«Ebola, pronto soccorsi italiani preparati». Dimesso da Spallanzani medico Emergency

«Ebola, pronto soccorsi italiani preparati». Dimesso da Spallanzani medico Emergency
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Sabato 18 Ottobre 2014, 15:07 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 00:52
I pronto soccorso italiani sono preparati a far fronte a un'eventuale emergenza per casi sospetti da virus Ebola ed il protocollo di intervento predisposto dal ministero della Salute è arrivato a tutte le aziende

sanitarie. Ad affermarlo e Gian Alfonso Cinibel, presidente della Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu). «La criticità, che siamo comunque preparati a gestire, riguarda però - rileva - la disponibilità di spazi per l'isolamento dei casi sospetti».



Intanto è stato dimesso dall'Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma il medico italiano di Emergency posto sotto osservazione per sospetta Ebola al rientro dalla Sierra Leone nelle scorse settimane. Il medico, secondo quanto si apprende, sta bene. Il medico in Sierra Leone aveva avuto contatti con un altro sanitario poi risultato infetto e trasferito in Germania, ma a sua volta non aveva mai manifestato sintomi della malattia. È stato dunque dimesso terminato il periodo previsto di osservazione di 21 giorni.



«La probabilità di un'epidemia di Ebola in Italia e in Occidente è molto bassa e vi sono altre malattie, come morbillo, Tbc e meningite, che hanno un impatto ben maggiore in termini di trasmissibilità. Detto questo - afferma l'esperto - è però chiaro che dobbiamo essere pronti a far fronte ad eventuali emergenze». Il ministero della Salute, spiega, «ha predisposto tempestivamente un protocollo dettagliato riguardante anche l'attuazione delle procedure: il documento è giunto a tutte le aziende sanitarie ed ai Pronto soccorso che, nel nostro Paese, sono circa 800; di questi, 400 sono Dipartimenti di emergenza accettazione (Dea) di I e II livello, presenti negli ospedali più grandi».



Ma come si agirà operativamente? «In presenza di un caso sospetto - chiarisce Cinibel - la persona, dopo che gli è stata fatta indossare una mascherina e lavate le mani, viene isolata in una stanza singola e gli si presta la prima assistenza. Il personale sanitario indosserà, naturalmente, presidi di protezione come maschere, guanti e camici. Viene quindi avvertito il Centro regionale di riferimento per le malattie infettive, dove il paziente verrà trasferito. Se il caso è confermato, il paziente verrà dirottato verso uno dei centri di riferimento per l'Ebola in Italia: l'ospedale Spallanzani di Roma o il Sacco di Milano». Ad oggi, sono stati vari gli allarmi per casi sospetti rivelatisi, poi, infondati, e le procedure hanno funzionato.



Una «criticità - rileva Cinibel - riguarda però gli spazi in relazione all'esigenza di dover isolare i pazienti sospetti in stanze singole. Se nei Dea di II livello ci sono stanze di isolamento dedicate, infatti,

negli altri Pronto soccorso non ci sono stanze dedicate e, dato il normale affollamento, ci potrebbero essere problemi poichè nell'eventualità di un'emergenza Ebola l'attività dovrebbe essere sospesa per rendere disponibile una stanza di isolamento». Tuttavia, precisa, «ciò rientra nella definizione delle priorità e gli operatori sono pronti a far fronte ad ogni emergenza».



Quello che va però chiarito, precisa, «è che medici e operatori dei Pronto soccorso sono già formati per intervenire in casi di malattie infettive e lo fanno regolarmente, ad esempio, per la tbc o la meningite. Ovviamente, in questo frangente, l'informazione verrà rafforzata, ma va detto che molte delle indicazioni per Ebola vengono già seguite anche nei casi di altre malattie infettive». Insomma, «l'allerta è giusta ma non bisogna estremizzare e va sicuramente 'allentatò - conclude il presidente Simeu - il clima di paura che si sta diffondendo».



Fogli informativi scritti in italiano e in inglese «con lo scopo di dare sia ai passeggeri che agli operatori aeroportuali una corretta e precisa informazione sul virus Ebola, i sintomi da dichiarare e i comportamenti da adottare», sono in distribuzione all'aeroporto di Fiumicino da parte della società di gestione in ottemperanza alle indicazioni del Ministero della Salute e dell'Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera).



«L'infezione è altamente trasmissibile - viene sottolineato dal Ministero della Salute - per contatto diretto con sangue o altri fluidi corporei di persone o animali infetti, deceduti o viventi; per contatto con oggetti contaminati da fluidi corporei infetti.
La trasmissione per via aerea non è stata documentata». Ecco quindi quali sono i sintomi per i quali, per chi è di ritorno da paesi dell'Africa occidentale come Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone dove sono stati recentemente confermati casi di Ebola, bisogna prestare particolare attenzione e richiedere assistenza medica: «Febbre, debolezza, dolori muscolari e mal di gola seguiti da vomito, diarrea, eruzione cutanea e, in alcuni casi, sanguinamento
».



«Inutile nasconderlo - dice uno dei passeggeri, un ragazzo bolognese di ritorno da Teheran, via Francoforte, mentre è intento a leggere il flyer informativo sul virus - l'Ebola spaventa: non è da sottovalutare ma, prendendo le dovute precauzioni, così come viene consigliato dal Ministero della Salute, si può evitare qualsiasi pericolo di contagio. È bene essere informati».



Oltre che negli Info point del Leonardo da Vinci, il materiale informativo sulla malattia Ebola si trova affisso anche sui monitor che forniscono aggiornamenti in tempo reale sullo stato dei voli e i relativi check-in e, per quanto riguarda gli arrivi, prima e dopo il controllo passaporti e vicino ai nastri per la riconsegna dei bagagli. Nei flyer vengono rivolti suggerimenti «per minimizzare il rischio di infezione» sia per chi è in partenza verso i paesi dell'Africa occidentale colpiti dal virus, sia per chi risiede in quei luoghi ed è di ritorno. Tra i consigli elencati, quello di «evitare il contatto con i pazienti sintomatici e o i loro fluidi corporei; evitare il contatto con cadaveri e o fluidi corporei di pazienti deceduti; evitare il contatto con animali selvatici, vivi o morti, e il consumo di carne selvatica; lavare spesso le mani con sapone o antisettico; lavare e sbucciare frutta e verdura».


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