Evasione fiscale, Fabrizio Corona assolto. E Celentano chiede la grazia

Evasione fiscale, Fabrizio Corona assolto. E Celentano chiede la grazia
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Giovedì 2 Ottobre 2014, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 18:57

Il fotografo Fabrizio Corona stato prosciolto in appello dall'accusa di omessa dichiarazione dei redditi, per la quale era stato condannato in primo grado a un anno di reclusione. Il collegio della seconda corte d'appello di Milano, presieduto da Flavio Lapertosa, ha emesso infatti una sentenza di non luogo a procedere «per difetto di estradizione» accogliendo la richiesta del legale di Corona, l'avvocato Ivano Chiesa.

Il sostituto Pg di Milano, Sandro Celletti, aveva chiesto ai giudici della seconda corte d'appello la conferma della condanna a un anno di reclusione inflittain primo grado al 're dei paparazzi' Fabrizio Corona per omessa dichiarazione dei redditi. Secondo l'accusa, infatti, «ci sono tutte le condizioni per confermare la condanna e la pena è stata assolutamente congrua». Poi l'assoluzione.

Clentano chiede a Napolitano la grazia per Corona. «Caro Presidente Napolitano, mi scusi, se con tutti i grattacapi che immagino lei abbia, anch'io mi accodo con una richiesta di grazia per Fabrizio Corona». Inizia così la lettera aperta al presidente della Repubblica che Adriano Celentano ha pubblicato sul suo blog. «Pensi -aggiunge il 'Molleggiato'- che io non l'ho mai conosciuto, ma ho seguito le sue vicissitudini attraverso i giornali e la televisione. E ogni volta, quando lo vedevo e lo sentivo parlare, avvertivo come un qualcosa che spaccava in parti uguali due sentimenti fra di loro contrastanti: da un lato mi irritava la sua spavalderia nell'ostentare tanta sicurezza, dall'altro avvertivo un senso di profonda tenerezza come chi, bisognoso di affetto, improvvisamente si rendesse conto di quanto grande fosse il sacrificio che lo attendeva per aver rincorso una ribalta attraverso il gioco di una carta sbagliata: di uomo forte, rude, che deve piacere alle donne e che non piange mai, neanche quando il giudice lo condanna, perché fotografi e giornalisti sono lì pronti a immortalare la lacrima che invece lo salverebbe da una pena così eccessiva. Capisco che il giudice applichi la legge -prosegue Celentano- ma ciò che non capisco è perché la applica quando vuole lui. Lei signor Presidente, lo sa meglio di me: i criminali veri sono tanti, e non si contano quelli che in galera passano molti meno giorni di quanti ne ha già passati l'esuberante Fotografo. Certo, lui ha sbagliato come ognuno di noi, chi più e chi meno sbaglia, probabilmente anche a Lei sarà capitato».

«Quando si è giovani -scrive ancora Celentano- è facile farsi prendere dalla voglia di arrivismo, anch'io ne sono stato più volte sfiorato, e quando accade si sbaglia SEMPRE. E forse è proprio perché anch'io devo aver sbagliato che Le chiedo, solo per pochi attimi, di calarsi nella sofferenza di chi sta pagando anche con la salute un prezzo spropositato rispetto agli errori commessi. E che, se proprio vogliamo addentrarci in quella che secondo i giudici sarebbe la parte più scabrosa da cui nasce la furia di tale condanna, a ben guardare Corona non ha fatto né più né meno ciò che fanno tutti quelli che chiamano "Paparazzi": «l'incriminato si apposta, fotografa Trezeguet con una donna che non è la moglie». «Anzichè proporre lo scandalo ai giornali (come fanno tutti) -aggiunge l'artista- lui, il Re dei paparazzi, ha un'idea diversa. Va dal calciatore e gli dice: 'ti ho beccato con una donna che non è tua moglie, se vuoi, il servizio lo posso vendere a te anziché ai giornalì. Trezeguet, che non è scemo, intuisce la convenienza dell'affare e accetta, come del resto avrebbero fatto tutti compreso il sottoscritto. E non mi meraviglierei se insieme al pagamento di 25mila Euro il Calciatore avesse espresso "all'esuberante" una certa riconoscenza per la genialità di aver conseguito un'opera di ONESTÀ in ciò che, secondo i giudici, sarebbe il male dei paparazzi. Per cui tutti in galera tranne Corona, che pur sotto pagamento ha evitato uno scandalo in famiglia». «Signor Presidente, a Lei che è nella condizione di aggiustare i passi di coloro che sbagliano, chiedo solo un po' di pietà e di concedere la grazia a quel Ragazzo che 'nel male ha agito bene', come disse Gesù. Infierire, significherebbe assistere alla stupida amputazione di un'Anima che sta per RISORGERE. Caro Presidente la ringrazio!», conclude Celentano.

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