distanza, una manifestazione della sinistra radicale, dei centri sociali e delle associazioni anti-fasciste ha cercato di contrastare la mobilitazione leghista. Ma non c'è stato alcun contatto, anche per l'ingente schieramento delle forze dell'ordine. «Centri sociali sfigati», li ha apostrofati dal palco Salvini, «questa è la piazza della gente perbene».



Un one-man-show, quello di Salvini, che ha guidato in maglietta il corteo suggerendo al megafono gli slogan, come quando ha fermato tutti davanti al comune di Milano per urlare al sindaco Pisapia che «la moschea non la vogliamo». E ha condotto la scaletta sul palco davanti al Duomo, dove ha voluto tutti i suoi sindaci con la fascia "stop invasione" e il nuovo responsabile dell'immigrazione, Toni Iwobi, bergamasco-nigeriano. Anche quando ha parlato Umberto Bossi, il vecchio capo che gli stava dando atto che la Lega «si sta rimettendo», in molti dalla piazza hanno iniziato a inneggiare "Matteo, Matteo".



Per gli altri, i non leghisti, c'è stato spazio solo nei fischi: contro Renzi, Alfano, la Boldrini, Grillo che avrebbe ingannato i suoi elettori. Non una parola sul futuro del centrodestra. Unico elogio, per il presidente russo Vladimir Putin: «Farei subito a cambio con Renzi, Putin è più democratico».