Avellino, studentessa scomparsa, continuano ricerche: analisi auto abbandonata

Giuditta Perna
di Giulio D'Andrea
3 Minuti di Lettura
Domenica 25 Gennaio 2015, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 10:25

AQUILONIA - Giuditta Perna non si trova. Letto e argini del fiume Ofanto sono stati scandagliati per tre giorni.

Al setaccio i boschi. Se la ragazza si fosse lanciata dal ponte, il corpo sarebbe probabilmente rimasto in un’area delimitata.

La profondità dell’acqua, a un certo punto, non supera i trenta centimetri. E ci sono detriti e melma, che avrebbero potuto fermare un corpo. Ma della 26enne scomparsa da mercoledì pomeriggio nessuna traccia. Si aprono quindi altre piste investigative, questa la novità delle ultime ore.

Si indaga a Calitri, paese d’origine di Giuditta.

Qui ha parenti, qui usciva, qui ha gli amici.

Si cercano naturalmente i contributi dei familiari, che con lei vivevano nelle campagne di Ruvo Del Monte. E si guarda anche a Perugia, dove la studentessa tornava per sostenere gli esami. La sua ex coinquilina è stata ascoltata ieri dai carabinieri. Lavorano le Compagnie di Sant’Angelo dei Lombardi e Melfi. La studentessa è stata contattata dalle forze dell’ordine ed è voluta scendere dall’Umbria per dare una mano, per sciogliere ogni possibile dubbio. Emerge poco. Giuditta si sentiva con un ragazzo qui, in Irpinia. Anche lui è stato ascoltato dagli investigatori per dare un contributo, uno spunto.

Ma i due non avevano una storia. «Solo qualche messaggio, piccole confidenze», ha detto lui ai carabinieri. Tutto confermato dagli esami sui social network. Da ogni testimonianza emerge il ritratto di una ragazza estremamente riservata. Ha conseguito una laurea triennale ed era iscritta a Economia con buoni voti. Si inizia a scavare nella sua vita privata, che non mostra alcuna ombra. Gli inquirenti saranno alle prese con esami su posta elettronica, profili facebook e messaggistica whatsapp. Il telefonino continua a essere irraggiungibile. Ieri padre e madre hanno diffuso le prime informazioni ufficiali sulla figlia svanita nel nulla.

Alta un metro e sessantacinque, occhi castani, capelli neri. Mercoledì pomeriggio aveva un giubbotto con cappuccio nero a cuciture orizzontali, pantalone nero e scarpe bianche. Il fatto che i genitori stiano iniziando a diffondere le informazioni è un segnale: la speranza è viva.

Ma in questa storia ogni ipotesi pare azzardata. Mercoledì pomeriggio Giuditta doveva raggiungere il medico a Calitri per un principio di influenza, tosse. Qui non è mai arrivata. Da allora il buio più totale. Sul luogo del ritrovamento dell’auto continuano ad arrivare i volontari. Da Calitri e non solo.

Ragazzi con stivali e attrezzatura per camminare intorno al fiume. In cerca di una traccia. Ma le ricerche nei pressi dell’Ofanto, nel comune di Aquilonia e allo svincolo di Monteverde, potrebbero subire uno stop nelle prossime ore. In questi giorni sono stati impegnati diversi reparti. Elicotteri, unità cinofile. E sommozzatori. Uno di questi si chiama Marco Cammarota. Dopo una mattinata di lavoro spiega: «La visibilità è molto scarsa nel corso d’acqua. C’è un punto abbastanza profondo proprio sotto al ponte. Poi la profondità del fiume varia dai trenta ai settanta centimetri. Poco più avanti, seguendo la corrente, si arriva in un posto forse ancora più basso, dove ci sono fango e detriti. Qui non abbiamo trovato assolutamente nulla». Resta da chiarire se ci siano elementi interessanti nella «Punto» grigia di Giuditta, ora sotto sequestro. Gli esperti sono al lavoro su tracce ematiche, capelli. Qualunque cosa che indichi la presenza di un’altra persona mercoledì pomeriggio. In mancanza di questi elementi due delle ipotesi formulate restano in piedi. Suicidio o fuga volontaria (magari con un’altra persona e a bordo di un’altra auto).