Pena di morte, boom nel 2014: il rapporto di Amnesty International

Una manifestazione contro la pena di morte negli Stati Uniti
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Mercoledì 1 Aprile 2015, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 14:08
Nel 2014 si registra un allarmante aumento del numero dei paesi che hanno usato la pena di morte per contrastare reali o presunte minacce alla sicurezza collegate al terrorismo, alla criminalità o all'instabilità interna. È quanto emerge dal rapporto annuale di Amnesty International sulla pena capitale nel mondo.



Si è avuto un forte aumento delle condanne a morte, almeno 2.466 (il 28 per cento in più rispetto al 2013), soprattutto a causa di Egitto e Nigeria. Le esecuzioni registrate sono state 607, il 22 per cento in meno del 2013 (con l'esclusione della Cina, che da sola esegue più condanne a morte che il resto del mondo). Le esecuzioni hanno avuto luogo in 22 paesi, lo stesso numero del 2013. Il numero delle condanne a morte registrate nel 2014 supera di quasi 500 quello del 2013, soprattutto a causa di Egitto e Nigeria, che hanno emesso condanne di massa nel contesto del conflitto interno e dell'instabilità politica che hanno caratterizzato i due paesi.



«I governi che usano la pena di morte per contrastare la criminalità ingannano se stessi. Non c'è prova che la minaccia di un'esecuzione costituisca un deterrente più efficace rispetto a qualsiasi altra sanzione» ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.



«Nel 2014 la lugubre tendenza dei governi a usare la pena di morte nel futile tentativo di contrastare minacce reali o immaginarie alla sicurezza dello stato e alla salute pubblica è stata evidente. È davvero vergognoso che così tanti stati del mondo giochino con la vita delle persone, eseguendo condanne a morte per 'terrorismò o per venire a capo dell'instabilità interna, sulla base della falsa teoria della deterrenza» ha aggiunto Shetty. Nell'analisi sull'uso della pena di morte nel 2014, si trovano però anche buone notizie: il numero delle esecuzioni registrate è stato inferiore a quello del 2013 e diversi paesi hanno intrapreso passi avanti verso l'abolizione della pena capitale.
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