Come accade per gli scavi di Pompei, anche ad Ercolano il cedimento delle travi, che hanno un peso elevato, è, dunque, avvenuto di notte a scavi chiusi. Anche in questo caso la fortuna ha fatto si che non si consumasse una tragedia: i turisti potevano rimanere feriti se il crollo fosse avvenuto durante gli orari di visita. Eppure il sito archeologico di Ercolano è l’orgoglio in fatto di manutenzioni e restauro del patrimonio culturale vesuviano. Sedici chilometri da Pompei, stessa Soprintendenza ma altra musica nella conservazione e negli interventi di restauro: l'antica Ercolano è oggetto di studio come best practice nella gestione delle aree archeologiche.
Merito di un mecenate: David W. Packard, figlio del cofondatore del colosso dell'informatica Hp e presidente del “Packard humanities institute”, fondazione senza scopo di lucro con sede in California che contribuisce alla conservazione del patrimonio storico, archeologico e cinematografico.
Per l'antica città ha investito 16 milioni in dieci anni, partnership che si appresta a rinnovare. Una circostanza fortuita ha fatto sì che a beneficiare della generosità del milionario fosse Ercolano. Prima del “miracolo” Packard, per il degrado in cui versava il sito, due terzi dell'area non erano visitabili. Packard si muove: nel 2001, da un protocollo tra la fondazione che gli fa capo e la Soprintendenza pompeiana, nasce l'Hcp, tre anni più tardi il salto di qualità. Inizia una collaborazione tra Packard, Soprintendenza e Accademia britannica che dà lavoro a un gruppo interdisciplinare di specialisti e a imprese prevalentemente italiane. Il modello funziona: la supervisione delle attività è curata da un Comitato che fa capo alla Soprintendenza. Le coperture degli edifici nell'80 per cento dei casi sono state riparate o sostituite. Eppure una di queste coperture, fresche di restauro, ha ceduto rischiando di colpire i visitatori.
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