Grande Guerra, il presidente Mattarella: «Il Tricolore è il simbolo delle sofferenze di tutti»

Grande Guerra, il presidente Mattarella: «Il Tricolore è il simbolo delle sofferenze di tutti»
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Domenica 24 Maggio 2015, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 17:14

«Il ricordo di tanto sacrificio non deve sbiadire. Le atroci sofferenze, inflitte e ricevute, non devono essere rimosse» perchè «non dobbiamo avere paura della verità». Sergio Mattarella celebra i 100 anni dell'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra a San Michele al Carso in provincia di Gorizia, su quel fronte dove «tanto sangue fu versato» dai soldati italiani, austriaci e di tante nazioni alle quali ora siamo «legati da amicizia e dal futuro destino europeo».

«È questo il significato di esporre il tricolore», spiega il presidente della Repubblica. Mattarella non cita le polemiche di questi giorni ma appare chiaro il riferimento alla mancata esposizione della bandiera a Trento e Bolzano. «Senza verità e senza la ricerca storica, la memoria sarebbe destinata ad impallidire. E le celebrazioni rischierebbero di diventare un esercizio retorico», aggiunge il capo dello Stato. Monte San Michele, sebbene il nome lasci immaginare una montagna, è una collina per la conquista della quale persero la vita migliaia di uomini.

Le celebrazioni sono anche un modo per «rendere onore a tutti coloro che in questi luoghi, in queste trincee, patirono, soffrirono e morirono» e per ricordare gli italiani che diedero la vita per una nazione da poco nata.

Soprattutto, rappresentano l'occasione per rimarcare il «desiderio di pace» dei popoli. Non a caso Mattarella ha fatto visita al Collegio del Mondo Unito, a Duino Aurisina in provincia di Trieste, un luogo di «concordia, pace» e studio che accoglie giovani di tutto il mondo.

«Dopo quella guerra nulla fu uguale a prima», ha detto il capo dello stato a Monte san Michele. «Il terribile conflitto, che flagellò l'Europa per quattro anni, disgregò imperi e depose regnanti. Abbatté antichi confini, fece nascere nuove nazioni, cambiò radicalmente mentalità, sogni, consuetudini, linguaggi».

«I caduti, di ogni nazione e di ogni tempo, ci chiedono di agire, con le armi della politica e del negoziato, perchè in ogni parte del mondo si affermai la pace. Si tratta - ha proseguito il presidente - del modo più alto, per onorare, autenticamente commossi, il tanto sangue versato su queste pendici martoriate. È questo il monito severo e accorato, che tutti avvertiamo qui, sul San Michele».

«La guerra fu anche un grande fattore di modernizzazione, industriale, scientifica, sociale. Ma mai crescita di modernità fu pagata a così caro prezzo. Da un punto di vista umanitario fu una carneficina, vi persero la vita 10 milioni di militari e un numero indefinito di civili, vi furono milioni di feriti e di mutilati. Distrusse economie fiorenti, produsse lutti e devastazioni, fame e miseria».

Al termine delle celebrazioni il presidente ha raggiunto la folla che era nei pressi e ha stretto numerose mani salutando tante persone per il tradizionale bagno di folla. In precedenza, salutate le autorità, il presidente della Repubblica si era avvicinato al coro degli Alpini dicendo loro «sarebbe stato bello ascoltarvi ancora a lungo». Per Mattarella quello del coro alpino «è stato un bel segno per ricordare la Prima guerra mondiale». Infine, il presidente si è trattenuto ancora per un instante per consentire lo scatto di una foto insieme con la ministra della Difesa, Roberta Pinotti e con il sindaco di Sagrado, Elisabetta Pian.

Ed anche in questa chiave può essere letta la missione di Mattarella in Serbia e Montenegro che prende il via domani. La presenza del capo dello Stato italiano vuole essere un segnale di sostegno al processo di integrazione che le due ex repubbliche jugoslave portano avanti nell'ambito della candidatura di adesione all'Unione Europea e rappresenta la volontà di rafforzare i rapporti dell'Italia con le due giovani nazioni chiave nei rapporti con il mondo balcanico.

La visita di Mattarella a Belgrado e Podgorica - che idealmente segue quelle del 22 e 23 aprile in Slovenia e Croazia - è molto sentita nei due Paesi che vedono nell'Italia non solo uno dei principali partner economici e commerciali ma una nazione «amica» ed influente all'interno dell'Unione Europea. Lunedì mattina sarà il presidente serbo, Tomislav Nikolic, ad accogliere a Palazzo Serbia il capo dello Stato italiano.

Quindi Mattarela vedrà il primo ministro serbo, Aleksandar Vucic per poi raggiungere l'Assemblea nazionale serba dove interverrà con un discorso che - a riprova della grande attenzione che i serbi prestano alla visita del capo di Stato italiano - sarà trasmesso in diretta dalla tv di Stato serba. Nel tardo pomeriggio il presidente deporrà una corona di fiori al monumento degli italiani caduti nella prima guerra mondiale allestito nel cimitero militare di Belgrado. Quindi l'abituale incontro con personalità ed imprenditori italiani presso la sede dell'ambasciata d'Italia a Belgrado. In serata il capo dello Stato raggiungerà il Segretariato generale della presidenza della Repubblica. Martedì mattina Mattarella raggiungerà il Montenegro. Ad accoglierlo al palazzo presidenziale di Cettigne il presidente della repubblica di Montenegro, Filip Vujanovic; quindi incontrerà il primo ministro Milo Dukanovic a Villa Gorica, dove nel pomeriggio avrà anche un ulteriore incontro con il presidente del Parlamento montenegrino Ranko Krivokapic.

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