Cpl Concordia, altri sei arresti. Indagato anche ex senatore Pd Diana

Cpl Concordia, altri sei arresti. Indagato anche ex senatore Pd Diana
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Venerdì 3 Luglio 2015, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 18:39
Otto misure cautelari, di cui sei arresti, sono state eseguite dai carabinieri del Noe nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Napoli sui presunti rapporti della coop Cpl Concordia con i clan dei Casalesi relativi ad appalti per la metanizzazione in vari comuni del Casertano. Fra i destinatari di un'ordinanza in carcere vi è anche l'ex presidente della Cpl Concordia, Roberto Casari, già ai domiciliari.



Casari si trovava agli arresti domiciliari per una precedente ordinanza riguardante appalti sempre della Cpl a Ischia per lavori di metanizzazione. Delle otto misure cautelari, quattro sono ordinanze di custodia in carcere, due ai domiciliari e due sono divieti di dimora. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia Catello Maresca e Cesare Sirignano. Tra le accuse contestate vi sono quelle di associazione per delinquere e concorso esterno in associazione mafiosa.



Un divieto di dimora è stato disposto nei confronti dell'ex parlamentare Pd ed ex componente della Commissione Antimafia Lorenzo Diana. Nell'ordinanza è contestato il reato di abuso di ufficio. Diana è indagato dalla Dda anche per concorso esterno in associazione mafiosa per gli appalti alla Concordia. «Non ho letto ancora il provvedimento e cosa mi si addebita. Mi sembra di essere tra un sogno e Scherzi a parte», ha commentato.



Diana, 66 anni, originario di San Cipriano d'Aversa (Caserta), è molto noto per il suo impegno e la sua lotta contro la camorra e la criminalità organizzata. È stato più volte minacciato dal clan dei Casalesi che progettò anche di ucciderlo. Roberto Saviano lo cita in «Gomorra» indicandolo come un eroe della lotta alle mafie. È stato deputato dei Democratici di Sinistra dal 1994 ed è stato componente delle Commissioni Lavori Pubblici ed Antimafia. Nel 1996 è stato eletto al Senato ed è diventato Segretario della Commissione antimafia. Nel 2001 è stato rieletto alla Camera con l'Ulivo. Fra i riconoscimenti attribuitigli, vi è anche il Premio Borsellino 2008.



L'ex senatore Pd avrebbe avuto «un ruolo di assoluto rilievo», in particolare «quale facilitatore della realizzazione delle opere nel Bacino», sottolinea il procuratore aggiunto Borrelli.​ Richiamando le conclusioni del gip, Borrelli sottolinea il ruolo di rilievo svolto da Diana, alla luce dei suoi incarichi dell'epoca di componente della Commissione parlamentare antimafia, della Commissione parlamentare Lavori pubblici, nonché di consigliere del Comune di San Cipriano d'Aversa. Diana, evidenzia il procuratore aggiunto, avrebbe esercitato «un intervento diretto sulla prefettura di Caserta per quei Comuni compresi nel Bacino e all'epoca sottoposti a commissariamento per infiltrazioni mafiose, per ottenere le delibere di approvazione della concessione e dei progetti presentati dalla Cpl nei tempi previsti per accedere ai finanziamenti pubblici in favore della cooperativa modenese».



Ciò sarebbe stato attuato «nella consapevolezza dell'esistenza dell'accordo per l'affidamento diretto dei lavori ad imprese riconducibili al clan dei casalesi e, quindi, di particolare vantaggio per lo stesso sodalizio mafioso». Le indagini hanno inoltre permesso di accertare, afferma Borrelli, anche «l'affidamento di lavori nel Comune di San Cipriano, attraverso l'intervento dell'imprenditore Antonio Piccolo e su indicazione dell'allora sindaco Angelo Raffaele Reccia e dello stesso Diana ad una società i cui titolari, già politicamente impegnati a livello locale, risultavano legati da vincoli di parentela con Reccia». In questo modo i due politici si sarebbero garantiti «il loro appoggio nelle competizioni elettorali».



L'imprenditore, invece, avrebbe ricevuto il vantaggio economico «derivante dalla realizzazione dei lavori per il corrispettivo di circa un milione di euro». Dalle indagini è emerso anche che nell'ambito dei «rapporti di reciproco vantaggio» la Cpl aveva assunto nel periodo 2006-2007 il figlio di Diana «con compiti non meglio precisati».




La vicenda per la quale il gip di Napoli ha disposto il divieto di dimora nei confronti di Diana e dell'avvocato casertano Manolo Iengo, sostituto procuratore federale della Figc, riguarda un falso attestato per consentire al figlio di Diana di partecipare ad un corso per dirigenti sportivi. Nel mirino degli inquirenti sono finite delle consulenze professionali, per circa diecimila euro, affidate dal Centro agroalimentare di Napoli, di cui Diana era diventato presidente, all'avvocato Iengo. Tutto questo, sottolinea Borrelli, in cambio «di un favore ricevuto da Diana».



Iengo, in particolare, nella sua qualità di sostituto procuratore federale della Figc, avrebbe fatto rilasciare da una squadra di serie D, la 'Nerostellati Frattese' di Frattamaggiore (Napoli), al figlio di Diana, la falsa attestazione in cui si affermava che questi aveva svolto attività di collaboratore tecnico organizzativo nell'ambito della società sportiva.
Questo sarebbe servito al figlio di Diana per ottenere l'ammissione ad un corso per dirigenti sportivi organizzato dalla Figc e propedeutico all'iscrizione ad un master della Fifa. Diana, «per ricambiare il favore ricevuto - afferma il pm - nella sua qualità di presidente del Cda del centro agroalimentare, ha affidato incarichi professionali a Iengo per circa diecimila euro».




Quattro manager di Cpl Concordia e due imprenditori: sono questi i sei arrestati nell'ambito del filone di inchiesta della Dda di Napoli (pm Catello Maresca e Cesare Sirignano, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli) e dei carabinieri del comando Tutela ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il 'Capitano Ultimò che arrestò Totò Riina. In particolare in carcere è finito, oltre a Roberto Casari, ex presidente della Cpl Concordia, già ai domiciliari per la vicenda degli appalti di Ischia, gli imprenditori casertani Antonio Piccolo e Claudio Schiavone e Giuseppe Cinquanta, romano, responsabile commerciale Cpl per Lazio, Campania e Sardegna dal 1997 al 2005.



Ai domiciliari sono invece finiti Giulio Lancia, di San Vincenzo Valle Rovereto (L'Aquila), responsabile di cantiere e capo commessa della Cpl Concordia Bacino Campania dal 2000 al 2003 e Pasquale Matano, della provincia di Caserta, in qualità di responsabile di esercizio della Cpl distribuzione. In particolare, i quattro manager di Cpl Concordia sono indagati per concorso esterno in associazione mafiosa per essersi accordati con clan della camorra dei Casalesi, in particolare con i reggenti delle cosche Schiavone e Zagaria, che gestivano l'affare della metanizzazione nell'agro aversano. Secondo l'accusa avrebbero ricevuto dai clan sostegno di vario tipo: tra l'altro, la camorra avrebbe costretto i titolari della Eurogas, società già assegnataria della convenzione con tre comuni, a cederla gratuitamente alla Cpl Concordia. Piccolo e Schiavone, invece, sono indagati per associazione mafiosa con il ruolo, secondo l'accusa, di aver curato gli interessi del clan Zagaria in relazione agli appalti per la metanizzazione del casertano.



Un accordo «a monte», risalente al 2000, stabilito tra la dirigenza della Cpl Concordia e il clan dei Casalesi. Con l'intermediazione di Antonio Piccolo, imprenditore ma soprattutto «espressione» della fazione capeggiata dal boss Michele Zagaria. È questo lo scenario su cui si sono concentrate le indagini della Dda di Napoli. Indagini che si sono avvalse delle rivelazioni del collaboratore di giustizia Antonio Iovine, che con Zagaria era a capo dell'organizzazione.



Le opere per la metanizzazione nel cosiddetto Bacino 30 hanno riguardato sette comuni: Casal di Principe, Villa Literno, Casapesenna, San Cipriano d'Aversa, Villa di Briano, San Marcellino e Frignano. L'azienda concessionaria, la «Consorzio Eurogas» fu estromessa attraverso intimidazioni della camorra e costretta a cedere la concessione a titolo gratuito in favore della Cpl Concordia. Questo avveniva - ricordano gli inquirenti - due mesi prima della promulgazione della legge 266/97 con la quale venivano stanziate ingenti risorse pubbliche per la metanizzazione nel Mezzogiorno.



La camorra avrebbe ottenuto subappalti (con affidamento diretto dei lavori attraverso la lottizzazione e la stipula dei contratti sotto una certa soglia per aggirare la normativa): le imprese inoltre erano indicate alla Cpl dal clan dei Casalesi, come sottolineano gli inquirenti della Dda. La Concordia versava in ogni caso una tangente «già inserita dalla Cpl nel prezzo dei lavori (10mila lire sulle 75mila previste per metro lineare da contratto)», ma anche una «grossa fetta dei contributi pubblici pari a circa 23 milioni di euro al netto di Iva».



Gli accordi prevedevano anche l'assunzione nella coop di affiliati al clan, uno dei quali era - evidenzia la Dda - l'autista di Iovine, all'epoca latitante. Dalle indagini è emerso anche che i locali affittati dalla Cpl a San Cipriano erano di proprietà di parenti del boss ora pentito. Nell'ambito degli accordi tra coop e camorra, su sollecitazione di Piccolo, la Cpl omise di chiedere ai familiari del boss Michele Zagaria il pagamento di 47mila euro per la fornitura di gas.
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