La fuga di Kappler dal Celio: fare luce sui complici italiani

Herbert Kappler
di Riccardo Pacifici*
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Sabato 22 Marzo 2014, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 21:32
Chi pensa che celebrare il 70 anniversario dell'Eccidio delle Fosse Ardeatine sia solo un "esercizio di Memoria" in ricordo delle 335 vittime, rischia di sminuire il lavoro che si fatto in questi anni all'interno delle scuole, delle istituzioni, delle Associazioni e in ogni luogo dove si è alzato forte un grido contro l'orrore compiuto il 24 marzo del 1944.



Chi immagina che il tempo lenisca le ferite deve sapere che per i familiari non si sono mai più rimarginate. Il significato di questo 70° ci impone di dare una svolta al nostro "esercizio di Memoria". Una svolta contro chi ha voluto relegare solo al mondo ebraico la conservazione di quella Memoria. Una svolta contro chi ha provato a far credere che quell'Eccidio fu solo ritorsione di guerra dopo un atto "terroristico". L'Italia, nazione rinata sui valori dell'antifascismo, ha processato gli esecutori di quella strage per crimini contro l'umanità e si è mostrata unita. Le Fosse Ardeatine possono solo unire e mai dividere. Quel giorno le truppe di occupazione tedesca fucilarono gli italiani. Ecco perché in questo 70° anniversario della svolta possiamo dire che chi ama il Paese combatte nel presente le sacche d'intolleranza. Combatte soprattutto i nostalgici del fascismo e del nazismo. Non è più questo il tempo in cui gli spacciatori di odio possono alzare la testa. La società civile e le Istituzioni, a iniziare dalle forze dell'ordine, oggi li braccano.



Il 15 agosto del ’77 Eppure, questa è una svolta recente. Di cui prendiamo coscienza in questi mesi e che è iniziata solo pochi anni fa, quando nel 1995 l'ultimo dei Boia delle Fosse Ardeatine si sedette per la prima volta in un'aula di tribunale di fronte a un giudice italiano. La svolta passa nel prendere atto che questo 70° è il primo anniversario che celebriamo dalla morte del capitano nazista. E vogliamo ancora pensare che 335 Angeli lo stiano realmente processando per l'eternità. Ma se rendiamo onore all'Italia che lo ha condannato, la mente vola verso un'altra Italia che si rese complice della fuga del colonnello delle SS Herbert Kappler il 15 agosto del 1977. Kappler era rinchiuso nell'Ospedale del Celio a Roma e con una rocambolesca fuga attraversò indisturbato prima il confine con l'Austria e poi quello con la Germania dove trovò rifugio.



Le modalità reali di quell'evasione nessuno ad oggi le conosce. Troppi misteri aleggiano su questa vicenda. Chi fu complice del nazista in territorio italiano? Dopo decenni noi non dimentichiamo e vorremmo che questo capitolo buio dell'Eccidio fosse riaperto per scoprire le reali responsabilità. Proprio oggi, in questa Italia della Memoria e della svolta, dobbiamo conoscere la verità su quella vergognosa fuga. Dobbiamo fare fino in fondo i conti con il passato. Non solo per onorare i morti, ma anche per onorare i vivi e chi combatte ogni giorno come Giulia Spizzichino ed ognuno dei parenti delle vittime, per render merito a città come Albano Laziale o come Roma che con i loro rispettivi sindaci ed il Prefetto di Roma hanno lottato per non fare della morte del Boia delle Fosse Ardeatine un mausoleo per nostalgici. Dobbiamo farlo per tutti gli italiani. Soprattutto per chi si è sacrificato in nome della nostra libertà.



*Presidente Comunità Ebraica di Roma
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