«Nel corso delle attività investigative - spiega il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati - è emerso che fatture per complessivi 3.064.435 euro, confluite nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali presentate dalle società del gruppo Bracco per i periodi di imposta dal 2008 al 2013, erano riferite all'esecuzione di forniture o di prestazioni rese presso locali in uso alle medesime società, ma effettivamente realizzate presso immobili e natanti di proprietà, ovvero nella disponibilità della signora Diana Giovanna Maria Bracco e del defunto marito Roberto De Silva».
UN MILIONE DI PRESUNTA EVASIONE
In base all'inchiesta del procuratore aggiunto Francesco Greco e del pm Giordano Baggio, Diana Bracco - in qualità di presidente del consiglio d'amministrazione e firmataria delle dichiarazioni della Bracco spa - avrebbe effettuato lavori di ristrutturazione in alcune sue residenze e barche di proprietà scaricando poi le spese sui bilanci del suo gruppo farmaceutico. Da qui l'accusa di evasione fiscale e appropriazione indebita.
L'importo evaso ammonterebbe a 1.042.114,70 euro e lo scorso 5 marzo è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per tale cifra, «corrispondente - rileva la Procura - all'importo totale dell'imposta complessivamente evasa per effetto dell'utilizzo delle predette fatture». Stando a quanto trapela dalle indagini, l'ammontare delle singole spese sarebbe limitato, tuttavia la presunta evasione sarebbe prolungata nel tempo e coprirebbe un arco temporale di cinque anni.
Oltre a Diana Bracco, l'avviso di conclusione indagini è stato notificato a Pietro Mascherpa, presidente del cda e firmatario delle dichiarazioni della Bracco Real Estate, oltre che agli architetti Marco Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi.
LA DIFESA
«Non c'è stata alcuna frode fiscale: si tratta di contestazioni riguardanti l'inerenza all'attività d'impresa di fatture, situazione non rilevante sotto il profilo penale», ha spiegato l'avvocato Giuseppe Bana, difensore di Diana Bracco. «Abbiamo già definito con l'Agenzia delle entrate attraverso il ravvedimento operoso - ha proseguito -, siamo solo al termine delle indagini preliminari e non è stata ancora formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio».
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