Gli italiani bocciati dall'Ocse:
non sanno contare né parlare

Gli italiani bocciati dall'Ocse: non sanno contare né parlare
di Alessia Camplone
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Mercoledì 9 Ottobre 2013, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 19:43
Bocciatissima. In italiano e in matematica, le materie base della nostra istruzione. L’Italia colleziona un’altra maglia nera: è ultima tra tutti i paesi dell’Ocse, in una classifica che mette a confronto le 24 nazioni più industrializzate, per le “competenze alfabetiche” degli adulti. Si tratta delle capacità linguistiche ed espressive, che oggi sono fondamentali nella vita e nel lavoro. Ed è penultima in matematica.



L’indagine apre però uno spiraglio: stiamo migliorando. Abbiamo ridotto, in base ai parametri comuni di ricerca, le distanze rispetto agli altri Paesi. La reazione del governo è che sono state già adottate «diverse misure» per recuperare terreno, come hanno scritto in una nota congiunta i ministri del Lavoro e dell’Istruzione Enrico Giovannini e Maria Chiara Carrozza, che però non nascondono la brutta figura e definiscono i dati dell’Ocse «allarmanti». Lo studio Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), firmato in Italia dall’Isfol, è una fotografia aggiornata al 2011-2012 e riguarda tutta la popolazione dai 16 ai 65 anni. Gli adulti italiani si fermano nelle competenze alfabetiche a un punteggio medio di 250 in una scala che va da zero a 500. La media Ocse è di 273. Sono appena un po’ meglio di noi la Spagna e la Francia, rispettivamente penultima e terzultima. I paesi più virtuosi nelle due classifiche sono Giappone e Finlandia, ma tutto il Nord Europa è in “zona Champions”.



SENZA TITOLI

E in matematica? Ci batte in negativo solo la Spagna, che quindi si scambia con noi penultimo e ultimo posto.? Paghiamo il peso dei ritardi dei meno giovani: tra i 25 e i 64 anni, circa il 45% degli italiani non ha un diploma di secondaria superiore, contro un dato europeo del 25%. Se poi ci riferiamo a lauree e titoli post-diploma, è una questione che riguarda il 15% degli italiani contro il 27% degli europei. Negli abbandoni scolastici arriviamo a un elevatissimo 18%. Poi c’è l’allarme sui Neet, i giovani tra i 16 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e neanche cercano lavoro. Il loro punteggio è 242, quindi sotto la media nazionale. Anche questa ricerca sottolinea il ritardo del nostro meridione rispetto al Nord; in compenso le donne hanno colmato il divario con i maschi. «Conscio della gravità della situazione del capitale umano disponibile nel nostro Paese - scrivono Giovannini e Carrozza - il governo ha già adottato diverse misure orientate a potenziare il sistema formativo e a fronteggiare l’emergenza Neet».



LE MISURE ADOTTATE

Quali sono? Sono stati stanziati 560 milioni di euro per il triennio 2013-2015 tra decreto Lavoro e decreto Scuola. Una commissione di esperti identificherà nuovi interventi in funzione del piano “Garanzia giovani”, voluto dall’Europa e che partirà a gennaio per favorire l’occupazione. Oltre 300 milioni finanzieranno nel triennio iniziative nel Mezzogiorno tra cui forme di autoimpiego e autoimprenditorialità e borse di tirocinio formativo a favore dei Neet. C’è un programma di didattica integrativa contro l’abbandono scolastico. Un programma per l'orientamento degli studenti. Cento milioni aumenteranno ogni anno la dote del Fondo per le borse di studio degli universitari.
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